Chi è Carmen Sandiego?
Questa è la domanda tacitamente posta sin dal 1985, quando arrivò sugli scaffali il videogioco educativo per il Commodore “Where in the world is Carmen Sandiego?”. Da allora, la storia dell’elusiva Carmen Sandiego è rimasta un po’ un mistero, nella lunga vita di un franchise che si è vestito di numerose forme lungo la sua trentennale vita: dapprima i videogiochi, poi gli show interattivi per bambini, libri, fumetti e una serie animata prodotta dalla Fox, che ha intrattenuto parecchi ragazzi anche in Italia, dove però questo fenomeno ha avuto meno presa.
C’è però chi ancora ricorda lo sguardo affilato di questa donna, il sorriso beffardo sul volto olivastro e i lunghi, indomiti capelli neri spuntare sotto la visiera di un fedora abbinato ad un trench rosso fuoco. Il suo fascino era indissolubilmente legato al suo essere inafferrabile, ineffabile, al suo essere una ladra destra e capace, con una grande cultura alle spalle, ancor prima che un’iconica femme fatale. Tutto riportava alla domanda ‘Chi è Carmen Sandiego?’
Una domanda a cui Netflix cerca di rispondere con i nove episodi della sua nuova serie animata, Carmen Sandiego, apparsa sulla piattaforma di streaming il 18 gennaio del 2018 e che vanta la voce di Gina Rodriguez (Jane the Virgin) per la sua nota protagonista e Finn Wolfhard, il Mike di Stranger Things, nel ruolo di player.
Al timone dello show si trova Duane Capizzi, la scelta ideale non solo per creare una serie d’avventura avvincente per i giovanissimi, ma anche per il modellare un prodotto secondo le esigenze di un franchise con anni di storia alle spalle, visti i suoi trascorsi con Darkwing Duck (1991-1992), Aladdin (1994-1995) e soprattutto i Transformers. In particolare, si tenta di raccontare un personaggio così sfuggente affrontando le vicende narrate dal suo inedito punto di vista, creando una origin story che parta dalla giovinezza, giungendo alla maturità.
Il titolo del primo episodio è esemplare: “Becoming Carmen Sandiego: Part I”, diventare la Carmen Sandiego che tutti ricordano, ma con le dovute differenze. Innanzitutto, questo nuovo capitolo nella storia della ladra gentildonna si ambienta ai giorni nostri e questo è chiaro dall’uso intensivo di smartphone da parte dei personaggi; in secondo luogo per lo stile d’animazione, affidato a DHX Media, uno studio più vicino ad un gusto odierno per il cartoon rivolto ai giovanissimi, meno realistico nelle forme ma non meno espressivo rispetto alla verosimiglianza dei cartoni animati anni ’90, come Gargoyles, per citare un altro illustre esempio.
La sequenza iniziale strizza l’occhio ai nostalgici e introduce in maniera efficace il personaggio ai più giovani. Carmen indossa il trench e il fedora che sono il suo simbolo e viene mostrata mentre balza per i tetti di Parigi, nell’atto di rubare un prezioso oggetto da un museo con l’ausilio di fantasiosi gadget; infine, condisce il tutto con una fuga rocambolesca dal suo inseguitore, l’ispettore francese Chase Divineaux. Il vero cambiamento è la prospettiva da cui è raccontata la vicenda, come già annunciato: non ci sono più i due investigatori teenager degli anni ’90, Zack e Ivy, e il player che sempre appariva come sfidante di Carmen ora è suo alleato e la guida come un moderno hacker nei suoi colpi.
Seguendo sempre il punto di vista della novella protagonista, l’incontro con una vecchia conoscenza è la scusa giusta per dare il là al racconto sulla giovinezza della Lady in Red, attraverso la voce della diretta interessata, nel più classico – ed efficace – degli espedienti narrativi.
Ecco che lo spettatore viene catapultato in una rete di riferimenti del mondo di Carmen Sandiego: dall’organizzazione V.I.L.E. di cui la Lady in Red ha da sempre fatto parte, a più di un personaggio dalle storie che l’hanno resa leggenda e che sono in grado di portare più di una memoria: dalla selvaggia Tigress ai gemelli Double Trouble, dalla brutale Eartha all’oscuro Maelstorm. La storia appare semplice, organica, capace di intrattenere anche chi non conosce l’ambientazione proposta, e riesce a non trasformarsi in una sfilata di riferimenti d’altri tempi, che l’audience intesa per lo show non potrebbe afferrare.
Ai più adulti – e smaliziati – la vicenda si presenta in tutta la sua ingenuità, secondo stilemi narrativi che potrebbero far storcere il naso a chi non conosce o non ha interesse in questo longevo franchise. Un esempio fra tutti è il personaggio di Carmen stessa.
La protagonista appare infallibile sin dalla tenera età, non gioca secondo le regole della sua stessa organizzazione, ma non ne paga mai davvero lo scotto, in virtù delle sue abilità straordinarie. Se da un lato sono obiezioni giuste, dall’altro ci sono due cose da considerare: l’eredità di Carmen e il già citato target dello show.
Il personaggio di Carmen Sandiego è da sempre ritratto come quello della miglior ladra al mondo, dalle impressionanti capacità marziali e, non ultimo, un invidiabile bagaglio culturale; questa esagerazione, propria di prodotti più vecchi e scanzonati, non può che tradursi nella più classica rappresentazione della ragazzina prodigio, soprattutto in virtù del secondo punto.
Questo cartone animato è stato creato per i giovanissimi e per i nostalgici, per costruire un ponte tra i due modi di vedere uno show, in modo da vederlo insieme e condividere, divertendosi, una passione appena scoperta o riscoperta. Un intento encomiabile, secondo chi scrive, sperando che, con l’andare delle puntate, non sia assente il lato didattico che da sempre ha contraddistinto questa serie.
L’operazione nostalgica di Netflix si presenta bene, con un prodotto colorato e divertente, senza troppe pretese: una origin story come tanto vanno in voga negli ultimi anni, in grado di intrattenere spensieratamente tutte le età. Forse la risposta alla domanda “Chi è Carmen Sandiego?” non soddisferà fino in fondo, ma è pur sempre un gioco: il suo.
Voto: 7