True Detective – 3×04 The Hour and the Day 2


True Detective - 3x04 The Hour and the DayTrue Detective si addentra sempre di più nel caso dei bambini scomparsi che copre più di tre decadi: arrivati metà stagione, possiamo cominciare a evidenziare aspetti positivi e negativi della nuova creatura di Pizzolatto.

Proprio Nic Pizzolatto si cimenta per la prima volta in stagione dietro la macchina da presa: l’episodio a livello di regia si attesta nella media della serie, andando ad esplorare con l’occhio della camera situazioni abbastanza ordinarie, o già viste altre volte nelle stagioni precedenti, quasi fossero ormai un marchio di fabbrica riconosciuto di True Detective – su tutte, le sequenza dei due detective in macchina, sempre con il passeggero a riflettere sulla vita guardando dal finestrino il dipanarsi di uno scenario desolante.
Proprio questa sequenza introduce uno dei punti più deboli di questa stagione, specialmente di questa puntata, ovvero i dialoghi tra i due protagonisti. Concentrandoci sui detective Hayes e West, sono proprio i loro scambi di battute a non convincere del tutto, risultando in alcuni casi superflui e di conseguenza poco interessanti, se non addirittura noiosi. Il problema risiede probabilmente nel tentativo di replicare quelle atmosfere uniche create durante gli stessi scambi nella prima stagione: il punto della questione sta però nei personaggi, che evidentemente non sono costruiti – almeno nel 1980, durante la prima indagine – come lo erano i personaggi di Harrelson e McConaughey.
True Detective - 3x04 The Hour and the DayEssendo evidente l’impossibilità di raggiungere questo obiettivo, ci chiediamo perché forzare le situazioni e soprattutto insistere su quei silenzi che ostentatamente cercano di dare l’aura del detective dannato al personaggio interpretato da Mahershala Ali proprio in quella linea temporale?. Un’aura misteriosa che gli si addice forse di più nella timeline del 1990, quando si gioca su rimandi del passato che ancora non sappiamo, come il perché abbia smesso di fare il detective, perché sia stato trattato come un reietto, perché abbia solo l’appoggio del suo storico collega.
Ma ci sono anche aspetti positivi nella scrittura, chiaramente, specie per quanto riguarda proprio quel tipo di costruzione che si cerca di fare su Hayes, soprattutto nel 1980: è molto interessante la sequenza dell’appuntamento con Amelia al ristorante, dove la coppia non ancora accoppiata gioca al gatto con il topo, dove Hayes ha sì qualcosa di interessante da dire, anche se si tratta solo di info personali: qui il gioco di stratificazione della sua personalità è riuscito, perché non si è misteriosi solo quando si riflette su un bambino ammazzato e una bambina scomparsa, ma lo si può essere (soprattutto, ci viene da dire) quando si espongono i propri sentimenti, o si tenta di esporli senza rovinarli. Questo è Hayes, che, come detto, non può essere Rust Cohle.

Proprio Hayes è il centro di gravità di una delle tematiche più ricorrenti in queste prime quattro puntate, talmente ricorrente che forse è la principale fonte delle poche storture della sceneggiatura: il problema del razzismo.
È fin troppo ovvio che un funzionario della legge di colore, a inizio anni ’80, in un ambiente che non sembra brillare per la cultura generale della popolazione, trovi difficile il lavorare senza patemi e senza ostacoli sul percorso. Non stiamo ovviamente giustificando un comportamento triviale e retrogrado, ma chi guarda la serie lo sa fin troppo bene, è purtroppo un dato di fatto; ed è anche giusto far risaltare l’argomento nei primissimi episodi, anche per forgiare ai nostri occhi il personaggio di Hayes e quelli che gli gravitano attorno, ma arrivati a metà stagione ci sembra un po’ ridondante continuare a sottolinearlo, specie in situazioni del tutto fuori contesto.
Una di queste è sicuramente il dialogo tra il padre dei ragazzi e il detective West in macchina (guarda caso), dove Tom si scusa con il detective per aver usato l’epiteto “negro” riferito a Hayes. Scusa ben accette, concordiamo, ma che bisogno c’era di sottolineare ancora una volta questo tema e in modo così inappropriato? L’unica cosa che ci viene in mente è che questa tematica sia di fondamentale importanza nella risoluzione del caso (se mai ci sarà, una risoluzione), ma è comunque troppo stucchevole il ripetersi di situazioni che ce lo ricordano ogni dieci minuti.

True Detective - 3x04 The Hour and the DayL’aspetto invece più interessante di tutti è l’alternarsi delle linee temporali, che tengono sempre attiva l’attenzione dello spettatore, non fosse altro per immergersi di punto in bianco in altre epoche e in altri contesti.
È il 2015 probabilmente l’epoca più importante, quella dove Hayes è ancora ossessionato dal caso e soprattutto non ricorda esattamente cosa è accaduto, con l’aggiunta della situazione meta dell’intervista per uno di quei docu-thriller che tanto vanno oggi di moda. La disperazione sul volto invecchiato di Ali – che resta straordinariamente bravo pur interpretando praticamente tre personaggi diversi – per non riuscire a darsi pace è qualcosa che tormenta anche noi, si legge sul suo volto tutta la fatica di una vita che nel bene e nel male è cambiata radicalmente in quel 1980 e da cui non riesce a ricavare il bandolo della matassa. Un presente fatto di ricordi sbiaditi e confusi e di demoni che riaffiorano alla mente mentre si scava in un passato nebbioso e lontano.
Anche questa parte però non è esente da qualche piccola crepa: la sequenza in cui Hayes fa visita alla giovane regista trasuda meccanicità e di indizi in primo piano troppo evidenti per essere ignorati (i due bicchieri, il figlio del detective che qualche secondo prima dice di non vederla da tempo con sguardo colpevole), e non crediamo che Hayes non abbia almeno immaginato suo figlio nascosto lì da qualche parte; senza parlare delle visioni nel finale dell’episodio, che non sembrano essere girate in maniera convincente, non facendo appieno il proprio lavoro nel mettere a disagio chi guarda.

True Detective - 3x04 The Hour and the Day“The Hour and the Day” è comunque un buon episodio, al netto dei particolari che non ci convincono al cento per cento e che abbiamo elencato. Com’è nelle corde della serie ci si concentra molto sui personaggi, e in particolare sul protagonista: d’altronde True Detective porta in nuce nel suo titolo il senso del racconto, utilizzando il caso come escavatrice nell’animo dei protagonisti. Al netto di questo, però, il thrilling di questa stagione regge bene sulla bilancia del narrato, grazie soprattutto alla tripartizione temporale degli eventi che fanno dei nostri true detectives personaggi con molte più sfaccettature potenziali rispetto a una narrazione lineare.
C’è solo da sperare che i limiti evidenziati in questo episodio e che si ripetono dalla première vengano diluiti o addirittura risolti; già il finale sembra tendere a rendere molto più esplosivo il finale di stagione, con una sequenza d’azione rara per quest’annata, che ricorda più la seconda stagione che la prima. Resta comunque il fatto che la serie si attesta su livelli decisamente buoni, andando verso un finale che per forza di cose farà spostare l’asticella di gradimento della serie definitivamente da una parte o dall’altra.

Voto: 6/7

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.


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2 commenti su “True Detective – 3×04 The Hour and the Day

  • Boba Fett

    Sì, concordo che furbescamente alcuni aspetti vengono trasformati nel marchio di fabbrica di una serie che però così cancella/rinnega la sua seconda stagione e a tal proposito il promo del prossimo episodio collega ufficialmente questa stagione alla prima. La questione razziale ovviamente non è una novità, però sembra calzare bene ad Ali visto sempre in ruoli dove il colore della pelle è il soggetto principale; tu citi una sequenza ridondante, io invece ho trovato molto bella quella nella casa della signora delle bambole.

     
    • Ste Porta L'autore dell'articolo

      Ciao!
      Per quanto riguarda il “rinnegare” la seconda stagione capisco quello che intendi, e infatti anche io credo che questa sia stata costruita proprio per avvicinarsi alla prima. Per le sequenze non sono assolutamente male, anzi, io intendo proprio il tema: ovviamente importante e fondamentale, ma non credo ci sia bisogno di sottolinearlo sempre. Lo si può anche intuire senza per forza dirlo in ogni dialogo. 🙂