Con la prima stagione, la serie Netflix ispirata ai personaggi degli Archie Comics ci ha piacevolmente sorpresi e intrattenuti grazie alla creazione di un universo che è stato in grado di acquisire ben presto una sua autonomia narrativa e stilistica, dimostrandosi valido soprattutto per come è stato capace di gestire ed equilibrare il tono più o meno horror dello show con un’ironia in grado di giocare abilmente con i cliché della serie, sfuggendo al rischio di incappare in una pretestuosità che sarebbe stata fatale per un prodotto simile.
Le avventure di Sabrina si sono dunque rivelate intriganti non solo per il fascino di quell’universo stregato a cui ben pochi saprebbero resistere, ma anche per come hanno messo in scena – fra un incantesimo e l’altro – il percorso interiore della sua protagonista che, prima di essere una strega, è una giovane ragazza che si trova a fare i conti con gli stessi pensieri, dubbi e tormenti di chiunque sia passato in quella sorta di terra di mezzo che si trova fra l’adolescenza e la vita da adulti.
Se, nella prima stagione, la nostra protagonista conduce una sorta di doppia vita dividendosi fra il mondo mortale e quello stregato, l’aver firmato il Libro della Bestia ha cambiato radicalmente le cose: Sabrina adesso è una strega a tutti gli effetti e, in quanto tale, è inserita con molta più decisione nel mondo magico e, in particolare, nell’Accademia delle Arti Occulte. Un cambiamento, questo, che si rispecchia anche nell’aspetto fisico della giovane interpretata dalla bravissima Kiernan Shipka, che sfoggia adesso capelli biondo platino e indossa sempre più spesso abiti neri, a simboleggiare il suo definitivo ingresso nella sfera occulta.
La Sabrina di questa seconda stagione sembra, dunque, molto più a suo agio nei panni di strega e, soprattutto, molto più consapevole e fiduciosa delle proprie capacità. La vita all’interno dell’Accademia le ha permesso non solo di intraprendere una relazione sempre più stretta con Nicholas, ma anche di stringere un rapporto più o meno amichevole con le subdole Sorelle Sinistre che, nella prima stagione, si sono rivelate delle antagoniste a dir poco perfide.
Legami mortali
Tuttavia, nonostante l’allontanamento dalla Baxter High e dai suoi amici mortali, era davvero difficile immaginare che Sabrina riuscisse a dimenticare questi ultimi e la sua vita mortale. Le prime puntate della stagione cercano di mettere in risalto proprio il dissidio interiore della nostra protagonista, ancora legata ai suoi amici, ma incapace ormai di stringere con loro lo stesso rapporto che c’era in precedenza. La stessa incertezza iniziale di Sabrina riguardo la nuova relazione intrapresa con Nicholas è da riscontrare, più che in lui, nel ricordo della relazione con Harvey e nella presa di coscienza di essersi allontanata ormai dalla vita di prima.
La giovane realizza solo in un secondo momento, infatti, dei cambiamenti avvenuti nelle vite dei suoi amici, a partire dalla maledizione che ha colpito Rosalind, fino alla transizione di Susie in Theo, le cui vicissitudini sono state messe in scena – nonostante il poco tempo dedicatogli – con abilità e tatto dagli autori. Sembra, dunque, che la giovane non riesca più a trovare il proprio posto nel mondo mortale: l’accrescersi delle differenze fra il suo stile di vita e quello dei suoi amici concorre a farla sentire sempre più come una presenza ingombrante e di troppo nei nuovi equilibri creatisi alla Baxter High; la nuova scintilla scoccata fra Harvey e Rosalind, inoltre, non fa che sottolineare con ancora più decisione l’allontanamento di Sabrina dalla dimensione umana.
Se queste novità hanno avuto il merito di mettere in scena felicemente il dissidio interiore della giovane riguardante la sua parte mortale, l’aver insistito fin troppo sulla rappresentazione del triangolo amoroso con Nicholas e Harvey nella prima parte della stagione ha un po’ depotenziato il fascino stesso della serie che, nel concentrarsi eccessivamente sugli elementi da teen drama, ha sacrificato la messa in scena del mondo stregato e il ritmo stesso della narrazione.
Episodi come “Lupercalia” e “Doctor Cerberus’s House of Horror”, per quanto ben fatti, rischiano di stancare un po’ gli spettatori proprio perché si concentrano su elementi più o meno marginali della serie e non aggiungono nulla o quasi di rilevante alla trama: i dubbi amorosi di Sabrina e una lettura (tramite i tarocchi) delle paure più nascoste dei personaggi sono sicuramente interessanti, ma è stato loro dedicato davvero fin troppo tempo, rischiando così di renderli degli episodi quasi filler, troppo lunghi e (soprattutto per quanto riguarda il secondo) troppo dislocati dal resto della storia.
L’inganno del potere
L’ingresso a tempo pieno di Sabrina nell’Accademia delle Arti Occulte ha permesso ai creatori della serie di sbizzarrirsi con la messa in scena del mondo stregato: l’idea di giocare su un dualismo spiccato basato sulle differenze fra il mondo stregato e quello mortale, ma soprattutto fra la religione cristiana e quella satanica, continua ad essere uno degli elementi più affascinanti e spassosi dello show, in cui la rivisitazione in chiave satanica di quasi tutti i riti e costumi cristiani mette in gioco quell’ironia di cui si parlava in precedenza.
Questo concorre alla creazione di un universo peculiare e strambo che non ha bisogno di virtuosismi tecnici o estetici per riuscire a colpire ed intrattenere. Dopotutto, il mondo mortale e quello stregato non sono poi sempre così diversi fra di loro: con questa stagione abbiamo avuto modo di approfondire i problemi che stanno alla base dell’intero credo messo in atto da Padre Blackwood, intriso di una misoginia spiccata che cerca di impedire alle streghe – anche a quelle più valenti e ambiziose – di acquistare potere.
Questa situazione avrà un ruolo fondamentale nella crescita di Sabrina che, forte delle capacità donatele dal Signore Oscuro, vediamo maturata e combattiva più che mai, fiduciosa delle proprie possibilità e decisa a fronteggiare le ingiustizie che Blackwood, ormai sempre più vicino alla follia, impone alla sua scuola. La follia retrograda del Sommo Sacerdote permette allo show di affrontare temi importanti e attuali come il maschilismo e il razzismo (in questo caso nei confronti dei mortali), spingendo Sabrina a indagare non solo su se stessa ma anche sulle idee di suo padre, così vicine alle sue. Tramite la lettura del Manifesto scritto dal genitore, infatti, Sabrina ha capito che non deve necessariamente scegliere fra la sua natura di strega e quella mortale, anzi: l’unione di queste due dimensioni è potenzialmente fertile per entrambe le categorie e lei stessa si sente ormai come l’incarnazione vivente di questa possibilità.
La narrazione si riaccende di grande interesse soprattutto a partire dall’episodio “The Missionaries”, in cui Sabrina si scopre in possesso di un potere immenso, capace di lasciare a bocca aperta anche i suoi colleghi all’Accademia. Tuttavia, la scoperta di essere solo una pedina di Satana per i suoi piani per l’Apocalisse cambia le carte in gioco: il vero nemico risulta essere proprio il Signore Oscuro, che elargisce doni e potere alle sue streghe solo per riuscire ad incatenarle ancora più saldamente al proprio volere. Dopotutto, questo sembra essere il modus operandi di tutte le figure maschili e autoritarie dello show: nell’offrire una fetta di potere alle loro sottoposte, se ne assicurano la fedeltà e il servizio.
Questo lo sa bene Lilith (interpretata da una sempre validissima Michelle Gomez), forse il personaggio più riuscito della stagione, che paga con la servitù eterna il prezzo della sua ambizione e che, puntata dopo puntata, vediamo ribellarsi con sempre più convinzione al Signore Oscuro, riprendendosi infine il potere e l’autorità che sognava da secoli.
Un percorso coraggioso
La sfida a Lucifero, che vede coinvolti e uniti nello stesso obiettivo la famiglia Spellman, Lilith e i mortali, apre un nuovo e coinvolgente capitolo della storia, che mette in scena puntate avvincenti e ben fatte, capaci di intrattenere non solo perché mantengono i pregi e lo stile che hanno da sempre caratterizzato lo show, ma perché lo fanno rinfrescando al tempo stesso la narrazione di novità e sfaccettature insolite; queste aprono la strada ad una terza stagione che avrà il difficile compito di mantenere alto lo standard, la leggerezza e la creatività che fanno di Chilling Adventures of Sabrina un prodotto così piacevole e ben fatto.
Questa stagione ha, insomma, il merito di esser riuscita a raggiungere un equilibrio (mantenutosi più o meno costante) fra le numerose storyline e dimensioni dello show, con il coraggio di aver messo in moto nuovi percorsi narrativi che hanno saputo mantenere vivo lo spessore e l’interesse delle vicissitudini vissute dalla nostra protagonista a Greendale. Le piccole problematiche narrative di cui si diceva in precedenza – dovute, più che altro, alla necessità di riempire sempre episodi che durano quasi un’ora – non sono riuscite a scalfire le migliori caratteristiche dello show, privandole sporadicamente di fascino e brillantezza, senza però danneggiarne la riuscita complessiva.
L’attenzione e la cura dedicate non solo alla vita stregata di Sabrina, ma anche ad altri personaggi (stregati e non) della serie e l’esplorazione in chiave magica di nuove tematiche appartenenti anche ai nostri tempi rendono la seconda stagione di Chilling Adventures of Sabrina una scommessa ancora vincente. I nuovi ed interessanti scenari aperti dall’epilogo di quest’annata non possono che renderci impazienti per l’arrivo della terza stagione, che probabilmente vedrà la famiglia Spellman tenere le redini di quel mondo magico che abbiamo conosciuto fino ad ora.
Voto: 7½