Killing Eve – 2×04 Desperate Times


Killing Eve – 2x04 Desperate TimesKilling Eve è una spy story, una serie in cui il gatto e il topo si inseguono ripetutamente e si scambiano i ruoli e che fin dal primo episodio della prima stagione ha messo in evidenza l’intenzione di ribaltare gli stereotipi con ironia e precisione. Al centro di tutto però, soprattutto in questa seconda stagione, sembra esserci il desiderio, come dimostrato perfettamente da questo quarto e fondamentale episodio.

Nonostante l’importanza della detection, della componente thrilling e dell’anima crime dello show, arrivati a metà della seconda stagione è possibile dire che Killing Eve stia soprattutto utilizzando il genere di riferimento per costruire un discorso amoroso, raccontando con la massima attenzione e anche con una decisa dose di violenza le diverse facce di quel sentimento che di volta in volta si manifesta come bramosia incontrollabile o come insoddisfazione lancinante.
Se la prima stagione costituiva il risveglio di Eve, ovvero quel processo di progressiva presa di coscienza del proprio desiderio compiuto dal personaggio interpretato da Sandra Oh e stimolato ripetutamente da Villanelle, oggi i rapporti tra le due sono molto cambiati. Quello che inizialmente sembrava un inquietante stalking di un’assassina, che poi si è rivelato un corteggiamento reale – per quanto decisamente atipico – oggi non è più necessario, perché Eve conosce perfettamente i sentimenti di Villanelle, le due giocano a carte scoperte e i rapporti di forza si sono ribaltati.

Killing Eve – 2x04 Desperate TimesQuella costruita da Emerald Fennell è per ora una stagione decisamente più malinconica, che, dopo aver superato il tragico e romanticissimo ultimo incontro tra le due protagoniste, le tiene a distanza senza però mai separarle davvero. In particolare la traiettoria narrativa di Eve appare come la più imprevedibile, perché posizionata su un tracciato in cui non esiste più solo l’ossessione per la sua ex-cacciatrice e ora soprattutto preda, ma un complesso percorso di autoaffermazione e rivendicazione identitaria solo in parta rappresentato dal rapporto con Villanelle.
Per quanto il legame tra le due protagoniste sia inscindibile e quindi la costruzione dell’arco narrativo di Eve non possa fare a meno della costante attrazione gravitazionale nei confronti di Villanelle, va detto che la detective di origini asiatiche è impegnata anche in una ridefinizione del proprio ruolo all’interno del matrimonio (sempre più scricchiolante), nell’autodeterminazione professionale in un contesto che la vede sempre più protagonista e soprattutto in un percorso di scoperta della propria sessualità che, a quanto pare, non vede in Villanelle l’unico oggetto del desiderio di genere femminile.

Killing Eve – 2x04 Desperate TimesAl polo opposto del racconto c’è il personaggio interpretato splendidamente da Jodie Comer, la quale non solo conferma la capacità di parlare con scioltezza tante lingue diverse, ma quest’anno sta offrendo un ventaglio di sfumature ancora più ampio, conferendo al personaggio una nuova complessità episodio dopo episodio.
Villanelle è una donna sola, dotatissima sotto ogni punto di vista e anche per questo poco incline a costruire relazioni durature, perché a volte è anche sul bisogno che si costruiscono i rapporti personali. Nonostante la giovane età, lei sembra poter fare a meno di chiunque, salvo poi trovarsi al fondo di un abisso in cui non solo rischiare la vita ogni volta può risultare stancante e pericoloso (e il secondo episodio lo ha dimostrato in maniera lampante) ma soprattutto è sempre più difficile mantenere l’equilibrio.
Quello che doveva spiazzare Eve ha finito per destabilizzare Villanelle, sempre più dipendente dalla quell’ossessione che si sta trasformando giorno dopo giorno in amore vero, o almeno così pare. Sarà proprio sull’evoluzione di questo sentimento, infatti, che si giocherà la partita più importante della stagione, perché se il suo momento di difficoltà è dovuto solamente alla noia e non a un sentimento reale che percepisce come non corrisposto allora il senso della sua storyline potrebbe cambiare totalmente.
Per ora si registra un episodio in cui la sua crisi tocca il punto più basso, messo in scena perfettamente dalla regista Lisa Bruhlmann durante la scena in discoteca, in cui Villanelle sotto l’effetto di droghe si abbandona ai suoi suoi istinti più viscerali per sfogare la frustrazione e la rabbia accumulata.

Killing Eve – 2x04 Desperate TimesAccanto a tutto ciò, o meglio a fare da collante dell’intera narrazione, c’è un punto di vista molto preciso, che nonostante il cambio d’autrice ha mantenuto saldamente le sue caratteristiche principali. Killing Eve è una serie spiccatamente femminista, non tanto perché lancia messaggi politici in modo esplicito, quanto perché mette in scena da una prospettiva femminile dinamiche comportamentali e di genere che da sempre ci sono state mostrate al maschile. In questo modo ciò che sembrava scontato non lo è più, dimostrando quanto determinate reazioni che ci apparivano obbligate erano solo alcune delle tante possibili, perché se le stesse cose vengono raccontate da una sensibilità diversa, il mondo assume un’altra forma.
È emblematica da questo punto di vista la sequenza al museo con Villanelle che di fronte a un’abbondanza di opere unanimemente ammirate e canonizzate dalla loro collocazione museale urla un fortissimo (e politicissimo) “booooooooriiiiing”, perché infastidita da una rappresentazione della donna svilente, inseparabile dalla nudità (cosa che ovviamente non ha eguali al maschile), costantemente oggettificata e messa al pari di un grappolo d’uva. Villanelle diventa così il messaggero politico della serie e, dopo essere stata ispirata da uno dei rari quadri non incentrati su corpi nudi di donne, mette in scena una performance mortifera che ribalta i generi e vede lei come autrice e un corpo maschile come oggetto messo in mostra.

“Desperate Times” porta la seconda stagione al giro di boa portando allontanando ulteriormente le protagoniste, ribaltando definitivamente i rapporti di forza tra le due e mostrando l’ex invincibile Villanelle al limite come non mai. Grazie anche a un sapiente uso della colonna sonora, la gestione di Killing Eve targata Emerald Fennell non sta facendo rimpiangere quella apprezzatissima di Phoebe Waller-Bridge.

Voto: 8

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Informazioni su Attilio Palmieri

Di nascita (e fede) partenopea, si diploma nel 2007 con una tesina su Ecce Bombo e l'incomunicabilità, senza però alcun riferimento ad Alvaro Rissa. Alla fine dello stesso anno, sull'onda di una fervida passione per il cinema e una cronica cinefilia, si trasferisce a Torino per studiare al DAMS. La New Hollywood prima e la serialità americana poi caratterizzano la laurea triennale e magistrale. Attualmente dottorando all'Università di Bologna, cerca di far diventare un lavoro la sua dipendenza incurabile dalle serie televisive, soprattutto americane e britanniche. Pensa che, oggetti mediali a parte, il tè, il whisky e il Napoli siano le "cose per cui vale la pena vivere".

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