Sex Education – Stagione 2 1


Sex Education – Stagione 2Netflix e il suo catalogo hanno ormai abituato a show costruiti appositamente per attrarre una platea sempre più ampia di spettatori; in fondo il successo del servizio streaming lo si deve anche a come è riuscito a intercettare un pubblico molto vasto che varia dalla prima adolescenza fino all’età adulta. Sex Education è uno dei prodotti che meglio riflette questo afflato universalistico della grande N, pur essendo un teen drama a tutti gli effetti.

Creata e scritta da Laurie Nunn, la serie si propone di utilizzare il sesso come fil rouge che attraversa le vite degli studenti di Moordale, un liceo inglese che ricorda molto, come ambienti e dinamiche relazionali, i film americani degli anni ’80. La sessualità è esplorata a 360 gradi e osservata con uno sguardo contemporaneo totalizzante e inclusivo, con l’obiettivo piuttosto esplicito di stilare un manifesto della grande varietà e diversità che caratterizza le relazioni sentimentali. Sex Education è, infatti, una serie prima di tutto didattica, che cerca di intercettare tutte le possibili rappresentazioni di un argomento così delicato, perché storicamente considerato un tabù parlarne, ma anche universale, perché riguarda tutti. La sovrastruttura narrativa è quella di un coming of age piuttosto classico: Otis è un ragazzo impacciato e con un’esperienza sessuale praticamente nulla che, tuttavia, ha assorbito tantissime nozioni a livello teorico dalla madre psicoterapeuta tali da poter imbastire una clinica del sesso clandestina nella sua scuola.

Sex Education – Stagione 2La prima stagione di Sex Education aveva convinto per il coraggio nella scelta dei temi trattati, per il suo stile sempre al limite tra dramma e commedia e per dei protagonisti imprevedibili e interessanti. Le poche critiche alla serie sono state dirette alla sua struttura episodica e ad una trama che non riusciva a reggere il peso dell’intera stagione, con segmenti narrativi centrali che perdevano il focus e sembravano dei filler evitabili; in più, per quanto riguarda il finale, sono stati mossi dei legittimi dubbi nei confronti del percorso del personaggio di Eric e della sua improvvisa infatuazione per Adam, che fino a poco prima lo maltrattava e umiliava. Questa seconda stagione dimostra di avere assorbito le critiche e aggiusta il tiro, proponendo linee narrative parallele che si dipanano per tutti gli otto episodi che la compongono e che si intrecciano in alcuni momenti clou, come la festa a casa Millburn o la recita scolastica del finale; in più approfondisce il rapporto tra Eric e Adam sollevando apertamente la questione della plausibilità dello stesso, considerati i loro trascorsi, e cerca di dargli la profondità e il trattamento che avrebbe meritato.

Lo show è fortemente character driven e muoversi dall’evoluzione dei suoi protagonisti è un buon punto di partenza per un’analisi generale sul prodotto. Otis attraversa diverse fasi durante la stagione e sperimenta tante prime volte: la prima relazione seria con una ragazza, le prime piuttosto disastrose esperienze sessuali, ma soprattutto si scontra per la prima volta con la sua presunzione, compiendo scelte sbagliate una dopo l’altra e dimostrando di non essere in grado di ascoltare le persone che gli stanno intorno. A complicare il suo già turbolento transito adolescenziale si inserisce anche il rapporto disastrato con la madre e con il nuovo compagno – nonché padre della sua ragazza – che fa saltare totalmente gli argini della sua tolleranza per l’improbabilità della situazione; il confronto con il padre, poi, evidenzia in modo netto quanto sia mancata al ragazzo una figura di riferimento da prendere a modello, un ruolo che la sola Jean non può incarnare, principalmente per il distacco tipico dei professionisti del suo settore che sussiste anche quando cerca di parlare con il figlio. La relazione impossibile con Maeve e il triangolo amoroso in cui si trova calato vengono esasperati dalla scrittura – fin troppo – e proprio per questo il colpo di scena che chiude la stagione – il messaggio che viene cancellato – perde un po’ della sua potenza narrativa.

Sex Education – Stagione 2Al di fuori di questa dinamica di attrazione-repulsione, tra i due è Maeve quella che ne esce meglio, sicuramente come un personaggio più profondo e meglio delineato rispetto alla prima stagione. Anche qui troviamo un rapporto genitoriale in crisi, ma in questo caso è la ragazza stessa a cercare di risollevare la madre dandole una possibilità di redenzione; la parte conclusiva di questa storyline – dall’integrazione completa nella squadra di quiz alla decisione sofferta di far arrestare la madre – rende giustizia ad un percorso ben costruito, nel quale alla fine Maeve sceglie ciò che è meglio per se stessa e scopre il valore della vera amicizia – il rapporto che costruisce con Aimee e in generale la nuova consapevolezza di essere accettata da un gruppo alla fine del settimo episodio.

Anche Eric deve fare i conti con i propri sentimenti contrastanti: se la prima stagione era stata per il personaggio il terreno per crescere nella consapevolezza di voler essere se stesso anche di fronte a chi non lo accettava, questa seconda annata porta il personaggio interpretato da Ncuti Gatwa a fare un passo in più e a ricercare la propria felicità lungo strade tortuose ed evitando facili scorciatoie. Si fa riferimento alla relazione complicata – per quanto già accennato prima – con un Adam cambiato, ma di cui non è facile potersi fidare, a differenza di Rahim che è lo stereotipo del ragazzo perfetto.

Sex Education – Stagione 2Ma la forza della scrittura di Laurie Nunn in questa stagione sta nel saper cogliere le urgenze della contemporaneità e nel parlare di problemi importanti tanto per gli adolescenti che per chiunque altro: dall’enfasi sul trauma di Aimee, molestata sessualmente sull’autobus, che viene condiviso da tutte le altre donne, alla necessità di Jackson di liberarsi dai vincoli della famiglia e della scuola per poter fare ciò che lo appassiona. Il ventaglio di temi affrontati è enorme e, forse per questo, alcuni restano ai margini o vengono discussi solo superficialmente; a tal proposito, sia per esigenze di trama che per cercare di sciogliere la struttura rigida della prima stagione, si nota che i casi della clinica del sesso sono molti di meno e – soprattutto – meno significativi, delle note di colore che non influiscono in modo deciso sulla storia principale ma al massimo servono di volta in volta a spezzare la diegesi.

La seconda stagione di Sex Education conferma la serie come uno dei teen drama di Netflix più importanti e significativi di questi ultimi tempi; un periodo in cui il servizio di streaming sta facendo investimenti massicci proprio per sviluppare prodotti targettizzati al fine di intercettare il mondo complesso e vario dei post-millennial, senza che siano esclusivi ma che, anzi, possano essere istruttivi e accomodanti anche per le generazioni precedenti.

Voto: 7 ½

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.


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