La prima stagione de L’Amica Geniale ci aveva mostrato fin da subito quanto la coproduzione italo-americana non fosse la solita “fiction” RAI. Quel rione polveroso che sembrava una scenografia teatrale – contemporaneamente respingente e rassicurante – , lo studio delle atmosfere, la direzione degli attori: ogni dettaglio, anche criticabile, contribuiva a definire uno stile e una voce, perfettamente all’unisono con quella di Elena Ferrante.
Nel tornare a Napoli con la seconda stagione, ritroviamo quello stesso microcosmo e quella stessa voce, ma le protagoniste non sono più le stesse: “Il nuovo cognome” e “Il corpo” ci raccontano in che modo Lila e Lenù iniziano a costruire la propria vita adulta di fronte allo spettro, concretissimo, della violenza maschile. Una violenza che conoscono da sempre, ma che adesso ha preso forme e volti diversi per restare, comunque, ugualmente ineluttabile.
Il tradimento di Stefano nello scorso finale di stagione è stato soltanto un’anticipazione di ciò che Lila era destinata a subire, nonostante si fosse illusa di avere il controllo della sua vita e di quanto stava accadendo intorno a lei. Il viaggio di nozze ad Amalfi, che racconta ad Elena dopo pochi minuti dall’inizio dell’episodio, le e ci dimostra chiaramente l’impossibilità di sfuggire alla condizione di subalternità in cui lei (come la sua amica) è condannata a vivere in quanto donna, a prescindere dal suo orgoglio o dalla risolutezza con cui cerca in tutti i modi di mantenere una propria individualità di pensiero. È un crescendo di disagio che si trasforma in puro terrore, quando il marito non soltanto sorvola con noncuranza – e uno schiaffo in pieno viso – sulle rimostranze e il malessere della giovane donna, ma direttamente sul suo rifiuto categorico di qualunque contatto fisico, violentandola.
Nel rappresentare lo stupro di Lila, la regia di Saverio Costanzo non riesce a liberarsi di certe convenzioni dello sguardo maschile, ma restituisce comunque un ritratto non morboso e abbastanza centrato della violenza di genere, mettendone chiaramente in luce la natura di prevaricazione sull’altro e possesso disumanizzante. Stefano violenta la moglie perché la ritiene di sua proprietà e in quanto tale, in un esercizio di squallida virilità, può e deve disporre del suo corpo come meglio crede. Questa visione torna più volte nel corso degli episodi, e trova un’altra importante concretizzazione quando il giovane Carracci chiede a Lenù di accompagnarlo a prendere la foto di Lila in abito da sposa; un gesto che già di per sé appare emblematico del tentativo di controllare e possedere la ragazza.
Il dialogo con l’amica della moglie è interessante non soltanto perché mostra quanto possa essere subdolo e paternalista il teatrino messo in piedi da Stefano, in maniera per altro praticamente automatica, allo scopo di creare una narrazione accettabile per il proprio comportamento e presentarsi come vittima di una moglie ingrata, ma anche perché riesce a far cadere nel tranello la stessa Elena. La storia che la ragazza è costretta ad ascoltare in silenzio (trascinata in quella macchina contro la propria volontà, tanto per rimarcare il concetto) è quella di un sistema in cui i ruoli sono predefiniti e la cosa più logica e conveniente per tutti è non uscire mai da questi confini; una storia di cui si convince anche lei perché in fondo accettare che le cose stanno così, che è ragionevole, è sempre meglio di prendere botte per niente. Il problema, però, è che quando scopri la “smarginatura”, ovvero quando ti rendi conto che quei confini sono solo delle illusioni, non si torna più indietro, e Lila lo sa perfettamente.
Di fronte alla sopraffazione maschilista, le due ragazze scelgono quindi due strategie di sopravvivenza diverse, che però con il tempo non potranno far altro che mischiarsi e confondersi. La serie lo anticipa molto bene, facendoci vedere quanto la contrapposizione tra la scelta, e quindi la donna, giusta e quella sbagliata sia soltanto un fattore di confondimento e un altro strumento del patriarcato. La ribellione di Lila non la rende più forte, per quanto lei ne sia convinta, e la “complicità” di Lenù non fa di lei un’amica meschina, semmai preoccupata. Il destino, per entrambe, è comunque lo stesso: lo sguardo di Lila durante lo stupro è molto simile a quello di Elena quando Antonio, rifiutando di fare sesso con lei ma spingendola comunque ad occuparsi del suo piacere, la rimette al suo posto in maniera concettualmente analoga.
Splendide e efficaci dal punto di vista delle soluzioni registiche sono soprattutto le scene del rientro a casa di Lila dopo il viaggio di nozze, che attraverso inquadrature soggettive dal punto di vista della ragazza trasmettono alla perfezione il senso di isolamento e sopraffazione che sta provando nel vedere come tutti si siano resi conto del suo occhio nero ma abbiano deciso di far finta di nulla, e come gli uomini della sua vita (marito, padre e fratello) la considerino, ancora una volta, soltanto una femmina capricciosa da mettere in riga. Senza ricorrere alla voce narrante, che continua purtroppo ad essere deludente, la serie riesce quindi a rappresentare molto bene per immagini ciò che Ferrante ci aveva raccontato con le parole di Elena, dando anche un’altra dimensione al personaggio di Lila.
In maniera analoga, riesce, nella sequenza che vede Lenù osservare le donne del rione intorno a lei, a trasmettere in maniera molto incisiva lo straniamento che la ragazza sta provando nello scoprirsi parte di un flusso che sembra inarrestabile, una pedina in un gioco molto più grande di lei a cui non può rifiutarsi di partecipare. Il corpo del titolo, quello da cui Lila non vorrebbe mai veder uscire un bambino, è l’unica cosa che sembra davvero sua, eppure anche quella è di proprietà di qualcun altro: un padre, un figlio, un marito.
L’Amica Geniale dimostra, quindi, anche con la seconda annata (o almeno il suo inizio) di aver vinto la scommessa dell’adattamento. La scrittura trova un ottimo compromesso tra originalità e dipendenza dal testo originale e la regia sfrutta il mezzo televisivo in modo da farne emergere tutte le peculiarità ed esaltare il materiale di partenza.
Voto episodi: 9
Bellissima rece,brava…!…spero continuerete a seguire questa stagione…