
Oggi possiamo dire che quella serie fu un successo di pubblico e critica, nonostante il tema fosse decisamente scomodo e spigoloso – soprattutto in un paese ancora fortemente conservatore e puritano dal punto di vista della riflessione critica e della rappresentazione in tv – ed era assolutamente lecito avere più di un dubbio sul progetto. Andare a parlare dell’istituzione religiosa più potente e antica della storia in modo decisamente non celebrativo ma, anzi, mostrandone le contraddizioni e le zone d’ombra, non era certo la via più facile da percorrere per il regista – sebbene il personaggio Sorrentino abbia sempre fatto dell’eccentricità e della non convenzionalità nelle sue scelte la leva per far parlare di sé – eppure lo show si è dimostrato estremamente bilanciato nel far convivere un’estetica maestosa che riproducesse la ricchezza materiale della Chiesa e, di contraltare, rendesse ancora più evidente la pochezza spirituale degli uomini che la gestiscono e la amministrano. The Young Pope, tuttavia, è stata anche una serie incompleta: il finale shock ha lasciato più dubbi che risposte e l’evoluzione del personaggio interpretato da Jude Law sembrava essersi fermato poco prima dell’arrivo; con questo The New Pope, quindi, Sorrentino ha un duplice compito: concludere il percorso narrativo cominciato a suo tempo con l’elezione di Lenny Belardo e parallelamente chiudere tutte le storyline secondarie rimaste senza un epilogo soddisfacente.

È su questi passaggi che Sorrentino plasma l’estetica dello show, costruendo movimenti narrativi imprevedibili ma estremamente significativi e simbolici: la sigla, per esempio, si fa strumento narrativo e non si limita ad introdurre l’episodio, ma ne è parte integrante – il risveglio di Lenny dal coma che è in pratica una (ri)nascita, con l’attore che esce dall’acqua e cammina attorniato da donne adoranti e incredule, e allo stesso tempo una risurrezione messianica, anche legato al tema dei presunti miracoli compiuti dal giovane Papa. Si potrebbe facilmente muovere una critica e dire che in questo ci sia un eccesso di manierismo, che Sorrentino si diverta a creare immagini suggestive e “pittoriche” solo per sfoggiare una presunta visione autoriale personale, e non sarebbe del tutto sbagliato; in fondo sappiamo tutti quanto piaccia al regista giocare con la macchina da presa in modo non sempre giustificato, ma in questo caso non si può dubitare del contenuto narrativo di ogni passaggio e, soprattutto, è difficile rimanervi indifferenti.

The New Pope dimostra di essere molto attento alle questioni della contemporaneità quando mette al centro del suo finale la questione del fanatismo, rivelando che il volto del terrore non deve sempre essere cercato all’esterno ma è più facile che possa nascere in seno alla società che lo denuncia. Pio XIII, infatti esprime il suo disappunto quando scopre che l’idolatria nei suoi confronti ha spinto le sue più fedeli seguaci a compiere atti indicibili in suo nome e si rende conto della necessità impellente per la Chiesa di cambiare se vuole sopravvivere. Da qui prende piede un finale che sa di chiusura definitiva di una parentesi strana nella storia – fittizia – della Chiesa: beffardamente sarà proprio Angelo Voiello – Silvio Orlando è spettacolare anche in questa stagione – la figura sulla quale il cattolicesimo si appoggerà per ripartire e ritrovare la via media tanto agognata. Il cardinale che aveva dato inizio a tutto, muovendo i suoi fili per far eleggere Lenny Belardo, è anche quello che deve normalizzare la Chiesa e traghettare l’istituzione verso un futuro indefinito; un personaggio che pare aver raggiunto la redenzione morale dopo la morte di Girolamo e che conferma la sua centralità narrativa.

In definitiva The New Pope è una serie ancora più matura e completa della già ottima The Young Pope, perché pur essendo ricca di temi riesce ad esplorarli in modo efficace e profondo, anche grazie a personaggi dal fascino magnetico, ben scritti, che tengono alta l’attenzione e la tensione per tutti i nove episodi che la compongono.
Voto stagione: 9

Una rece che attendevo…bravissimo Davide !…