
“What about tomorrow? Or the next day? Jimmy, what about next week?”
“I don’t know.”
Kim e Saul hanno trovato, durante le ultime due stagioni, un’alchimia che definire perfetta è riduttivo: se in precedenza il loro rapporto intimo era lasciato a pochissimi particolari che ne facevano intuire la portata (se ricordate, si baciavano a malapena), ora è chiaro come i due siano fatti esattamente l’uno per l’altra.
Al di là dell’arringa incredibile della scorsa puntata, dove Kim riesce a battere Lalo con le sole argomentazioni, in questo ultimo episodio possiamo notare come Kim non sia solo uguale a Saul, ma che Kim È Saul. È il suo corrispettivo femminile, la sua esatta rappresentazione bionda con gli occhi azzurri. Anche lei ha come spinta decisiva la sua autodeterminazione, il suo essere se stessa a tutti i costi, voler dimostrare al mondo di non vivere all’ombra di nessuno e per nessuno.

Kim in questo momento è addirittura più pericolosa di Saul: perché Saul aveva Kim come freno, lei non ha apparentemente nessuno. E il dialogo riportato come incipit a questo paragrafo ci porta proprio lì, alla forza di volontà che anima Kim, che sembra venir meno a Saul dopo la sparatoria nel deserto: ora è inutile fermarsi, la biglia ha cominciato a rotolare sul piano inclinato e andrà sempre più veloce. Anche Saul lo sa, ma sembra non avere più la forza di volontà per accettarlo, mentre Kim fa sua la situazione e rilancia. Chi l’avrebbe mai detto fino a una stagione fa?
Poi c’è Lalo Salamanca, ancora più villain di Gus Fring, anzi forse il vero villain di questa serie, anche se comparso da relativamente poco. Lalo è la perfetta rappresentazione del male inestirpabile, quello che ormai ha messo radici così profonde da non poter essere sradicato da nessuno. Ovunque passi ci sono morti a ogni angolo, ma lui non viene quasi mai scalfito.
La tensione torna in questa puntata in tutta la sequenza con lui e Nacho protagonisti (con un enorme lavoro di Michael Mando), dove solo con l’espressione del viso e il sudore i due danno spettacolo per dei minuti davvero interminabili. Lalo è quindi, oltre ad una malefica scheggia impazzita, anche l’altro enorme elefante nella stanza insieme a Kim: siamo ormai a pochi passi dalla collisione tra i mondi di Better Call Saul e quello di Breaking Bad e ancora i due personaggi sembrano saldamente ancorati alla narrazione. Anche perché, se di Kim in Breaking Bad non si parla mai, di Lalo invece c’è un seppur piccolo riferimento proprio di Saul, che ci fa pensare al fatto che il giovane Salamanca sarà con noi ancora per molto tempo.
Per quanto riguarda Kim ormai sono anni che ce lo chiediamo, e la soluzione al rompicapo sembra davvero difficile da afferrare: la svolta “aggressiva” del personaggio fa propendere per il finale tragico, ma conoscendo Gilligan siamo sicuri che la soluzione non sarà così scontata come ce la immaginiamo da tempo. Sappiamo solo che Kim non ci sarà più, e questo di per sé è già comunque un male.
Kim, you’re shitting me, right?

Il gancio ben visibile che c’è è invece visivo in prima istanza e simbolico in seconda, con il finale della scorsa stagione: Kim che si gira verso Saul facendo finta di sparargli è esattamente la stessa scena del tribunale, dove era invece lui a fare quasi lo stesso gesto a lei, dopo che Kim era rimasta allibita dalla sua decisione di cambiare nome. Le parti si ribaltano, e non solo fisicamente: qui è Saul a non capacitarsi di quello che sta insinuando sua moglie.
Better Call Saul porta a termine un’altra stagione da incorniciare: se era facile aspettarsi una caduta verso il baratro man mano che si avvicinasse la fine e quindi l’inizio di Breaking Bad, vederlo scritto e recitato così fa sicuramente effetto.
Questo finale e questa stagione in particolare ci hanno regalato un’altra sfaccettatura del personaggio di Kim che è ormai diventato talmente centrale e fondamentale per tutto quello che succede a Saul che pensarla morta, o scappata, o chissà cos’altro non può che regalarci un’attesa spasmodica per la prossima, decisiva stagione di questo meraviglioso show.
Voto 5×10: 8
Voto stagione: 8

Di cose belle se ne vedono, ma di quelle che ti trascinano nel racconto, che ti fanno balzare dalla sedia, che ti fanno ridere e piangere, che ti terrorizzano, insomma che ti regalano l’intera gamma delle emozioni, beh quelle purtroppo sono rare. Ma la soluzione al problema c’è, basta chiamare Saul…
Come al solito recensione eccezionale. C’è solo un piccolo neo: Howard non ha per niente ragione imho! 😀
Ciao Matt,
intanto grazie per i complimenti! 🙂
Come mai dici che Howard non ha ragione? Io intendo come concetto: al netto di essere una persona abbastanza sgradevole e piena di sé, credo non si possa negare che Jimmy sia un pericolo per Kim, ne stiamo vedendo gli effetti. Cosa intendi di preciso?
Scusate il ritardo, ho finito solo ora di vedere questa quinta stagione che è davvero bella, a tratti eccezionale.
Solo io però trovo poco credibile che Lalo, solo e disarmato, riesca a uccidere 6 sicari professionisti armati fino ai denti?