
Dopo un inizio a rilento, la prima stagione ha avuto una rapida crescita regalando episodi di altissima qualità come “The Trial” e chiudendo il suo percorso con un grande colpo di scena in cui Guillermo scopre di essere un discendente di Van Helsing. È proprio da qui che riparte la seconda annata di What We Do in the Shadows, con il familiar che ha pienamente abbracciato la tradizione di famiglia di ammazzavampiri – senza però rivelarlo a nessuno -, con la piccola differenza che lo fa per difendere il suo padrone e gli altri residenti della villa. Il rapporto tossico tra Guillermo e Nandor è stato sin da subito una delle dinamiche più divertenti della serie, ma la sua paziente vita di servitù nella speranza di diventare a sua volta un vampiro – ispirato dal personaggio di Armand interpretato da Antonio Banderas in Intervista col vampiro – non poteva però continuare in eterno, e gli autori hanno giustamente scelto di dare una via di scampo al familiar. Si tratta di una decisione molto azzeccata che offre a un personaggio in costante sottomissione un tratto caratteristico che gli permette di muovere i primi passi in un percorso verso l’autodeterminazione.
Ovviamente il cammino di Guillermo non può compiersi nell’arco della puntata, per cui è inevitabile che, prima di un’eventuale trasformazione totale, la sua vita sia costellata di ulteriori umiliazioni. Il primo tassello è il nuovo familiar di Nadja e Laszlo, Topher – interpretato da Haley Joel Osment -, amato da tutti i coinquilini e odiato dal povero Guillermo, che non si capacita di come la new entry abbia conquistato tutti e in particolare Nandor. La frustrazione di Guillermo è perfettamente comprensibile, soprattutto dopo che Topher gli rivela di non avere assolutamente intenzione di diventare un vampiro – “Who doesn’t want to be a vampire?”

“Resurrection” però non è solamente un susseguirsi di gag, perché c’è anche spazio per un momento di redenzione da parte di Nandor che salva la vita a Guillermo. Il familiar apprezza molto il gesto del padrone, ma in cuor suo sa che si tratta di una persona imprevedibile, e l’aver abbracciato il suo legame con Van Helsing gli offre per la prima volta un piano B in cui – almeno per il momento – sembra avere un leggero vantaggio. La prima puntata della seconda stagione è sicuramente un buon ritorno nel mondo di What We Do in the Shadows, anche se non ai livelli degli ottimi episodi che avevano concluso l’annata precedente.
Fortunatamente il secondo episodio di questa premiere, “Ghost”, è un passo in avanti e più vicino ai livelli della prima stagione. Nonostante le origini di Guillermo passino in secondo piano, la possibilità di vedere i tre vampiri principali alle prese con – letteralmente – i fantasmi del loro passato permette alla serie di sfruttare al meglio il suo potenziale comico, a partire da Laszlo che non crede negli spiriti – si definisce un uomo di scienza – e che alla fine si ritrova a dover compiere l’azione più degradante per dare pace al suo spettro.

Il ritorno della serie di Jemaine Clement passa dunque da due episodi che alternano momenti di grande comicità ad altri un po’ meno riusciti, che ricordano la fase iniziale della prima stagione in cui What We Do in the Shadows ha avuto bisogno di alcune puntate per ingranare. Nonostante la sensazione che la serie sia tornata leggermente arrugginita dopo la pausa, è innegabile che sia uno dei prodotti più interessanti e originali del panorama televisivo, grazie a un cast di personaggi memorabili e a un concept dal potenziale illimitato.
Voto 2×01: 7+
Voto 2×02: 7 ½
