Monsterland – Stagione 1


Monsterland - Stagione 1Se i mostri non hanno tratti ferali, ma indossano vesti umane, allora sono gli angeli ad apparire disumani. Ogni essere umano che il nostro occhio incrocia può essere un mostro sotto mentite spoglie. E ogni angelo apparire alieno e terribile. Questa è una delle poche verità nello sfaccettato e oscuro calco del nostro mondo presentato da Monsterland, dove il realismo si amalgama all’orrore, mescolandosi in un ultimo bilancio delle vite dei protagonisti. Questa non troppo fantomatica terra dei mostri è una vetrina dove allo spettatore viene concesso di scegliere il proprio mostro preferito, magari parteggiando per la sua redenzione, ma senza dimenticare che ognuno di loro sia inequivocabilmente figlio e figlia delle circostanze e del loro tempo.

La raccolta di racconti North American Lake Monsters: Stories dello scrittore americano Nathan Ballingrud ha ricevuto lodi da svariati critici e da nomi come l’autore Jeff VanderMeer, nei sette anni che vanno dalla pubblicazione ai giorni nostri. La palese critica sociale e i numerosi personaggi (o mostri) intrecciati al surrealismo sovrannaturale e orrorifico sono valsi alla raccolta una fama tanto longeva da esser recuperata e trasposta da Hulu per una serie antologica presentata come drama anthology horror.
La creatrice, Mary Laws, non è estranea all’orrore più surreale; fra i suoi lavori più famosi figura la sceneggiatura di The Neon Demon e la produzione della serie AMC Preacher; nella prima annata due fra gli episodi più surreali portano la sua firma come sceneggiatrice. Inoltre, è possibile notare sulle scene certe influenze frutto dei precedenti lavori e collaborazioni. Monsterland è peculiare nella sua mitopoiesi, che non va mai troppo a fondo, ma ritrae in veloci pennellate un ineffabile mondo oltre il mondo, nel bene quando riesce nel suo intento e nel male quando cerca di essere troppo diretto.

Monsterland - Stagione 1Nella familiare Monsterland tutte le storie si dipanano nello stesso mondo: a volte si intrecciano in confronti fra diversi protagonisti, altre le vicende di un episodio sono la conseguenza di una precedente trama con tutt’altro scenario. Sebbene questo compenetrarsi fra gli episodi avrebbe potuto dare di più, manifestandosi con più solerzia durante la stagione, riesce ugualmente nel donare un’organicità tematica ad un mondo in cui l’ineluttabile declino verso l’abisso è sempre consistente. Altrettanti e tragicamente vividi sono i barlumi di speranza che chiudono certi episodi, dove si intravede la luce alla fine del tunnel, come nell’ansioso e struggente “Plainfield, TX” o nel finale drammatico di “Newark, NJ”. Questa luce è flebile, come sempre sul punto di svanire e rimembra il cielo da cui precipitano gli angeli, inermi come mosche sul parabrezza. I legami fra le trame ‘terrene’ dello show potrebbero suggerire altri, inusitati intrecci del succitato mondo oltre il mondo: forse il gabbiano nato dallo spietato imprenditore del quinto episodio avrà a che fare con la caduta degli angeli dai cieli? Possibile.

Fra i numerosi scenari proposti, l’atmosfera è il fiore all’occhiello di Monsterland ed è il frutto dei passati lavori e collaborazioni di Mary Laws, in un’impronta visibile nonostante l’avvicendarsi dei nomi alla regia e alla scrittura. Il tenore alimenta l’idea collante attraverso gli episodi e crea ancor più coesione, ma senza spogliarli della loro particolare identità. Purtroppo, la natura antologica della serie ci dona risultati altalenanti, perché l’evoluzione delle variegate vicende è pur sempre speculare e non è sempre un bene: funziona nel terzo episodio, il forte e attuale “New Orleans, LA”, ma non regge l’anti-climatico finale in “Iron River, MI”, dove l’ambiguità di una scappata nella foresta proibita sfocia in una svolta magica accattivante, ma troppa gratuita per innestarsi bene in un racconto, similmente al pilot, dove delle buone premesse vengono viziate da un forzoso elemento sovrannaturale.

Monsterland - Stagione 1Non è casuale che tutti i titoli riportino nomi di città, perché sono tutte province della grande Monsterland oltre oceano: gli Stati Uniti d’America. Più o meno forte, la critica sociale terge a più gradi ogni storia dell’antologia, costruendo un quadro più grande, un immenso disegno oscuro che fa rovinare gli Angeli dal cielo, ma la cui morte è il sacrificio che può salvare i mostri dal lato oscuro della società americana. L’episodio dove l’eco della realtà più si fa vivido è senza dubbio il secondo, “Eugene, OR”; è palese il richiamo alla radicalizzazione dei giovani nell’Alt-Right e ai suoi terroristi. Non inferiore è l’effetto farfalla dell’inquinamento dei mari da parte delle multinazionali fra il quinto e il settimo episodio, o persino in “Iron River, MI”, meno riuscito, ma dove la società delle apparenze gioca un ruolo fondamentale ed è uno dei fulcri tematici della short story in salsa seriale. Alle volte il messaggio è troppo diretto, quasi paternalistico, e la giusta critica sociale perde di potenza quando, in questo caleidoscopio fra il surrealismo e il sovrannaturale, il dialogo sbreccia lo schermo e rompe la magia: un esempio è nell’ultimo episodio dove il protagonista va troppo nel dettaglio su cosa simboleggi il sangue degli angeli trattato e ridotto a psicotropo.

Non esisterebbe Monsterland senza mostri ad abitarla, nelle loro sembianze troppo umane per non essere vere. Altro punto di forza della serie sono i ritratti urbani che popolano gli Stati Uniti d’America, convincenti grazie anche ai nomi coinvolti, sebbene la loro resa sia altrettanto altalenante per la natura erratica delle trame che compongono l’antologia, non sempre al passo con l’atmosfera e le tematiche proposte.
La serie è ambigua sul mostrare o no i giudizi “autoriali” sui suoi personaggi, ma il dinamismo di questi li rende vivi abbastanza da costruire empatia (o ribrezzo) nello spettatore. L’umanità di tutti loro si dispiega nei vari racconti in molte sue sfaccettature, ma poche di queste lasciano spazio alla speranza.
Lo show è tuttavia chiaro sull’affermare che non esistono due mostri uguali a sé stessi.
Monsterland - Stagione 1Quando trova la marcia giusta, le circostanze della mostruosità sono dipinte in maniera realistica e viscerale, tanto da risonare a più di un livello: dall’imitazione di un problema sociale in “Eugene, OR” al dramma intimo e familiare della famiglia di “Newark, NJ”, passando per la redenzione di Shawn in “Plainfield, IL” e l’insostenibile colpa di Annie in “New Orleans, LA”.
Ed è altrettanto chiaro sull’impossibilità del rinsavire in alcuni di loro, macchiati di colpe tali da rendere impossibile lo schiudersi di quello spiraglio di umanità e di luce nelle loro storie. Un esempio è la sopracitata Annie, moglie di un famoso medico colpevole di azioni indicibili, ma di cui è sempre stata complice con la sua ostinata omertà. Il “mostro” sarà costretto a rivivere anche da sorda il frastuono della banda musicale che suonava durante il primo dei suoi silenzi, a simboleggiare quanto sia stata insopportabile per le vittime la sua complicità col marito, a partire dal figlio stesso.

Questo peso che tutti gli attanti trascinano con sé, diventa un simbolo nel rapporto fra gli eventi sovrannaturali e i protagonisti. Le apparizioni irreali, dall’orrore al folklore, sono manifestazioni emblematiche di un disagio, di una colpa, di qualsiasi peso gravi sulle spalle di chi non ha mai affrontato il proprio lato oscuro. In questi scorci di vita quotidiana, l’elemento surreale si inserisce spesso con lentezza, fino a realizzarsi in un orrore vero e proprio, come l’inquietante trombettista del terzo episodio o nella manifestazione quasi divina dell’angelo nel finale di stagione. Sebbene, come succitato, non è sempre un percorso azzeccato e con una risoluzione soddisfacente, l’identità di Monsterland come show si cementifica decentemente in queste agnizioni orrorifiche e surreali, quando il gioco vale la candela. In alcuni episodi, il sovrannaturale non riesce a donare l’originalità auspicata, in risoluzioni che appaiono troppo raffazzonate rispetto a quanto questo show è in grado di promettere.

Monsterland è uno show da tenere sottocchio, benché non sempre sia all’altezza delle sue ambizioni, ma le atmosfere e alcune delle vicende più azzeccate rendono questa serie antologica ben più che una mera trasposizione di una raccolta di racconti di successo, assurgendo a spaccato di una vita quotidiana tragica, dove la creatura più inquietante ha senso di esistere.

Voto: 7

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