Euphoria – 1×00 Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob – Part 2: Jules 2


Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesLa seconda parte dello speciale della serie HBO Euphoria arriva a un mese e mezzo dalla prima con un focus interamente centrato sull’altra parte della storia: se “Trouble Don’t Last Always” era infatti dedicato alla protagonista Rue, in “Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob” troviamo Jules, il cui compito all’apparenza è quello di darci un completamento della prima ora. Quello che di sicuro non potevamo aspettarci era che questi 50 minuti avrebbero portato lo spettatore a rivalutare interamente ciò a cui ha assistito per tutta la prima stagione, senza che questo passi per un ret-con o risulti artificioso.

Questa rivalutazione era forse prevedibile dal momento che per la prima volta vediamo ciò che è successo dagli occhi di Jules, abbandonando quindi il punto di vista della protagonista in favore di una prospettiva diversa, o per meglio dire complementare. Non ci sono infatti delle vere e proprie contraddizioni tra le due visioni, ma scopriamo una serie di questioni della vita di Jules che ci portano a reinquadrare quanto avevamo visto e sentito raccontare da Rue; i punti di contatto ci sono e vengono evidenziati da questi due episodi da un punto di vista narrativo – e visivamente solo in conclusione anche se in modo ambiguo, come vedremo.
Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesEntrambe le ragazze partecipano a un’ora di terapia, e il fatto che Ali non sia un terapeuta non diminuisce affatto la portata del parallelo, anzi: per molti versi possiamo dire che Trouble Don’t Last Always” sia stata molto più potente a livello psicologico proprio perché Ali non è uno specialista ma conosce perfettamente ciò che Rue sta attraversando. C’è poi la questione delle scene nell’appartamento di New York, che scopriamo essere un sogno di Jules e che si trasforma con il cambio della puntata: se nella prima parte si tratta di un sogno felice in cui le due ragazze vivono insieme, e solo alla fine viene introdotto l’elemento disturbante della ricaduta di Rue, nella seconda parte diventa un vero e proprio incubo, che racchiude tutte le paure di Jules (dalla morte di Rue per una sua assenza all’irrealtà delle sue storie immaginate che la allontanano dalla ragazza, fino al punto in cui quella casa – che non esiste – diventa per estensione il rifugio di Jules degli ultimi mesi, da cui viene tirata fuori dal padre).

Da un punto di vista visivo e strutturale le due puntate sono molto diverse: quella di Rue è non solo libera da qualunque sperimentazione estetica tipica della serie, ma ha anche un’impostazione teatrale inusuale, che rende lo scambio con Ali immediato e diretto (e del resto durante quella puntata Rue è sotto l’effetto di droghe, quindi aderire al suo punto di vista sarebbe stato controproducente rispetto al dialogo che si è voluto rappresentare); Jules, al contrario, è protagonista di un episodio in cui la terapia non è l’elemento stabilizzante ma è al contrario quello che innesca una rielaborazione del proprio vissuto in una chiave che sì, avrà come obiettivo quello della chiarezza, ma che nella sua prima fase non può che essere confusa, frammentaria e sconnessa – come capita a chiunque inizi un percorso di terapia.

Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesEcco che l’estetica propria della serie qui si rende strumento essenziale nella restituzione del messaggio: un esempio chiaro di questo è quella specie di sigla iniziale sulle note di “Liability” di Lorde. L’inquadratura fissa sull’occhio di Jules mentre passano le immagini della prima stagione può sembrare ad una prima analisi un mero esercizio di stile, tutt’al più un modo molto urlato per evidenziare il cambio del punto di vista, ma col senno di poi ci si rende conto che è già tutto lì: le lacrime, dunque il dolore, che riempiono l’occhio vanno a sbiadire e a confondere le immagini del passato, fino alla conclusione con un’immagine distorta di Jules letteralmente ribaltata. Ed è questo ciò a cui assisteremo durante la puntata: la decostruzione di una ragazza che non si riconosce più, che non trova il bandolo della matassa e che viene aiutata a intraprendere un percorso che porti sì alla sua ricostruzione ma senza passare per la mortificazione della propria persona, come istintivamente Jules inizia a fare.
La puntata si può quindi analizzare partendo da due colonne portanti che hanno in Rue l’elemento di connessione: da una parte la storia della madre di Jules – l’elemento che ci mancava per capire gran parte delle sue azioni – e dall’altra l’identità della ragazza che, arrivata al punto di rottura, rifiuta il suo passato nell’unico modo che le pare valido, ossia con il rifiuto di se stessa e del suo percorso di ragazza transgender.

Well, just like, how a mom sees you before you’re anything.
And, like, loves you just for that. And all you have to do is just, like, sit there and exist.

Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesPremesso che i due temi in questione sono talmente interconnessi da risultare quasi uno solo, per comodità di analisi partiremo dal primo per osservare come l’omissione di Jules di una parte importante della sua vita sia stata ciò che ha portato Rue e noi con lei a vedere i suoi comportamenti con una certa superficialità, o a non comprenderli fino in fondo proprio perché non ne vedevamo la radice. Quello che più di tutto ci ha tratti in inganno è stato il fatto che Rue, grazie alle confidenze di Jules, ci ha raccontato molto della vita di quest’ultima, compreso il ricovero a 11 anni, l’autolesionismo e il tentato suicidio. Questo ci ha dato un’illusoria impressione di onniscienza, come se, avendo il privilegio di conoscere una parte così difficile della sua vita, non potessimo essere all’oscuro di altri traumi; tuttavia è solo con questo episodio che scopriamo l’alcolismo della madre e di conseguenza come l’esperienza di Jules con le dipendenze (e gli effetti che queste hanno sui figli delle persone con dipendenza) riscriva completamente la storia del suo rapporto con Rue. Non si tratta “semplicemente” dell’averglielo tenuto nascosto per proteggerla; si tratta, in modo più profondo, di quel tratto emergenziale che caratterizza chiunque conviva con persone con qualche dipendenza – specialmente nel caso di bambini e ragazzi – e che porta a sviluppare l’ossessione e al contempo il terrore dell’essere presenti nella vita della persona dipendente.
Se la propria presenza in una determinata situazione può potenzialmente salvare una vita, allora quanto è sottile il confine che divide il pensare a se stessi dal pensare solo ed esclusivamente all’altra persona? È difficile trovare una via di mezzo, che tenga conto delle necessità altrui ma anche e soprattutto delle proprie; è impossibile quando al contempo si è adolescenti e non c’è stato il tempo di costruirsi come persona prima di doversi occupare di qualcun altro.

È ad esempio per questo che il comportamento di Jules alla stazione assume tutto un altro significato rispetto a quando lo abbiamo visto: se allora era parso un atto egoista davanti a una Rue spaventata, era solo perché non potevamo vedere la paura di Jules, che solo poco tempo prima (alla festa di Halloween) aveva scoperto della ricaduta di sua madre, avvenuta dopo che quest’ultima aveva cercato di scusarsi e se n’era andata dalla casa prima che Jules decidesse di parlarle. Come può un’adolescente sentire la responsabilità della vita di un genitore tra le proprie mani e non patirne le conseguenze nei rapporti con gli altri? Peggio ancora: come può non patirle quando la persona che ama – l’unica ad averla vista per quello che lei sente di essere davvero – è un’altra persona con un grave problema di dipendenza? Ecco che la fuga alla stazione diventa per un attimo il momento in cui Jules sceglie se stessa: sceglie per una volta di non seguire, semmai di essere seguita, e se no pazienza. Certo, dura poco: e infatti Jules rimpiange quella scelta, che potrebbe averle fatto perdere Rue per sempre. Ma questo non le impedisce di essere arrabbiata, con sua madre e con Rue al tempo stesso.

Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesLa sovrapposizione delle figure di Rue e della madre è inconsciamente elaborata da Jules quando parla di come la ragazza l’abbia vista (come una madre) per quello che lei è, “la me sotto i milioni di strati di non me”; è portata a livello di coscienza dalla terapeuta, che evidenzia il legame in modo consapevole; ed è infine sintetizzato dall’altra sezione musicale della puntata, in cui i montaggi alternati tra le scene con la madre e quelle con Rue si mescolano con le parole di Jules e con quelle di Billie Eilish e Rosalìa con la loro “Lo vas a olvidar”.
Il rapporto con due donne così importanti per lei e al contempo in grado di portare un continuo squilibrio nella sua esistenza l’hanno quindi spinta a trasferire la sua vita (o almeno, l’immagine che lei aveva di una vita sicura) nei rapporti online, perché credeva di essere lei in controllo della situazione. E anche quando questa realtà si rivela falsa, rimane comunque una fantasia potenzialmente aperta a tutto, e quindi dalle infinite possibilità. Mentre tutto questo accadeva, però, ha conosciuto Rue e ha iniziato a provare qualcosa per lei: scopriamo quindi come la famosa scena del primo bacio vada anch’essa rivisitata alla luce di ciò che sappiamo ora, e cioè che il blocco di Jules non è stato per un bacio inaspettato, quanto perché quella era la realtà che invadeva il suo mondo ideale, creando un conflitto. La caduta di tutto il castello di carte coincide con la dolorosa presa d’atto che quella cosa sembrava reale ma non lo era, che quando l’immaginazione supera la realtà può essere bello per un po’, ma è destinato a trasformarsi presto in un incubo – come quello di New York.
Non è esagerato forse dire che anche Jules debba distaccarsi da una dipendenza, che è quella che la lega al suo mondo immaginario.

I feel like my entire life, I’ve been trying to conquer femininity, and somewhere along the way, I feel like femininity conquered me.

Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesPuò sembrare strano arrivare solo alla fine al discorso legato al percorso di transizione di Jules, e per diversi motivi: perché è la prima cosa di cui lei vuole parlare (“I think I want to go off my hormones”), perché l’episodio è co-sceneggiato dalla stessa Hunter Schafer, il cui contributo alla scrittura di questo tema non poteva che rivelarsi essenziale visto il medesimo percorso di transizione dell’attrice/sceneggiatrice. La verità però è che senza i discorsi fatti fino ad ora non si può davvero capire quella prima frase di Jules, che nella sua schiettezza pare davvero una volontà di de-transizione, salvo poi sgretolarsi davanti alla terapeuta nel momento in cui tutti gli altri temi vengono a mano a mano affrontati, analizzati e ricollocati al loro giusto posto. Jules non ha effettivamente pensato a lungo a questa de-transizione: smettere di prendere ormoni non è un’idea reale, bensì il risultato di un rifiuto più ampio, che è quello che rivolge a se stessa. Non rifiuta la sua femminilità, ma quella femminilità che sente di aver costruito solo per compiacere altri, mentre solo ora si rende conto che l’unica persona a cui doveva rispondere era lei stessa.

Come spesso accade quando si entra in una crisi identitaria, la scoperta di aver agito in modo scorretto nei confronti di se stessi fa rapidamente arrivare ad un rifiuto per qualunque propria scelta passata, e dunque a un rifiuto di se stessi: la necessità di costruirsi con volontà e consapevolezza sembra insomma poter passare solo attraverso un rifiuto di tutto ciò che non rispecchia la propria volontà, e questo è un processo che può portare dal senso di colpa al disprezzo più totale per se stessi, fino all’autolesionismo e ai pensieri suicidi. Jules si sente in obbligo di essere così critica nei suoi confronti perché a parlare è il rifiuto di essere stata per anni una persona che si è costruita non per volontà ma per reazione.
È una fase molto comune in chi attraversa un percorso simile, indipendentemente dalle ragioni: e l’unica soluzione sembra essere quella di abolire tutto, farsi saltare in aria e ricominciare da capo. Se caliamo questo discorso nel percorso di transizione di Jules, la realtà che ne emerge è di dolorosa presa di distanza: smettere di prendere solo i farmaci che bloccano gli ormoni maschili vuol dire far emergere quei tratti che la renderanno “non più desiderabile dagli uomini” – quelli attorno ai quali lei ha costruito “la sua intera femminilità”. E tuttavia, persino l’idea di smettere di prendere ormoni è, di nuovo, un automatismo, una reazione, e non una decisione davvero sua.

Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: Jules“At least for me, being trans is spiritual. […] It’s for me. It’s mine. It belongs to me” non sono le parole di una persona che vuole davvero affrontare una de-transizione, ed è qui che ci rendiamo conto di cosa voglia dire quella dichiarazione iniziale di voler smettere di prendere ormoni, se la colleghiamo a tutto il resto. Non vuol dire voler essere un uomo, bensì togliere tutti quegli strati che Jules non sente suoi, uno a uno, tornare a essere “la vera me”, quella sotto i milioni di strati di “non me”, per poter essere quella persona che solo una madre o una come Rue possono vedere. E da lì, e solo da lì, ricostruirsi come vuole lei, seguendo i suoi desideri e la sua volontà, costruendo la sua femminilità per se stessa e non per gli altri o basandosi su ciò che pensa che gli uomini vogliano. È quindi un ritorno all’utero ciò che Jules cerca, una possibilità di ricominciare, e non certo un rifiuto del suo essere transgender.

La puntata si chiude con l’incontro tra Jules e Rue, in quella notte di Natale in cui si situa la prima parte dello speciale: un confronto breve ma che questa volta percepiamo davvero come paritario perché conosciamo entrambe le parti della storia. La conclusione dei due episodi è visivamente simile e tuttavia divergente: se con Rue avevamo un’inquadratura fissa su di lei, attraverso la pioggia e il vetro della macchina, che si avvicinava sempre di più fino a un primissimo piano sul suo sguardo immobile e perso, qui abbiamo il procedimento contrario. Il dolore di Jules, il suo pianto, sono reazioni attive, che la macchina da presa cattura da vicino per poi allontanarsene, sempre attraverso un vetro e la pioggia ma con un movimento contrario, che le pone quindi in collegamento ma allo stesso modo ambiguamente distanti, o quantomeno in punti molto diversi del loro percorso.

Euphoria - 1x00 Fuck Anyone Who's Not a Sea Blob - Part 2: JulesÈ insomma chiaro come queste due puntate speciali abbiano molto in comune ma anche molto a differenziarle; in queste differenze ognuna ha i suoi pregi, ma è innegabile come questa seconda parte sia riuscita in modo acuto e sensibile a ricollocare il personaggio di Jules nel suo posto, a dare una nuova chiave di lettura all’intero show e soprattutto ad affrontare un tema come il percorso di transizione nel modo più corretto possibile, ossia facendolo scrivere a una persona che non solo ha vissuto quell’esperienza ma che, in questo caso, è anche la stessa attrice che porta in scena quel personaggio. Un’occasione praticamente unica nel quadro televisivo di oggi e che merita il nostro plauso.

Voto: 8½

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


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2 commenti su “Euphoria – 1×00 Fuck Anyone Who’s Not a Sea Blob – Part 2: Jules

  • Boba Fett

    Bellissima idea quella di approfondire i due caratteri principali nella lunga attesa di una seconda stagione che tarda ad arrivare. Ho trovato questi speciali particolarmente toccanti, forse in antitesi perché in questo ho visto una reazione costruttiva, un barlume di speranza, mentre in Rue un doloroso e pericoloso atteggiamento passivo. Emotivamente la prima parte mi ha coinvolto maggiormente, ma ho trovato davvero interessante “l’inversione a U” nel cammino identitario di Jules. Straordinarie la Schafter e Zendaya nelle interpretazioni e in generale continuo a trovare tanti punti di contatto fra Euphoria e We Are Wo We Are…

     
    • Federica Barbera L'autore dell'articolo

      Sono stati davvero due episodi molto belli, che appunto hanno tanto in comune ma anche tanto a differenziarli – soprattutto come dici giustamente nelle reazioni delle due ragazze, e secondo me quel movimento finale di macchina, uguale e contrario, vuole darci proprio un segnale in questo senso.
      Sicuramente la questione Covid e quindi il fatto di avere meno gente sul set ha portato ad elaborare due puntate più introspettive, ma come si dice, di necessità virtù! E sono stati davvero bravissimi tutti perché non è facile creare degli speciali che non siano solo degli extra ma che intervengano in questo modo sulla narrazione complessiva!