Reduce da una quarta stagione che ha dimostrato, fino ad ora, l’apice della maturità e della consapevolezza narrativa da parte dei suoi autori, Rick and Morty torna in scena con la quinta stagione dimostrando immediatamente di non aver perso nulla della sua esplosiva capacità creativa, facendoci immergere nel suo – o, per meglio dire, nei suoi – innumerevoli universi senza però perdere mai di vista le caratteristiche che rendono i suoi personaggi memorabili, a dispetto delle innumerevoli trasfigurazioni e avventure che vivono e subiscono.
Fra le sensazioni che più si avvertono nell’approcciarsi alla visione di una nuova stagione o puntata dello show della Adult Swim, c’è indubbiamente un certo entusiasmo proveniente dalla consapevolezza (maturata dai fan della serie dopo le prime annate della serie) di stare per assistere a qualcosa di totalmente imprevedibile: la vorticosa creatività di Rick and Morty sembra non trovare alcun limite, assicurando agli spettatori l’immersione in un mondo variegato, in cui anche le più assurde possibilità narrative vengono spesso portate agli estremi, creando un irresistibile show le cui puntate assicurano quasi sempre una gran dose di divertimento. Ma – e questo è anche uno dei motivi principali del successo della serie – Rick and Morty non si è mai limitata solo a questo: i suoi personaggi disfunzionali e il rapporto che lega fra loro nonno e nipote, ma anche le interazioni che avvengono con il resto della famiglia, sono state sviluppate in maniera brillante e mettono a fuoco il carattere di ognuno dei suoi personaggi, permettendo allo show di evitare una dispersione eccessiva anche quando questi ultimi vengono catapultati nelle avventure più assurde e confusionali.
I primi due episodi di questa quinta stagione non fanno eccezione: Rick and Morty non solo ripropone e ravviva il suo coloratissimo estro, che è ormai diventato quasi la firma dello show, ma si appropria dell’esperienza maturata nelle precedenti stagioni per giocare a sfidare i suoi stessi limiti narrativi e creativi, portando lo show ad esplorare qualunque possibilità della sua narrazione in quello che sembra ormai diventato un esperimento o un gioco di sceneggiatura, che non fa che dimostrare quanto gli autori ormai siano in grado di padroneggiare gli elementi della serie.
L’esordio della nuova stagione, con “Mort Dinner Rick Andre”, sembra inizialmente incamminarsi verso la messa in scena di una delle avventure più “tradizionali” di Rick and Morty, che vediamo alle prese con un’altra delle loro violente vicissitudini spaziali. Ma la puntata innesca, a partire dalla conclusione di questa avventura (e dal disperato salvataggio da parte di Morty), una serie di vicende totalmente diverse che hanno luogo appena i due tornano a casa. Così facendo, lo show è riuscito a realizzare due propositi nello stesso tempo: permettere agli spettatori di familiarizzare subito con il mood della serie dopo l’attesa fra le due stagioni e inserire elementi nuovi in grado di rinfrescare la sceneggiatura. A questo secondo proposito risponde l’introduzione di Mr. Nimbus, un eccentrico (a dir poco) leader del mondo marino – doppiato dallo stesso Dan Harmon – che viene presentato come la nemesi di Rick; un personaggio la cui sola assurdità assicura parte del divertimento della puntata. Per quanto riguarda la grottesca avventura vissuta da Morty che, nel tentativo di procurarsi il vino per la cena e per Jessica, provoca la nascita e la crescita di un’intera popolazione in un altro mondo che vive per ucciderlo, la serie mette in luce i tratti più divertenti della personalità del ragazzino, la cui incapacità di ragionare e dialogare in presenza della sua neverending crush hanno dato il via a tutta la serie di grottesche vicende spaziali.
Se il primo episodio ha avuto il merito di riabituarci all’alto livello di Rick and Morty, “Mortyplicity” compie alla perfezione quella sorta di gioco narrativo di cui si è parlato in precedenza, portando ai limiti narrativi più variegati e diversificati un concetto in partenza semplice (l’esistenza delle repliche della famiglia Smith) che si allargherà nel tempo e nello spazio in maniera così vorticosa da rendere infine l’intero episodio un intreccio quasi irrisolvibile (lo stesso Rick avrà bisogno di spiegare le cose attraverso un diagramma), ma irresistibilmente spassoso.
Ciò che continua a stupire in positivo è l’onnipresente capacità di Rick and Morty di permettere agli spettatori di avere una visione lucida di quanto accade negli episodi anche se questi ultimi presentano gli elementi più assurdi e confusionari, sia per quanto riguarda la sceneggiatura e sia per quanto riguarda l’apparato visivo. “Mortyplicity” non fa eccezione, anche perché gli autori non dimenticano mai di mettere ben in rilievo le personalità di ogni membro della famiglia Smith, riuscendo a trovare nei loro caratteri diversificati una solida base d’appoggio attorno cui costruire senza paura trame ed elementi assurdi ed estrosi. Nelle stagioni precedenti, lo show ha dimostrato spesso (anche se non sempre con costante brillantezza) quanto le personalità e le relazioni della famiglia Smith possano evolversi nel corso degli episodi, costruendo un percorso lineare che si muove nel sottosuolo della follia degli episodi. È un processo che, con tutta probabilità, questa quinta stagione continuerà a maturare, anche se questi primi due episodi non hanno concesso molto tempo a un’analisi più profonda dei propri personaggi.
In definitiva, Rick and Morty ritorna con la sua solita vitalità sfrenata, aprendo la strada alla continuazione di uno show che dimostra ancora di poter padroneggiare le sue infinite possibilità narrative e creative. Arrivato alla sua quinta stagione, lo show di Roiland e Harmon non ha alcuna intenzione di mollare la presa, mettendo in scena episodi che ripropongono le caratteristiche migliori di Rick and Morty e che, nello stesso tempo, preparano la strada per il seguito di una stagione che non si può che accogliere con entusiasmo.
Voto 5×01: 8
Voto 5×02: 8