Brooklyn Nine-Nine – Stagione 8


Brooklyn Nine-Nine – Stagione 8Dopo otto stagioni e un salvataggio in extremis che ha portato la serie dal network natio Fox a quella che è sempre stata la casa delle serie create da Michael Schur, NBC, Brooklyn Nine-Nine giunge al termine del suo percorso con un doppio finale che può dirsi solo in parte riuscito.

Prima di analizzare il season finale, vale però la pena ripercorrere gli episodi di questa annata finale dello show – composta da sole dieci puntate trasmesse settimanalmente a coppie.
La premiere e il secondo episodio, di cui abbiamo già parlato, mettono perfettamente in luce i pregi principali della serie, ovvero la capacità di affrontare temi complessi e attuali con grande attenzione e sensibilità – in questo caso la violenza e l’abuso di potere da parte della polizia – e quella di dar vita a personaggi e relazioni marginali dal punto di vista della rappresentazione audiovisiva – ad esempio il Capitano Holt e il suo rapporto con Kevin –, il tutto senza perdere mai di vista l’ossatura comedy dello show.
Gli episodi centrali mantengono, tra alti e bassi, un buon livello qualitativo, mostrando però alcuni segni di stanchezza dal punto di vista della scrittura. Episodi come “Blue Flu” e “The Set Up” portano avanti in maniera abbastanza convincente la riflessione sui problemi strutturali della polizia, non solo tramite l’utilizzo del personaggio di O’Sullivan (John C. McGinley) in qualità di villain, ma anche e soprattutto mettendo Jake nella posizione di dover rispondere delle sue azioni – scontando ben cinque mesi di sospensione. Al tempo stesso, il progetto di riforma che coinvolge Amy e Holt riesce a infondere un barlume di speranza e ottimismo nel futuro della polizia newyorkese, forse un po’ ingenuo ma coerente con quella che è pur sempre una comedy.

Brooklyn Nine-Nine – Stagione 8L’altra linea narrativa fondamentale di questa stagione conclusiva riguarda la gestione da parte di Amy e Jake del loro duplice ruolo di genitori e poliziotti, legandosi così a doppio filo alle vicende del distretto e dei suoi componenti: in “Balance”, ad esempio, gli autori fanno un ampio uso di classiche (per non dire trite) situazioni da sitcom, riuscendo però a infondere originalità e spessore al racconto tramite la riflessione sui ruoli di genere all’interno della coppia – come verrà poi confermato nel finale.
Non mancano poi gli episodi “speciali”, che vanno a ripescare a piene mani dalla mitologia della serie, con risultati alterni: “PB & J”, forse la puntata meno riuscita, reintroduce per l’ultima volta il personaggio di Trudy Judy (Nicole Byer), mentre “Game of Boyles” ci riporta dalla famiglia Boyle, coniugando la parodia di Knives-Out con l’approfondimento del personaggio di Charles – senza dimenticare il bacio sotto la pioggia di Holt e Kevin.
Anche il complicato rapporto tra i due riceve ampio spazio, regalandoci alcuni tra i momenti più divertenti e commoventi di questa breve stagione e culminando in “Renewal” in cui, dopo una serie di equivoci e imprevisti, i due finalmente riescono a trovare un equilibrio tra vita privata e sfera lavorativa.

Arriviamo così al doppio finale, “The Last Day”. Come spesso accade in questi casi, l’episodio cerca di mettere insieme varie esigenze – dare una degna conclusione agli archi narrativi di ciascun protagonista, riportare in scena guest star e vecchi personaggi (in primis Gina), riproporre per un’ultima volta l’heist, che ha dato vita ad alcuni dei migliori episodi della serie – finendo però col perdere di coesione ed efficacia. Per quanto riguarda l’heist, l’impressione infatti è che gli autori cerchino in tutti i modi di ripetere i fasti del passato, portando le situazioni all’estremo ma senza riuscire, all’ennesima iterazione dello stesso concept, a eguagliarsi.
Brooklyn Nine-Nine – Stagione 8Allo stesso modo, anche l’inserimento di vecchie glorie come Pimento (Jason Mantzoukas) e Gina (Chelsea Peretti) risulta, dal punto di vista narrativo, alquanto forzato, non essendoci il tempo per valorizzarne a pieno il ritorno. Va meglio sul versante dei protagonisti: i dialoghi finali tra Amy e Rosa e tra Jake e Holt colpiscono nel segno, dimostrando l’ottimo lavoro fatto dalla writers’ room in questi otto anni. La scelta che però lascia più sorpresi è quella di far ritirare Jake dal suo ruolo di detective per crescere Mac e dare a Amy la possibilità di dedicarsi alla sua carriera: per quanto estrema e per certi versi difficile da accettare, si tratta di una decisione coraggiosa e coerente con quanto visto finora. Gli autori hanno scelto infatti di usare il protagonista dello show per portare avanti una riflessione sui ruoli di genere all’interno della coppia e sulle criticità interne alle forze dell’ordine, utilizzando quindi il suo (privilegiato) punto di vista per innescare una presa di posizione e di distanza da dinamiche e situazioni tossiche, che necessitano di un cambiamento.

Nel complesso, Brooklyn Nine-Nine conclude il suo percorso con una stagione altalenante, ma non priva di pregi. La scelta di includere nel racconto i discorsi sull’abuso di potere e sulla violenza della polizia è stata senza dubbio apprezzabile e coraggiosa, ma al tempo stesso quasi impossibile da gestire con il giusto livello di approfondimento in una workplace comedy. Anche l’aspetto prettamente comico ha mostrato qualche segno di cedimento, soprattutto nei casi in cui gli autori hanno scelto consapevolmente di puntare sull’effetto nostalgia e sui tormentoni già noti e amati della serie – Judy, l’heist – senza però riuscire davvero a rinnovarli. Resta però intaccata la cura nella scrittura dei personaggi, il primo e più grande punto di forza di una comedy e quello che, nonostante tutto, ci farà sentire la mancanza di questo show.

Voto stagione: 7
Voto serie: 8

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