The Morning Show – 2×01 My Least Favorite Year


The Morning Show - 2x01 My Least Favorite YearLa prima stagione di The Morning Show, andata in onda alla fine del 2019 in concomitanza con il lancio di AppleTv+, è stata per molto tempo sulla bocca di pubblico e critica, e per diverse ragioni: a fronte di non poche critiche (da soluzione narrative improbabili al suo essere “sorkiniana senza Sorkin”), la serie si è invece imposta sul fronte delle tematiche trattate e del filone in cui si è inserita. Pur essendo andata in onda a fine 2019, è riuscita in modo intelligente a trattare il tema #MeToo senza risultare fuori tempo massimo grazie soprattutto a scelte coraggiose – una su tutte, quella di mostrare il ruolo delle donne di potere all’interno di certe dinamiche patriarcali e di farlo rappresentare da un’attrice eccezionale quale Jennifer Aniston. 

Il finale della scorsa stagione è una di quelle scene epocali che non si dimenticano e davanti al quale si perdonano anche certe leggerezze di scrittura – ma non tutte: l’arrivo di Bradley alla UBA, per dirne una, rimane uno di quegli eventi per cui è davvero necessaria molta sospensione d’incredulità. La potenza della denuncia portata avanti da Bradley ma soprattutto da Alex, la quale affronta un percorso interiore difficilissimo per riconoscere il suo contributo in tutta la vicenda che ha coinvolto Mitch, è il perfetto coronamento di una stagione che ha mostrato molti dei meccanismi marci che governano un qualunque network contemporaneo. Il problema non si trova affatto in quel finale: ma in come andare avanti a partire da lì e a distanza di quasi due anni.

The Morning Show - 2x01 My Least Favorite YearPurtroppo la pandemia ha colpito il mondo della serialità in modi ormai ben noti e tutte le serie, quale di più quale di meno, si sono trovate a fare i conti con il Coronavirus, da un punto di vista sia narrativo – non esiste serie ancorata all’attualità che non abbia dovuto inserire il tema in qualche modo – che produttivo. The Morning Show non fa eccezione: le riprese della seconda stagione erano infatti appena partite a febbraio 2020 e sono andate avanti poco più di tre settimane, per poi fermarsi per un tempo molto lungo che ha portato questa annata ad andare in onda solo ora. Risulta scontato dover parlare di quanto questo slittamento abbia avuto delle conseguenze sulla narrazione, che si possono dividere in due parti principali: la non più sentita urgenza di parlare degli scandali legati al #MeToo – che non ha nulla a che spartire con la sua importanza, anzi: siamo semplicemente passati a una fase successiva; la necessità di inserire la pandemia nel racconto. Questa è forse la parte più ostica con cui ci si trova a fare i conti, perché le serie andate in onda nell’ultimo anno l’hanno già fatto e in diverse variazioni, tanto che quando uno show come The Good Fight – arrivato a fine giugno – ha deciso di saltare completamente quella parte, dedicandole una sola puntata e lasciandola sullo sfondo per il resto della stagione, non si è potuto che tirare un sospiro di sollievo.
The Morning Show non poteva farlo: la sua storia a livello diegetico terminava nella prima metà del 2019 e non era in alcun modo possibile farle saltare due anni, perché si doveva obbligatoriamente fare i conti con le conseguenze di quanto accaduto. Dato quindi per scontato che non c’erano altre scelte, la prima domanda da porsi ora è se il pubblico sia pronto a rivedere – di nuovo – l’inizio della pandemia, per di più dalla prospettiva di un programma di news che per forza di cose dovrà analizzare l’accaduto in maniera approfondita.

The Morning Show - 2x01 My Least Favorite YearQuello che traspare da questa season premiere, “My Least Favorite Year”, non sembra dare segnali molto incoraggianti, innanzitutto per la gestione piuttosto confusionaria della timeline dell’episodio: si inizia infatti con ciò che accade direttamente dopo il discorso di Alex e Bradley, poi c’è un salto di un anno per mostrarci – in un montaggio certamente ben fatto e toccante – le strade vuote di New York durante la pandemia, per poi tornare indietro di tre mesi – alla fine del 2019, ossia otto mesi dopo il season finale – per vedere le conseguenze a lungo termine di quanto accaduto nella prima stagione.
Il solo fatto che si sia sentita la necessità di questi salti mortali per mostrarci che sì, si parlerà di pandemia, rende già chiaro quanto il discorso sembri tutto fuorché fluido, mostrando con ogni evidenza quanto si tratti di un’aggiunta ex post rispetto ad una narrazione che era già stata (giustamente) costruita e strutturata. Ma non c’è solo questo: la puntata è ricca di momenti che vogliono strizzare l’occhio allo spettatore – la news proveniente dalla Cina che viene ignorata, il 2020 visto come l’anno della rivalsa rispetto a un orrendo 2019, la comparsa che starnutisce dietro a Cory alla fine dell’episodio – e che però risultano posticci, volti solo a sottolineare (e in modo nemmeno tanto originale) quello che abbiamo già capito benissimo – sì, la pandemia da Covid-19 sta arrivando.

The Morning Show - 2x01 My Least Favorite YearTanta volontà chiarificatrice sarebbe stata decisamente più utile in altre sezioni della puntata, ad esempio quelle in cui si mettono in scena i nuovi cambi di ruolo: Cory viene licenziato subito dopo la puntata incriminata, ma otto mesi dopo è a capo della UBA – peraltro grazie all’aiuto di Bradley, anche se la dinamica risulta piuttosto nebulosa e non si capisce quanto questo sia volontario; quest’ultima era in coppia con Alex e responsabile insieme a lei della denuncia del network e di Fred Mickland, eppure otto mesi dopo non solo lavora ancora lì, ma ha evidentemente passato i mesi precedenti a fare di tutto per farsi piacere dalla rete – è difficile vedere in questo comportamento una coerenza con il personaggio che ci è stato mostrato fino ad ora, per quanto venga reso chiaro sin da subito che Bradley abbia i suoi obiettivi. L’aggiunta di Eric (Hasan Minhaj) è gestita senza grossi problemi, ma tutta la dinamica per cui è lui ad arrivare al programma serale al posto di Bradley per la sostituzione di Marcus Ray (un caso di violenza psicologica sui dipendenti a cui forse si potevano dedicare un paio di minuti in più) è fin troppo chiaramente accelerata per arrivare a quel finale: quello in cui il piano “perfetto” di Cory, ossia ricostruire la coppia Alex/Bradley, va in porto poco prima delle due più grandi minacce che la UBA dovrà affrontare –, il COVID, nel caso in cui non si fosse ancora capito, ma anche le accuse della famiglia di Hannah al network per omicidio colposo.

Il problema di questo primo episodio è che vuole fare troppo e tutto insieme: vuole collegare i fili col finale della scorsa stagione, mostrare un periodo intermedio che chiaramente non interessa a nessuno e la cui superficialità di esposizione ne tradisce il mero carattere di trait d’union, gettare le basi per l’ovvio ritorno di Alex al The Morning Show e ovviamente ricordare che prima o poi si parlerà, e tanto, di pandemia. A conferma della totale inutilità di questo passaggio ai fini della trama, abbiamo anche Yanko e Chip, chiaramente messi in scena per ricordarci che esistono e che rimangono in attesa del grande evento – il ritorno a qualcosa di vagamente interessante.
Trapela tanta confusione da questo “My Least Favorite Year”: non era sbagliato di per sé immaginarlo come episodio interlocutorio – moltissime season premiere lo sono, soprattutto se arrivano dopo un evento deflagrante –, ma il fatto che si percepisca questa superficialità, questo semplice dover passare dal punto A al punto B è ciò che fa fallire tutta l’esposizione.

The Morning Show - 2x01 My Least Favorite YearIl ritmo cambia quando si passa a parlare di Alex Levy, ritiratasi a vivere da sola in Maine negli ultimi otto mesi, diventata icona femminista – stando ai giornali messi in bella vista nella ripresa con cui si entra in casa sua – e concentrata a scrivere il suo libro di memorie. Il personaggio di Alex è decisamente scritto meglio rispetto a quello di Bradley, e il lavoro di Aniston è come sempre impeccabile; eppure nemmeno lei riesce a farci credere, ma nemmeno per un istante, che quel “No” detto e ripetuto a Cory sia concreto e reale, e questo perché è il resto della puntata a urlarci a chiare lettere che tutta la storia sta aspettando il suo ritorno – ritorno che, giusto per aggiungere un po’ di non-sense a tutta la vicenda, le viene ispirato da una chiromante del tutto incapace ma autrice di una frase sul senso di colpa che evidentemente ha su di lei l’effetto di una slavina. Insomma, per essere il gran ritorno di Alex Levy alla UBA, con le condizioni create da Cory Ellison, con la chimica pazzesca che Jennifer Aniston e Billy Crudup hanno sulla scena, si poteva fare di molto, molto meglio, e metterlo in scena sul filo del rasoio della mezzanotte del nuovo anno, con un buon montaggio e la musica giusta, non è sufficiente. È una bella confezione, di sicuro, ma il cui aspetto supera di gran lunga la qualità del contenuto.

Non un ottimo ritorno per The Morning Show, insomma, ma, come si diceva all’inizio, è impossibile non mettere in conto il peso che il lockdown ha avuto su una produzione già avviata. Ci complimentiamo sempre con chi sa cambiare in corsa e implementare l’imprevedibilità dell’attualità nella propria narrazione, proprio perché sappiamo quanto sia difficile; non si può quindi essere troppo duri con chi, con ogni evidenza, non ce la fa. Spiace solo dover constatare che a non riuscirci è una serie che parla di attualità e di news; rimane la speranza che le conseguenze di questa situazione si siano appunto limitate a questo zoppicante inizio e che, con la partenza della vera storia, ci sia un raddrizzamento dei binari della narrazione. L’alternativa non sarebbe di sicuro piacevole.

Voto: 5

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Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.

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