Stranger Things chiude la sua quarta stagione all’insegna dell’azione, tra colpi di scena e rivelazioni che preparano il terreno al quinto capitolo della serie, viaggiando – letteralmente – tra scenografie e ambientazioni tanto variegate quanto ancora una volta strepitose e curate nei minimi dettagli.
Il Volume 2, composto da sole due puntate, non delude le aspettative. Anche se la scelta di non operare una divisione più equa tra gli episodi è inusuale, questa potrebbe essere motivata in parte dalla chiusura del Volume 1 con la rivelazione sulla reale identità di Vecna – che aveva lasciato un cliffhanger degno dell’attesa – ma anche dall’ampia portata di questi ultimi due episodi, lunghi e densi di contenuto.
La narrazione riprende con Nancy prigioniera di Vecna-001, che le mostra la verità sulle sue origini ma anche il prossimo futuro della cittadina di Hawkins, lasciandola andare solo per consentirle di riferire il messaggio a Eleven. Questo è solo l’inizio degli ultimi due intensi episodi, che si snodano attraverso i filoni paralleli di ogni gruppo di protagonisti. Seppur necessario, il fatto di portare avanti così tante linee narrative in contemporanea rappresenta una pecca: infatti non a tutti viene dato lo stesso spazio, ma soprattutto lo stesso spessore. Il proliferare di personaggi e storyline non facilita la necessità di incastrare tutto nel tempo a disposizione, fattore che finisce per ridurre alcuni passaggi e personaggi a contorno, limitando e ridimensionando ruoli in precedenza ben più importanti. Questo porta a un effetto discontinuo, con alcune narrazioni che funzionano decisamente meglio rispetto ad altre; su tutte quella di Eleven, ben strutturata e funzionale non solo per la trama dell’intera serie ma anche per il suo personaggio e per l’evoluzione che ancora una volta attraversa. Il progredire della protagonista, interpretata da una sempre più brava Millie Bobby Brown, è curato davvero nei dettagli e non solo per il ruolo centrale che ricopre. Il tortuoso percorso di Eleven alla ricerca di se stessa e del senso nei suoi poteri ha raggiunto una portata davvero ampia e ogni tassello della sua storia deve essere perfettamente incasellato, al fine di riuscire a spiegare e tenere in piedi l’intero destino di Stranger Things.
Con il Volume 2 la quarta stagione dello show riesce infatti nell’intento di completare la presa di coscienza di Eleven, la cui maturazione culmina nel punto di morte del “padre”, il dottor Brenner. Seppure il suo aiuto, se così si può chiamare, abbia permesso alla ragazza di recuperare in toto i suoi poteri, il modo in cui Brenner soggioga la “figlia” genera una totale repulsione verso la sua figura, che culmina a seguito del tentativo di farle credere che quanto operato nei suoi confronti fosse basato sul desiderio di proteggerla. Il momento della morte di Brenner è talmente carico di peso emotivo che dà a Eleven la spinta per crescere e acquisire quella consapevolezza che la rende davvero pronta a combattere contro le ostilità. Con questi due episodi l’eroina di Stranger Things arriva a raggiungere un pieno controllo dei suoi poteri e un equilibrio a cui non era mai stata nemmeno vicina: ora la troviamo decisa a fare di tutto per proteggere chi ama e pronta per la battaglia finale con il Sottosopra e le sue creature, anche grazie alla presa di coscienza della creazione del primo varco tra la terra e il multiverso, che la rende ancor più forte e fiduciosa nelle sue capacità.
Se la storyline di Eleven è completa e non lascia nulla al caso, per altre trame parallele non è sempre possibile affermare lo stesso: i gruppi formati da Will, Mike, Jonathan e Argyle, e quello di Joyce, Murray e Hopper, hanno un’incisività un po’ sottotono. In più occasioni i dialoghi sono limitati allo scorrere degli eventi, ed entrambi i gruppi si salvano grazie ad alcune – poche – scene che rendono maggiore giustizia ai personaggi, e che sono poi quelle in cui si lascia spazio all’emotività: da Joyce e Hopper che si ritrovano ancor più solidamente legati, ai fratelli Byers che ritrovano l’equilibrio, ma anche al dialogo tra Will e Mike. Proprio questa scena colpisce più per la sensibilità dimostrata da Will – la quale si rafforza tanto da fargli fare un passo indietro rispetto ai suoi sentimenti pur di confortare l’amico e dargli forza in un momento di difficoltà – che per il tentativo di infilare il tema dell’omosessualità. Il suo discorso a Mike è emozionante, ma riuscito a metà: un po’ perchè ci si chiede se qualche minuto sia bastato per far riemerge una dimensione emotiva così segnata, un po’ perchè appunto il tema dell’omosessualità appare infilato senza troppo contesto. Probabilmente Netflix puntava molto sulla tematica ma in questa scena riesce poco: infatti il tema è molto più nitido nella trattazione attraverso Robin, portata avanti già nelle precedenti stagioni in modo più lineare. Anche il tentativo di risollevare il ruolo di Will facendogli rivelare di essere ancora legato al Mind Flayer e al Sottosopra è un po’ scarno; si auspica che entrambi i punti siano solo una preparazione di terreno per il ritorno del personaggio a un ruolo di maggior rilievo, dando così alle poche scene in cui è protagonista un seguito più corposo.
Passando ad aspetti più funzionanti un’altra narrazione che scorre bene è quella del gruppo rimasto a Hawkins, al quale le aggiunte di Erica e Eddie si integrano bene, con momenti – soprattutto per Eddie – caricati di quella profondità emotiva necessaria a caratterizzare il personaggio. Tutti i componenti del gruppo ritrovano la loro personalità e caratterizzazione e compiono un’ulteriore evoluzione, chi più chi meno. La figura centrale è però quella di Max, che è per molti versi protagonista della stagione. Max tiene fede al suo personaggio ma attraversa un’evoluzione strabiliante, non solo nel rapporto con se stessa e con i suoi tormenti interiori – per diverse ragioni Max e Eleven sono decisamente simili – ma anche nei confronti di Lucas e di tutti gli altri. La consapevolezza di Max è così grande da renderla capace di sacrificarsi per gli altri, per far compiere al resto del gruppo il tentativo di eliminare Vecna-001. Una mossa che quasi le costa la vita, un sacrificio che come quello di Eddie è molto forte, e arricchisce di significato questi episodi. Il tema dell’amicizia che va oltre tutte le difficoltà, profonda e vera, che mette il bene dell’altro per primo, ma anche cooperazione, coesione, fiducia cieca: ancora una volta Stranger Things riesce davvero a trasmettere il concetto di “l’unione fa la forza”, non come frase fatta ma come centro che muove i fili dello show.
L’ultimo filone narrativo è quello che riguarda il villain Vecna-001; la sua figura non è solo intrigante, ma dà anche finalmente un volto a quella forza oscura che si presumeva dominasse il Sottosopra. Mosso da una malvagità insita e dal desiderio di controllo di tutto e tutti, devasta tutto quello che ha intorno e ne assorbe fino all’ultimo granello di energia. Anche il rapporto tra Vecna e Eleven mostra una certa complessità, perché i due sono come le due facce di una stessa medaglia: da quando abbiamo appreso il potere di Eleven di aprire varchi tra terra e Sottosopra, comprendendo come di fatto sia lei stessa l’autrice della trasformazione di 001 in Vecna, è inevitabile chiedersi se anche lei non racchiuda una parte della natura malvagia di 001. Con Vecna-001 Stranger Things ha acquisito l’antagonista definitivo, l’obiettivo da sconfiggere insieme, coalizzandosi e facendo fronte comune, soprattutto dopo che tutti i personaggi hanno fatto ritorno a Hawkins.
Il Volume 2 presenta nel complesso un buon grado di azione rispetto al precedente, portando un maggior livello di dinamicità anche grazie al ritorno dei poteri di Eleven e all’unione di tutti contro l’obiettivo comune, con escamotage più o meno riusciti per far combattere da tre luoghi diversi lo stesso nemico. Un momento davvero ben realizzato è l’incoraggiamento di Mike a Eleven mentre questa è impegnata contro Vecna. Laddove la ragazza non riesce a trovare la forza nel dolore la trova nell’amore, un passaggio non banale come sembra: i suoi poteri sono sempre stati mossi dalla rabbia e da sentimenti negativi, mentre nella lotta contro Vecna e nel salvataggio di Max la protagonista viene spinta da forze positive, che la rendono ancor più potente. La reunion fisica con tutti gli altri – una su tutte quella con Hopper – le darà sicuramente ancor più motivazione a trovare dentro sé una forza finora mai manifestata. Proprio il ricongiungimento generale di tutti i personaggi poi dà una spinta nella qualità della narrazione, e una direzione chiara per il finale della serie: il fatto che tutti i comprimari siano già a Hawkins riuniti per affrontare la battaglia definitiva dà motivo di credere che sarà mantenuta la linea dell’azione diretta e dinamica. La quarta stagione è stata nel complesso quella maggiormente rivelatoria, ma è stata anche transitoria e preparatoria: tirare nuovamente le fila in un unico ambiente gioverà senz’altro in termini di qualità per lo scontro finale con il Sottosopra, che vedremo nella quinta e ultima stagione, per la quale dovremo probabilmente aspettare fino alla fine del 2023.
Voto: 8 –