Che AppleTV+ abbia premuto sull’acceleratore per cercare di raggiungere i competitor spendendo molti soldi e assumendo creativi di livello per le sue serie originali è sotto gli occhi di tutti; quello che è un po’ meno evidente è come la piattaforma diversifichi molto la sua proposta e in mezzo alle grandi produzioni metta in luce alcuni autori molto più peculiari e meno conosciuti al grande pubblico, dando loro la possibilità di emergere e di creare prodotti interessanti e divertenti come Bad Sisters.
L’autrice in questo caso è Sharon Horgan, qui oltre a creatrice dello show anche una delle attrici protagoniste, e che può vantare un curriculum di tutto rispetto grazie soprattutto a serie come Catastrophe e Divorce – anche premiate – ma che non è mai entrata nel mercato della tv chiamiamola mainstream. Con Apple le cose sono certamente cambiate e Bad Sisters ne è la prova: lo show si è fatto notare e apprezzare sin dalla messa in scena dei suoi primi episodi, grazie ad un adattamento ben fatto dello show fiammingo Clan e a una sceneggiatura con un ritmo scoppiettante e ricco di colpi di scena. La serie di Horgan è una dark comedy che attinge a piene mani nel genere del domestic horror; lo stile è sempre a cavallo tra il comico e il tragico, creando un mix grottesco e ricco di momenti tristi, divertenti e tristemente divertenti.
Prima di parlare del gruppo di protagoniste su cui si regge lo show, un plauso va certamente alla scelta e alla costruzione del villain: non esiste infatti un personaggio costruito per essere più spregevole del John Paul Williams interpretato da un formidabile Claes Bang – già apprezzato protagonista nel Dracula di Steven Moffat. JP è l’indiscussa anima diabolica della serie, una caratterizzazione scritta ad arte per far sì che lo spettatore coltivi l’odio nei suoi confronti man mano che la serie avanza ed empatizza con i desideri oscuri delle sorelle Garvey. Il contrasto al cuore dello show, ovvero la necessità di considerare la morte come unica via d’uscita per salvare la sorella in pericolo, è alimentato costantemente da un personaggio di certo sopra le righe, ma mai così distante da una rappresentazione realistica di un qualunque essere umano molto cattivo: JP potrà anche sembrare l’incarnazione del male assoluto ma la sua anima non è certo così distante da quella della persona più subdola che abbiamo incontrato nella nostra vita, rendendo così il suo personaggio incredibilmente e spaventosamente reale. Il fatto che questo funzioni e che porti gli spettatori a sperare ardentemente di vedere la sua morte – per fortuna già preannunciata nel pilot – è un punto di forza delle dinamiche dello show ideate da Sharon Horgan, che attraverso di lui vuole chiaramente raccontare anche il modo in cui il patriarcato può annichilire la vita delle donne – lo vediamo in modo esplicito nella relazione con Grace e in modo meno diretto nei confronti delle altre sorelle, si pensi per esempio a come raggira il suo capo per ottenere il posto superando Eva.
Il quadro che viene dipinto è dunque quello di un manipolatore e maniaco del controllo che riversa tutte le sue frustrazioni sulla moglie e sulla sua famiglia: in questo senso è decisamente in linea con quanto mostrato in questa stagione e con la presa di coscienza progressiva del personaggio che sia proprio Grace a mettere fine alla vita del marito, arrivata ormai ad un limite nel quale era impossibile continuare a giustificare i suoi comportamenti. Grace diventa in un certo senso l’eroina di un revenge movie che scarica in modo rabbioso – ma assolutamente consapevole – tutto il dolore accumulato negli anni: la donna – interpretata da Anne-Marie Duff – riprende così possesso della sua vita, come appunto un’eroina che sconfigge il mostro alla fine della storia, solo che in questo caso il mostro ce l’aveva dentro casa.
Nonostante questo esito poteva anche essere previsto prima del finale, nulla viene tolto all’anima pulsante di Bad Sisters, ovvero gli svariati tentativi delle sorelle Garvey di uccidere John Paul. L’aura di morte imminente che aleggia nella serie è palpabile e la tensione è sempre alle stelle, nonostante sia chiaro che in uno show di dieci episodi l’evento clou non avverrà prima del finale. L’indagine dei fratelli Claffin, poi, aggiunge alle dinamiche tra i protagonisti tutta una serie di variazioni sul tema crime che vanno ad integrare un prodotto già di per sé molto ricco. Certo, bisogna dire che le parti meno riuscite di Bad Sisters sono proprio rintracciabili nella trama della detection, che alle volte è davvero poco credibile e spezza il ritmo della storia ambientata nel passato – che è decisamente quella più interessante. In generale possiamo dire che a funzionare meno rispetto al resto sono proprio i personaggi di Thomas e Matthew Claffin – Brian Gleeson e Daryl McCormack – e in particolare la scelta di inserire nella storia la relazione tra Matt e Becka – Eve Hewson – che risulta posticcia e poco approfondita, se non addirittura inserita a forza nella trama per rendere più difficili le scelte dei due.
Dal punto di vista estetico e di ambientazione la serie è ineccepibile: il grigiore del cielo irlandese e i suoi paesaggi naturali molto vasti ben si adattano allo stile e al clima grottesco della storia raccontata. Guardando Bad Sisters si respira difatti un’aria straniante ma allo stesso tempo familiare, in cui le scene di idillio familiare, come quando viene messa in luce la relazione tra le sorelle, vengono contrapposte agli elementi disturbanti e macabri dello show – le occhiatacce di John Paul, le diverse morti a cui assistiamo e così via. Queste sensazioni sono perfettamente equilibrate e trovano nel tono utilizzato un ottimo bilanciamento: la serie è estremamente divertente e appassionante, quanto tragica e triste nei suoi momenti più bui. Anche la colonna sonora contribuisce all’ambientazione, per non parlare della splendida sigla sulle note di una cover di Who by Fire di Leonard Cohen che si candida ad una delle migliori di quest’anno televisivo.
Bad Sisters si è rivelato essere un piccolo gioiello di AppleTv+, uno show in grado di azzeccare perfettamente il tono e lo stile di un racconto dark permeato da un umorismo nero che sfocia nel grottesco. Questo è stato possibile grazie ad una sceneggiatura incalzante e ricca di colpi di scena, dei personaggi tridimensionali che si fanno subito apprezzare dal pubblico e altri che si fanno odiare in modo squisito. Se già Sharon Horgan era un’autrice da tenere d’occhio adesso si candida ad essere una delle più importanti per la tv degli anni a venire.
Voto: 8
Concordo, serie veramente appassionante! Non avrei mai smesso di guardarla!