Beef – Stagione 1


Beef – Stagione 1Nel 2023 abbiamo ormai imparato a conoscere perfettamente cosa significa il logo di A24 nei titoli di testa di un prodotto audiovisivo: la casa di produzione indipendente fondata nel 2012 da Daniel Katz, David Fenkel, e John Hodges, infatti, è ormai salita ai vertici di Hollywood grazie al successo planetario del film Everything Everywhere All At Once – film più premiato della storia del cinema – dopo una costante ascesa fatta di progetti originali e pellicole ormai molto conosciute, apprezzate sia dalla critica che dal pubblico.

Per quanto riguarda le serie tv, l’A24 aveva già prodotto diversi titoli degni di nota, tra cui i più noti Euphoria e Irma Vep per HBO e Ramy per Hulu. Era solo questione di tempo prima che anche Netflix – che tuttavia negli ultimi anni pare puntare con molta più decisione su un tipo di prodotti diverso e in particolar modo destinato ad un pubblico più “generalista” e meno desideroso di serie d’autore – decidesse di accaparrarsi uno show originale distribuito con il loro marchio di fabbrica. Da qui nasce Beef – in Italia tradotto in modo grezzo come “Lo scontro” –, dramedy in dieci episodi da mezz’ora l’uno che porta in grembo molti dei tratti distintivi dei prodotti A24: una storia particolarmente originale, autori giovani in rampa di lancio, un cast multi-etnico di attori conosciuti ma non tutti di primissimo piano e soprattutto una grande attenzione alla componente estetica e registica. In particolare, Beef concentra la sua attenzione sulla popolazione asio-americana – quasi la totalità del cast è rappresentata da attori che si inscrivono in questa categoria – e, nonostante aspiri a raccontare una storia abbastanza universale, non manca di sottolineare più volte nel corso degli episodi questa sua caratteristica specifica, giustificandola con le sue scelte narrative e con il tema che tratta.

Beef – Stagione 1La serie è creata da Lee Sung Jin, autore alla sua prima serie vera propria ma già sceneggiatore e produttore che si è fatto le ossa lavorando a episodi di Tuca & Bertie, Silicon Valley e 2 Broke Girls. Nonostante la natura apparentemente autoconclusiva del percorso dei due protagonisti raccontato in questa prima stagione, egli ha dichiarato di aver ideato lo show con in mente una storia che si dipana su tre stagioni – anche se Beef non è ancora stata rinnovata ufficialmente da Netflix. Il cast vede spiccare i due protagonisti interpretati da Steven Yeun (The Walking Dead, Invincible, Minari) e Ali Wong (Tuca & Bertie, Paper Girls) che dimostrano sin dai primi momenti in cui li si vede insieme una chimica incredibile e una presenza scenica fenomenale; il gran lavoro di casting si nota anche nella scelta dei comprimari, da Joseph Lee (Star Trek: Picard) nei panni del marito ingenuo a Young Mazino (Prodigal Son) in quelli del fratello bistrattato, passando per David Choe che, oltre ad interpretare in modo efficace il cugino del protagonista è anche l’artista che ha dipinto la maggior parte delle immagini che fanno da sfondo ai titoli degli episodi.

Il tono scelto dagli autori di Beef è quello della commedia nera, nella quale si alternano momenti tragicomici a sequenze puramente drammatiche. Il tema alla base della storia, infatti, è quello della rabbia, un’emozione che, per l’appunto, può dare origine a reazioni violente, che quindi possono scivolare nel dramma e nella tragedia, ma che può anche essere motore di situazioni assurde se non addirittura divertenti. Inizialmente Beef sembra proprio questo: uno show che, a partire dallo screzio in auto che hanno Daniel Cho e Amy Lau tra di loro, racconta come questo piccolo “incidente” si trasformi mano a mano in qualcosa di sempre più grosso e incontrollabile. Proseguendo con la narrazione, però, la profondità della serie viene pian piano alla luce e mostra allo spettatore come dietro al velo della storia di due persone arrabbiate c’è una riflessione più generica su quanto sia difficile nella vita di tutti i giorni riuscire a gestire la propria rabbia repressa e, in particolare, quanto sia facile indirizzare il proprio malumore su un qualcosa di esterno, che sia un oggetto o, come in questo caso, una persona.

Beef – Stagione 1Daniel vede in Amy e nella sua vita apparentemente perfetta tutto quello che lui non ha mai avuto, ovvero la ricchezza e una famiglia. Al contrario Amy non riconosce nella sua vita questa perfezione, tutt’altro: letteralmente sopraffatta dal proprio lavoro, la donna anela alla propria libertà più di ogni altra cosa. Beef sfrutta questo gioco di specchi e fa – letteralmente – scontrare questi due personaggi in una serie di situazioni che fanno emergere tutta la asimmetricità del conflitto, visto e considerato che Amy è quella che dispone di più risorse e che sembra sempre poter sfruttare i privilegi dati dal suo status per farla franca. Per fortuna gli autori sono intelligenti e riescono abilmente a rimescolare questo elemento in modo da far emergere realisticamente le debolezze di entrambi e sono sempre evidenti quali sono i pro e i contro dello stare da una parte o dall’altra del conflitto. In tal senso è anche importante sottolineare come la scrittura non lasci mai dubbi sul fatto che non esistono buoni o cattivi nello show, non si schiera mai dalla parte di uno o dell’altro contendente ma anzi mostra come tutti, ma proprio tutti i personaggi, compiano azioni virtuose tanto quanto azioni deprecabili, a volte riscattandosi e a volte ricadendo nei propri stessi errori.

Beef è un’altalena di emozioni dall’inizio alla fine: la serie mantiene la tensione costante per tutti i dieci episodi e non accenna ad avere cali, nemmeno dopo il salto temporale del settimo episodio che correva il rischio di far distendere troppo il ritmo della storia. Gli archi narrativi dei personaggi sono perfettamente costruiti per raggiungere il loro apice al momento giusto – quasi tutti convergono nel folle nono episodio “The Great Fabricator” – e la loro evoluzione è in linea con lo stile dello show, che si mantiene sempre a cavallo tra il realismo e il parossismo.
L’ultimo capitolo proposto dagli autori, intitolato “Figures of Light”, invece, si distingue per l’essere diverso da tutti gli altri. Si tratta dell’unico episodio in cui compaiono solo i due protagonisti e nessun altro personaggio, ed è il segmento narrativo in cui il legame inconsapevole tra Danny e Amy si rivela in tutto e per tutto. Fin dall’inizio della serie lo spettatore coglie come le vite dei due protagonisti siano inevitabilmente legate a loro insaputa e, sebbene loro non lo ammetterebbero mai, di come il disagio esistenziale che stanno vivendo li renda molto simili. Il breve viaggio che affrontano per cercare di tornare a casa – tra allucinazioni e scontri verbali e fisici – è una summa di come i loro sentimenti e le loro scelte – anche le più piccole e apparentemente insignificanti – li hanno portati ad una situazione di distruzione reciproca – delle loro vite, delle loro relazioni, dei loro corpi.

Beef – Stagione 1Si parlava prima di come la serie Netflix scelga di mettere al centro del suo discorso sulla rabbia la comunità asian american e di come questo non sia un caso. Questa fetta importante della popolazione americana, infatti, ha un rapporto culturale complesso con l’emozione in questione legato ad una caratteristica culturale e storica. Un aspetto importante della loro cultura è difatti legato all’immagine pacata e rispettosa che devono mostrare nei confronti degli altri – in particolare per la loro condizione di immigrati per la quale in teoria dovrebbero sempre essere grati e sentirsi fortunati – e ciò comporta che sentimenti forti e normalmente visibili come la rabbia vengano interiorizzati e quasi mai espressi all’esterno, con tutte le problematiche psicologiche che ne conseguono –  per esempio statisticamente hanno un rapporto respingente verso la psicoterapia. Beef vuole dunque anche essere il grido di questa comunità nella sua ipotesi di esternalizzazione della rabbia da parte dei due protagonisti; questa emozione è tanto prorompente e determinante delle loro vite anche in virtù del fatto che l’hanno incanalata per tutta la loro esistenza senza mai tirarla fuori o, eventualmente, risolverla. La serie, però, non condanna il fatto di essere arrabbiati o di provare risentimento nei confronti di qualcun altro: lungi dal voler essere giudicante, infatti, Beef riconosce in questo sentimento una normale e comune esternazione di ciò che ci rende semplicemente umani, sebbene a volte possa portare a conseguenze disastrose.

Beef è uno degli show migliori di quest’anno e probabilmente uno dei migliori su Netflix di sempre: l’idea, la scrittura, le interpretazioni, tutto converge per creare una storia appassionante e ben scritta, oltre che una stupenda riflessione sulla gestione dei propri sentimenti più esplosivi e potenzialmente distruttivi.

Voto: 9

 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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