
Ambientata nel Giappone del 1600, Shogun ha al centro la storia di due personaggi: Jack Blackthorne (Cosmo Jarvis), un marinaio britannico alla ricerca di una nuova via marittima per raggiungere la terra del sol levante ormai da tempo, in termini commerciali, in mano ai portoghesi, e Yoshii Toranaga (Hiroyuki Sanada), un potente daimyo – una figura feudale di altissimo livello – alle prese con giochi di potere e successioni che promettono di mettere in subbuglio l’intera nazione. Una storia che riprende il classico topos dello straniero in terra straniera e che racconta un momento storico importantissimo del Giappone, con buona parte dei protagonisti ispirati a personaggi realmente esistiti. Jack Blackthorne, per esempio, è basato su William Adams, mentre Yoshii Toranaga su Tokugawa Ieyasu, figure su cui non aggiungiamo nulla per lasciare il piacere della scoperta a chi guarda la serie senza conoscere la storia e per favorire un eventuale confronto a posteriori tra realtà e finzione.
Non è la prima volta che il romanzo di Clavell arriva sul piccolo schermo; già nel 1980 Paramount aveva prodotto per NBC una miniserie, vincitrice del premio più importante nella sua categoria sia ai Golden Globe che agli Emmy. Curiosamente, per l’Europa fu montata una versione di 159 minuti – e quindi più corta di quasi due ore rispetto al prodotto televisivo – da distribuire al cinema, accolta molto tiepidamente. Anche il passaggio sulla TV giapponese non riscontrò lo stesso successo avuto negli Stati Uniti, principalmente per il modo a tratti superficiale di rappresentare quel periodo storico.

Consci anche del peso e dell’eredità di questo adattamento, per esempio, nel 2019 FX, a produzione già iniziata, aveva deciso di bloccare tutto in quanto il prodotto non rispecchiava gli alti standard che il canale televisivo si aspetta. Una mossa non così atipica, ma che spesso porta a un peggioramento, cosa che per fortuna, come detto prima, in questo caso specifico non è accaduta. Shogun si presenta esteticamente in maniera eccellente, con qualche piccola sbavatura di CGI qua è là che però non distrae mai troppo, anche grazie al fatto che non viene usata eccessivamente.
Non c’è solo la qualità estetica a rendere Shogun una serie imperdibile, ma anche e soprattutto l’attenzione alla storia e ai personaggi. In primis, bisogna menzionare l’ottimo casting fatto: Cosmo Jarvis è perfetto nel ruolo di Jack Blackthorne, abilissimo nel trasmettere l’arroganza di un marinaio inglese che deve far di tutto per sopravvivere in un luogo dove non parla la lingua, dove la cultura è diametralmente opposta alla sua, e in totale assenza di alleati. È proprio questo suo modo di fare che aiuta ancora di più a far emergere l’impatto che ha su di lui il contatto con il Giappone, un luogo di estremi che passa da elementi di pace e tranquillità ad altri di estrema brutalità.

Shogun è dunque una serie da non perdere, un prodotto dal respiro epico che conquista da subito lo spettatore e che ci catapulta con successo nel Giappone feudale. È uno show che intrattiene, che presenta abilmente il mondo in cui è ambientata e che è mostra le diverse sfaccettature dei suoi protagonisti con eleganza, dimostrando una grande padronanza e conoscenza del materiale originale, sapendo però dove andare ad ampliare il racconto, soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione della cultura giapponese.
Voto 1×01: 8
Voto 1×02: 8

Ho visto il primo episodio. Richiama, come ambientazione e periodo, un grande film, “Silence” di Scorsese. La storia è diversa, ma il filo conduttore (il confronto tra i primi occidentali e il Giappone del ‘600) è analogo. Mi è parsa una fiction molto curata e con personaggi ben delineati. Forse qualche eccesso verbale da parte del marinaio, poco verosimili9 nella condizione di prigioniero in un paese straniero e culturalmente distante anni luce.
La “T” finale nel nick è un refuso.
Tutto bello, peccato solo per la questione della lingua… In una serie in cui la comunicazione è fondamentale è ridicolo sentire parlare inglese invece del portoghese, suvvia