Severance – Stagione 2


Severance – Stagione 2La serie di Dan Erickson e Ben Stiller era uno dei ritorni più attesi di questo 2025: sia perché la seconda stagione di Severance arrivava a quasi tre anni dalla prima, sia perché nel 2022 era stato uno dei prodotti più apprezzati da pubblico e critica, nonché ancora oggi una delle hit esclusive della piattaforma AppleTV+. Questo successo si spiega in molti modi: in primis per l’originalità del soggetto, poi per l’attualità dei temi che tratta che riguardano il mondo del lavoro e più nello specifico lo sfruttamento capitalista dei lavoratori, e in ultimo, ma non per importanza, per l’esecuzione tecnica, con uno stile registico ben caratterizzato e una fotografia eccezionale.

Se già i primi episodi di questa seconda stagione di Severance davano l’avvio per una narrazione non lineare, caratterizzata da cambi repentini di ambientazione, nuovi personaggi e nuovi equilibri tra i corridoi della Lumon e scelte difficili per i protagonisti, le promesse sono state rispettate dal resto dell’annata. La trama ordita da Erickson, infatti, ha la struttura di una escalation continua che raggiunge il culmine con il finale di “The After Hours” e che porta tutti i personaggi a compiere un percorso che – in modo quasi sempre naturale e non forzato – li mette nella posizione di prendere una decisione difficile, se non impossibile. A differenza della prima stagione, questo percorso è caratterizzato da alcuni episodi che spostano il focus dalle ambientazioni classiche dello show o per concentrarsi su alcuni personaggi in particolare o per fornire chiarimenti attraverso flashback rivelatori, dando alcune risposte ai misteri della serie.

Severance – Stagione 2Tra questo tipo di episodi troviamo per primo “Woe’s Hollow”, in cui l’MDR si risveglia all’esterno in una foresta innevata e deve affrontare una sorta di ritiro spirituale per rinnovare la propria “fede” in Kier e nei  valori fondanti della Lumon. Già la sola idea alla base di questo episodio non fa che rafforzare la metafora del lavoro come una religione, in questa seconda stagione messa ancor più in luce rispetto alla precedente attraverso elementi tutt’altro che sottili – dalla lettura dei testi sacri al sacrificio degli agnelli. “Woe’s Hollow” è un episodio cruciale per lo snodo della trama, poiché crea un punto di rottura critico nel gruppo dei protagonisti: viene portato alla luce il segreto di Helly e della sua outie e Irving paga le conseguenze delle sue azioni con il licenziamento immediato. Questa rivelazione, che arriva molto presto nell’economia della stagione, ha effetti importanti sulla relazione Mark-Helly – su cui la serie ha puntato tantissimo – e sul futuro del personaggio interpretato da John Turturro che, a conti fatti, viene praticamente estromesso dalle vicende principali della trama.

Irving, infatti, prosegue il suo percorso narrativo solo all’esterno della Lumon e non riappare nemmeno per il finale di stagione. Nella sua trama ritorna il Burt interpretato da Cristopher Walken, con il quale cerca di recuperare i ricordi della loro relazione chiusi tra le quattro mura dell’edificio in cui lavoravano. In qualche modo il sentimento che li ha legati all’interno dell’azienda li porta a ritrovarsi e a interrogarsi sul loro legame, pur non avendo memoria di quanto accaduto; da questo confronto scopriamo qualcosa in più sul background dei due personaggi e soprattutto sulla tragicità di quello di Turturro che non è mai stato capace di legarsi a qualcuno prima di conoscere Burt. Nell’ottica del concept sci-fi di Severance, ovvero la separazione netta tra vita lavorativa e vita privata, questo particolare momento ragiona sui legami che possono nascere sul posto di lavoro e su come anche da questo punto di vista non sia salutare dividere nettamente queste due vite. Inoltre la sottotrama lascia molti interrogativi sia rispetto alle indagini compiute da Irving – con chi parla al telefono? – sia sull’effettiva inconsapevolezza di Burt che sembra nascondere più di un segreto.

Severance – Stagione 2Un altro episodio particolarmente significativo di questa seconda stagione è “Sweet Vitriol”, ovvero quello incentrato interamente su Harmony Cobel, interpretata da Patricia Arquette. In questo episodio ambientato esclusivamente a Salt’s Neck, viene esplorato il passato della donna e il suo legame con la Lumon fin da quando era bambina, nonché la sua turbolenta storia familiare. Il confronto/scontro con la zia Sissy – un’ottima Jane Alexander – riporta alla luce i suoi traumi e mette in luce gli abusi che la Lumon ha perpetrato su di lei, tra cui anche l’appropriazione dei suoi progetti e delle sue invenzioni. La presa di coscienza di Harmony raggiunge qui il suo completamento e porta la donna a compiere una scelta drastica, ovvero rivoltarsi contro la Lumon per fargliela pagare di tutto il male che le è stato fatto, decisione propiziata dalla telefonata che le arriva da Devon riguardo le condizioni di Mark. A inizio stagione poteva sembrare che il personaggio interpretato da Patricia Arquette fosse stato sottoutilizzato in questa seconda annata, ma a conti fatti gli ultimi tre episodi hanno evidenziato il ruolo chiave che la donna ha nelle vicende, anche in vista della già confermata terza stagione.

La storia di Harmony mette in evidenza anche il tema dello sfruttamento minorile alla Lumon, un argomento sottolineato anche dall’introduzione del personaggio di Eustice Huang (Sarah Bock), la giovane manager che viene posta ad affiancare Milchick al “Severed floor”. La sola idea che una ragazza così giovane lavori in un ruolo che gli spettatori hanno ormai imparato ad associare alla crudeltà e alla disumanizzazione di un’azienda che sfrutta i lavoratori sottoposti a scissione è inquietante di per sé, se poi ci si aggiunge la bravura dell’attrice che interpreta il personaggio diventa spaventosa. La relazione che intrattiene con Milchik è quanto di più folle e grottesco che abbia offerto lo show finora e, se l’obiettivo di Erickson era quello di rafforzare l’arco di caratterizzazione del personaggio interpretato da Tramell Tillman in questa stagione, l’obiettivo è decisamente riuscito: il nuovo responsabile del piano, infatti, subisce continue vessazioni e rimproveri dai suoi superiori, nonché discriminazioni velate. La sua fede incrollabile in Kier viene messa a dura prova e la prossima stagione potrebbe portare a compimento un capovolgimento di fronte che avrebbe senso con il percorso narrativo visto finora.

Severance – Stagione 2Il terzo episodio “anomalo” di questa seconda stagione di Severance è l’acclamato “Chikhai Bardo”, un episodio che, attraverso la scusa delle difficoltà del processo di reintegrazione affrontato da Mark, gioca con un continuo avanti e indietro nel tempo per mostrare flashback legati a Gemma e scampoli della vita matrimoniale prima dell’incidente. La puntata è un vero e proprio concentrato di rivelazioni poiché fornisce risposte a molti dei misteri della serie e mostra l’orrenda prigionia alla quale è sottoposto il personaggio di Dichen Lachman nei sotterranei della Lumon, aprendo così le porte agli eventi degli episodi finali; l’approfondimento sulla relazione tra Mark e Gemma prima dell’incidente, poi, è quanto mai necessaria per dare profondità ai loro personaggi e rinforzare la credibilità dei traumi che hanno vissuto, come la perdita del bambino durante la gravidanza – molto probabilmente causata dalla Lumon stessa. L’episodio non potrebbe funzionare così bene se alla scrittura sopraffina di Erickson e Mark Friedman non si affiancasse una regia eccellente, qui eccezionalmente non di Stiller ma di Jessica Lee Gagné – alla sua prima esperienza da regista in quanto finora “solo” direttrice della fotografia -, capace di unire le sequenze oniriche nella mente di Mark ai vari scorci sulla sua vita passata con soluzioni visive azzeccate che non fanno apparire il segmento narrativo come troppo spezzettato, bensì fluido e piacevole da guardare.

Sullo sfondo di tutto quello che si è già detto, Severance continua a lavorare sul tema del doppio e sul concetto filosofico che sta alla base stessa del processo al quale la Lumon sottopone i suoi dipendenti. È possibile dividere una persona in due distinte personalità? Sono effettivamente due persone diverse? A caratterizzare una vita sono solo le proprie caratteristiche innate o le esperienze che fa del mondo? Le emozioni possono trascendere il processo di scissione? Questi sono solo alcuni dei quesiti che tornano a bussare alla mente degli spettatori durante questa seconda stagione, eppure l’adrenalinico finale prova a rispondere ad alcune domande offrendo ulteriori spunti di riflessione. Intanto è struggente il dialogo che Mark intrattiene con il suo innie – o si potrebbe dire che Mark intrattiene con il suo outie – che mette in luce proprio uno dei dilemmi a cui si accennava, oltre che crearne un altro ancora più complesso per il personaggio: se il processo di rigenerazione ha successo e le due personalità si riuniscono, quale delle due sopravvive e quale no?

Severance – Stagione 2A rendere più tangibile e narrativamente efficace questo concetto nello show è ovviamente il triangolo amoroso – o, come piace chiamarlo ad alcuni, esangolo – tra Mark, Gemma ed Helly: è questo triplice legame, costruito nel corso di tutte le due stagioni, a porre le basi per l’ultima straziante scena di “Cold Harbor”, in cui il personaggio di Adam Scott – in questo caso l’innie – deve scegliere tra le due donne ma, a un livello ancora più alto, tra due vite, poiché scappare con Gemma significherebbe anche “uccidere” se stesso. Dopo una fuga in cui ci si potrebbe vedere una rilettura del mito di Orfeo ed Euridice, l’uomo compie l’errore di voltarsi e incrocia lo sguardo di Helly, galeotto nel fargli cambiare decisione – sempre che si voglia credere che Mark sarebbe uscito dalla porta altrimenti. Innie Mark non vuole scoprire la risposta al dilemma sulla reintegrazione al quale si accennava poc’anzi e di certo non vuole abbandonare Helly, pur sapendo che rimanere con lei potrebbe essere ugualmente un suicidio: è un finale che segna un punto di non ritorno ma che non poteva essere altrimenti per la costruzione dei personaggi lungo tutta la stagione.

Si potrebbe continuare a scrivere molto di Severance, per quanto è densa e ricca di avvenimenti questa stagione. Si potrebbe parlare del personaggio di Dylan e di come Milchik tenti di tenerlo sotto controllo offrendogli la possibilità di vedere la moglie del suo outie, interpretata da Merritt Wever, oppure del misterioso dipartimento deputato all’allevamento di agnelli diretto da Lorne (Gwendoline Christie). In tutto questo l’unico appunto negativo che si potrebbe fare alla seconda annata dello show è il suo essere davvero troppo ricca di materiale e idee da risultare alle volte troppo celere in alcuni passaggi narrativi o troppo lenta in altri; di certo rispetto alla prima, la seconda stagione soffre a tratti la non linearità della narrazione, risultando alle volte spezzettata e complessa da seguire se guardata senza l’adeguata attenzione, complici anche gli episodi tematici di cui si è parlato ampiamente prima.

Ovviamente è una minuzia rispetto alla bellezza estetica e alla ricercata complessità narrativa della seconda annata di Severance, che si conferma come uno degli show migliori del panorama contemporaneo, di certo uno di quelli in grado di dialogare di più con i temi con cui ci confrontiamo nella vita di tutti i giorni. Se la seconda stagione di uno show che ambisce ad essere davvero significativo è quella più importante, allora Erickson e Stiller sono riusciti ad alzare ancora di più l’asticella e a creare un prodotto che intrattiene e fa riflettere, un vero cult contemporaneo.

Voto: 9

 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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