
Ci eravamo lasciati con la scoperta che Tom Walker non è affatto morto, come ci avevano fatto credere gli sceneggiatori fin dal primo episodio. Del resto lo stesso Nick Brody era convinto di averlo ucciso, e la settimana scorsa l’aveva addirittura rivelato a Carrie Mathison, dopo una giornata d’amore e di sesso rivelatasi, anche qui, un’astuta mossa doppiogiochista dell’agente della CIA (o forse no?). Ci troviamo quindi di fronte non solo alla scoperta che non è affatto Brody il terrorista che Carrie sta cercando dalla prima puntata (ma anche qui, le cose non sono come sembrano, e ci arriveremo), ma anche al fatto che il più insospettabile degli insospettabili, proprio perché creduto morto e sepolto, è in realtà l’uomo da ricercare.

Se da un lato la famiglia Brody sembra a poco a poco ritrovare una certa serenità, dall’altro la bella e problematica agente della CIA deve fare i conti con le sue scelte più recenti. A poco a poco scopriamo che, in realtà, forse quello che ha combinato con Brody è stato tutt’altro che un puro espediente spionistico, che forse veramente lei provava qualcosa per lui. Ma chi sa dare una risposta adesso? Ormai stiamo imparando a conoscere Carrie, sappiamo dei suoi problemi e della sua instabilità. E capiamo che probabilmente nemmeno lei sa esattamente come la pensa. Che si sia trattata di una mossa per estorcere al Marine delle informazioni preziose (missione tra l’altro compiuta) lo abbiamo capito. Che cosa provi veramente nei confronti di Brody, no.

Due personaggi, Saul e Carrie, che sono quindi impossibilitati a compiere per bene il loro lavoro (che usano spesso come diversivo, come ancora di salvezza dai pensieri e dalle preoccupazioni), in quanto le loro vite private sono nel caso più totale. Se non altro, abbiamo la magra consolazione di vedere la solidarietà tra questi due personaggi: dopo il terribile litigio di qualche settimana fa (forse risolto in maniera troppo semplicistica), notare la loro vicinanza, il loro legame, creato forse più dal fatto di vivere in una condizione di solitudine che dalla condivisione di un lavoro difficile, non può che essere una seppur magra e debole consolazione.


Il mio parere? Bè, un po’ lo immaginavo che Brody in qualche modo avesse avuto veramente dei contatti con Abu Nazir (moltissimi indizi, nei precedenti episodi, erano troppo equivoci per non essere presi sul serio). A questo punto, però, bisogna capire che tipo di contatti sono. Possibile che Brody sia “solamente” un informatore, tra l’altro con poca conoscenza dei piani del terrorista? Del resto non ha mentito (almeno, non in parte), era veramente convinto di aver ucciso Walker (o almeno, questo traspare dai dialoghi finali). E quindi? Quindi niente, bisogna di nuovo attendere il prossimo episodio.
E del resto, Homeland è questo: una serie dove le sicurezze non esistono, dove i personaggi non sono quello che sembrano e dove le cose anche più banali possono trasformarsi in eventi terrificanti.
Straordinario.
Voto: 8 ½

d’accordo praticamente su tutto.
una considerazione: guardando questa puntata, mi sembra che il legame tra Carrie e Saul non sia solo dovuto ai casini nelle loro vite, ma piuttosto ad un profondo rapporto padre/figlia instaurato negli anni (me lo fa pensare soprattutto l’abbraccio, molto affettuoso). questo spiegherebbe anche perchè Saul, negli episodi passati, non ci mette molto a perdonare Carrie: ai figli si perdona sempre tutto 🙂
Sono d’accordo con te. Sicuramente ne hanno passate parecchie insieme. In effetti è una cosa talmente “scontata” che non l’ho notata nella recensione, ma si capisce molto bene direi. Ottima osservazione 🙂
Veramente straordinaria l’incertezza che pervade questa serie TV, meravigliosa, spero arrivi presto in Italia!!!