
19 Ottobre 1986. Il rampantismo yuppie è al suo apice e la ricchezza è l’unico metro di giudizio ammissibile per decretare il valore di un uomo all’interno della società. In questo mondo selvaggio e competitivo si muove Maurice Monroe, broker afroamericano di bassa estrazione sociale, arricchitosi tenendo testa all’uomo bianco al suo stesso gioco ma non abbastanza da arrivare in cima alla piramide. Nella sua forsennata corsa ai vertici di Wall Street, il cammino di Maurice si incrocia con quello di Blair Pfaff, pavido broker alle prime armi e inventore di un algoritmo che dovrebbe rivoluzionare il mondo dell’alta finanza: dal loro incontro avrà inizio una catena di eventi che porterà un anno dopo al Black Monday, la più grande crisi finanziaria nella storia degli Stati Uniti d’America dai tempi della Grande Depressione.
Chi ha particolarmente amato The wolf of Wall Street di Martin Scorsese si troverà a suo agio fin dai primi minuti del pilot: Wall Street è una giungla popolata da animali feroci e amorali, dove l’avidità e l’eccesso sono le uniche armi a disposizione per restare in cima alla catena alimentare. Il personaggio di Maurice Monroe, al pari di Jordan Belfort, sembra voler incarnare tutte le psicopatie dell’America anni Ottanta, e con lui tutta la sua banda di broker in cerca di soldi facili e riscatto sociale. Se l’episodio funziona è proprio grazie alla sua volontà di ritrarre i protagonisti e il loro habitat naturale ai limiti del parossismo, con una strafottenza che solo due personalità come Seth Rogen e Evan Goldberg in cabina di regia potevano includere senza alcuna paura di oltrepassare i limiti.

Follia, avidità e lusso senza freni inibitori, dunque, ma dopo questa delirante introduzione il racconto cambia improvvisamente faccia, riacquista lucidità e mostra quelli che sono i veri intenti di Black Monday e le sue potenzialità all’interno del panorama seriale. La personalità ipertrofica di Maurice si rivela essere non simbolo di un edonismo gratuito, ma una costruita e sofferta maschera necessaria per restare a galla in un ambiente per sua natura ostile nei confronti di determinate categorie sociali e razziali. Lo scontro dialettico tra il protagonista e i gemelli Lehman, gli amministratori della famigerata Lehman Brothers interpretati da un doppio Ken Marino, ci lascia intuire come la forza di Maurice sia un sintomo della voglia di riscatto di un uomo rimasto a lungo ai margini della società e ritrovatosi di punto in bianco a far parte di quell’élite che riteneva irraggiungibile – sarà interessante scoprire le origini del personaggio negli episodi successivi; ma ci rivela anche come la volontà di proteggere quello che è stato guadagnato sia ben più forte dei propri princìpi morali.

Sotto la sua patina fracassona e pecoreccia, dunque, Black Monday ha l’ambizione di mettere in scena una delle pagine di storia americana più drammatiche e, al tempo stesso, rappresentate in varie forme dal cinema e dalla televisione, e trova la sua forza in un punto di vista inedito e in un’orgogliosa blackness perfettamente in linea con lo spirito dei tempi.
Voto: 7

[edit] ho troppa voglia di vederlo, e la vostra recensione l’ha reso ancora più interessante!
Il commento è stato modificato: vi ricordiamo che non è possibile chiedere/parlare di metodi illegali per guardare prodotti audiovisivi. Grazie, La Redazione