Su Caterina la Grande, imperatrice di tutte le Russie dal 1762 alla morte nel 1796, tanto si è detto e ancor di più si è scritto, non solo dalla penna di storiografi, eminenti o meno. La monarca di origini prussiane è passata alla storia come esponente del dispotismo illuminato, sotto ispirazione dei filosofi dell’illuminismo, come il francese Voltaire, e alla storia sono altrettanto passati i suoi numerosi amanti, una qualità che ha attirato molte leggende più o meno scabrose, più o meno veritiere, ma che ha influenzato la feconda produzione letteraria, teatrale e cinematografica, divenuta parte integrante dell’eredità di questa imponente figura storica.
Grandi attrici ne hanno vestito i panni, da Marlene Dietrich e Bette Davis fino a Catherine Zeta Jones e Catherine Deneuve, ognuna in epoche diverse e ognuna interprete del sentimento del tempo verso la monarca. Ultimo di una lunga serie, nei nostri tempi, è un nome che non ha bisogno di presentazioni: Helen Mirren, Caterina la Grande nella miniserie targata HBO. Catherine The Great è l’ultimo prodotto d’ispirazione storica dell’emittente e coinvolge alla direzione Philip Martin (The Crown) e alla sceneggiatura il drammaturgo e romanziere Nigel Williams.
Catherine The Great inizia subito dopo la salita al potere di Caterina e la morte del consorte detronizzato, Pietro III, anch’egli di lignaggio germanico. Il primo episodio si apre come le classiche produzioni storiche seriali: una corte colma di intrighi con al centro la figura storica protagonista, una ragguardevole cura per i costumi e le scenografie e, non ultime, le strizzatine d’occhio verso i marchi di fabbrica degli show HBO: il sangue e la carnalità. Questi elementi sono evidenti nel primo episodio, sebbene contenuti, e la loro raffigurazione mette in chiaro che la vita amorosa della corte dell’imperatrice sarà uno dei punti focali del racconto.
La narrazione proposta dal primo episodio mette le carte in tavola per gli sviluppi futuri, introducendo i personaggi più importanti. L’attenzione per le vicende storiche è affiancata da una propensione al bisogno di romanzarle, in modo da presentarle al meglio al grande pubblico. La produzione sfoggia ottima cura nell’estetica, che vivifica le tematiche dello show, grazie anche a certe inquadrature davvero ispirate,in grado di raccontare i personaggi e le loro relazioni anche nel silenzio e nel non detto. Sono coinvolgenti le contrapposizioni fra gli sfarzi nel palazzo di Caterina e il realizzarsi del suo volere fuori dalle sicure mura della corte, a volte in maniera cruenta. La trama riesce ad accattivare, anche per la varietà di temi trattati, sempre intrecciati fra loro; il concetto di potere e il suo esercizio, con tutti i sacrifici che le sue scelte impongono, promette di essere il fulcro di questa miniserie, in un convincente racconto diviso fra luci e ombre, che si riflettono nei suoi personaggi.
Oltre all’importante presenza di Helen Mirren, Catherine the Great coinvolge altri importanti nomi della serialità, come Rory Kinnear (il Caliban di Penny Dreadful) e Gina McKee (Bodyguard). Nonostante Caterina – e la Mirren – siano il centro della narrazione, i comprimari non vengono adombrati. Sono riconoscibili, aggiungono molto alla storia con le loro sottotrame e lo show ne giova in pluralità di narrazioni, siano costoro figure importanti nella corte, come il comandante Potemkin o l’erede Paolo, o di origini più umili, come il luogotenente Mirovich. I dialoghi sono incisivi e mai troppo esplicativi, elemento che riflette le grandi pellicole del genere, pur non vantando una grande sottigliezza, e le dinamiche fra i personaggi promettono bene. In particolare, il rapporto fra Caterina e suo figlio Paolo ci dona scene molto significative riguardo lo struggimento che la posizione di imperatrice porta con sé. In Catherine the Great, ogni personaggio insegue il potere e il potere è sulla bocca di tutti; lo spettatore può rivivere quel grande gioco delle parti che potevano essere le corti nobiliari del XVIII secolo.
Se c’è una critica ascrivibile ad uno show solido come questo è il suo stesso rapporto con il periodo storico e i personaggi ritratti nelle sue scene, di cui sono complici e colpevoli i suddetti marchi di fabbrica HBO. Come si è detto, Caterina era un’esponente del dispotismo illuminato, non solo una donna dalla vita sentimentale avventurosa. Questa parte importante della figura storica viene relegata a qualche citazione qua e là degli autori giusti, ma che appaiono eventi isolati e un po’ slegati dall’intera narrazione, tradendo di fatto una parte importante del ritratto dell’imperatrice russa. Lo stesso discorso iniziale riguardo l’abolizione della schiavitù è alquanto superficiale rispetto alla vicenda storica che ritrae. Infine, per quanto sia un problema marginale in una miniserie, il largo scarto di età fra la Mirren e la Caterina del 1762 potrebbe creare incongruenze al livello temporale, riguardo gli accadimenti sotto il suo regno, ma è un prezzo accettabile per godere di un’ottima interpretazione da una grandissima attrice.
Ciononostante, il nuovo dramma storico HBO è un prodotto di ottima fattura, che si incanala in quella lunga sequela di produzioni artistiche facenti parte dell’eredità di Caterina la Grande e aggiungendo Helen Mirren al novero di interpreti che hanno prestato il volto a questa grande donna, consacrata alla storia.
Voto: 7
