Era l’estate del 2008 quando nelle sale di tutto il mondo veniva proiettato The Clone Wars, un film che in realtà non era affatto stato pensato per i cinema, in quanto si trattava dell’unione delle prime quattro puntate dell’omonima serie. Fu un’operazione fortemente voluta dal creatore George Lucas ma che sia la critica che i fan non avevano per niente apprezzato, sommergendo – ingiustamente – la pellicola di recensioni negative, con commenti rivolti soprattutto alle poche emozioni trasmesse, all’animazione non all’altezza delle aspettative e alla giovane padawan di Anakin Skywalker, Ahsoka Tano, vista da tanti come l’ennesimo personaggio deludente aggiunto alla galassia di Star Wars.
Sono passati dodici anni da allora e l’opinione su The Clone Wars è totalmente cambiata. Il ritorno della serie per una stagione finale è stato accolto con grandissima gioia dai fan che, tra l’altro, per anni dopo la cancellazione avevano spinto affinché si desse una giusta conclusione al racconto (#SaveTheCloneWars). La cosa più sorprendente, però, è l’amore che è stato riservato ad Ahsoka: si tratta ormai di uno dei personaggi più amati di Star Wars, tra i più gettonati dai cosplayer e, soprattutto, una delle figure più sfaccettate e meglio sviluppate dell’intera mitologia della saga. Non è dunque un caso che la serie abbia deciso di chiudere il suo cammino proprio con due archi narrativi incentrati sulla Togruta, e sia “Shattered” che “Victory and Death” portano a compimento il racconto dell’assedio di Mandalore, ricongiungendo definitivamente la serie agli eventi de La Vendetta dei Sith. Già con i precedenti “Old Friends not Forgotten” e “The Phantom Apprentice” avevamo assistito ad alcuni degli episodi migliori di The Clone Wars, e le due puntate successive sono un altro esempio dell’altissimo livello raggiunto dalla serie animata.
In una delle prime scene di “Shattered” assistiamo a una sequenza ripresa dal terzo film della saga, quella della famosa frase di Mace Windu “I sense a plot to destroy the Jedi”, a cui viene aggiunta una parte con Ahsoka in cui annuncia la cattura di Maul. È un altro momento in cui la serie fa un ottimo lavoro nel presentarci una situazione in cui i personaggi sono vittime del piano di Darth Sidious: gli eventi del finale della quinta stagione hanno ancora delle fortissime ripercussioni sul rapporto tra Windu e Ahsoka, e quest’ultima, sentendosi denigrata dal maestro Jedi, preferisce non riferire al consiglio quello che Maul ha detto riguardo al futuro di Anakin. È un’informazione che avrebbe sicuramente permesso di fare qualcosa per evitare gli eventi tragici che da lì a poco si sarebbero consumati, ma è chiaro come l’ombra del lato oscuro sia ormai talmente potente che i Jedi sono totalmente ciechi di fronte al futuro che li aspetta.
Uno dei momenti più attesi, oltre a essere il picco emotivo della puntata, è indubbiamente la sequenza dedicata all’Ordine 66. Nel corso della serie Ahsoka e Rex hanno sviluppato un rapporto d’amicizia e di rispetto fortissimo, un elemento che rende ancora più tragica l’intera sequenza, in cui il clone prova in tutti i modi a resistere cercando di far prevalere l’affetto per la Togruta – la mano armata di Rex che trema è un piccolo dettaglio che riassume perfettamente il suo conflitto interiore – su quello che gli è stato ordinato e per cui è stato creato. Grazie a Rebels sapevamo già che entrambi sarebbero sopravvissuti, ma questo non ha assolutamente depotenziato l’impatto della scena, e la determinazione di Ahsoka nel cercare di salvare l’amico a tutti i costi è la rappresentazione perfetta dello spirito dell’ex Jedi e del perché sia diventata uno dei personaggi più amati. Nel finale della sequenza c’è anche spazio per un riferimento a Rogue One, con la frase “I’m one with the Force the Force is with me”, pronunciata prima da Ahsoka e poi da Rex, che è la stessa resa celebre da Chirrut nello spin-off.
L’ultimo episodio della serie, “Victory and Death”, procede a passo decisamente più spedito concentrandosi soprattutto sull’azione, diretta con maestria da Nathaniel Villanueva – già regista di “The Phantom Apprentice”. La caduta libera dello Star Destroyer verso la superficie del pianeta è una delle sequenze più adrenaliniche dell’intera serie, mentre Maul che si fa strada attraverso i corridoi dell’astronave spazzando via i cloni con un uso molto creativo della Forza sembra uscito da The Force Unleashed. Si è ampiamente parlato in questi mesi di come The Clone Wars abbia messo in scena un numero di sequenze action che spesso non hanno nulla da invidiare a quelle viste nei film della saga, e il merito, anche se non è stato coinvolto direttamente per la lavorazione di questa stagione, è di George Lucas, che ha sempre spinto il team nelle vecchie stagioni a cercare soluzioni che permettessero alla serie di apparire esteticamente il più cinematografica possibile, a riprova della serietà e della cura con cui è stato trattato tutto il progetto.
The Clone Wars, però, è ovviamente molto di più di un susseguirsi di ottime scene d’azione, ed è quindi normale che quello che resterà di più nella memoria dei fan di questo finale sono i minuti conclusivi. È sorprendente come, per quanto breve e privo di parole, l’epilogo abbia un impatto così forte. Un’immagine apparentemente semplice come la fila di caschi di cloni sui fucili trasmette tutto il dramma che è stato vissuto in questi anni di guerra e il terribile destino toccato ai soldati, usati fino allo stremo per ogni fase del conflitto e poi dimenticati. Ahsoka, in un modo o nell’altro, era legata a ognuno di loro, ha passato gli anni formativi della sua vita in prima linea fianco dei cloni, e la loro morte chiude il racconto nel modo più doloroso possibile.
A rendere ancora più drammatico l’epilogo è l’apparizione di Darth Vader. Sul luogo dell’incidente impugna la spada di Ahsoka, un oggetto che lega fortemente i due e che rappresenta il lascito e l’influenza del maestro sulla padawan. In cielo vediamo un convor, un volatile apparso più volte nelle opere animate di Star Wars e spesso associato alla Togruta. Non sappiamo che cosa passi per la testa di Vader in quel momento, ma il fatto che porti con sé l’arma alla fine potrebbe essere un piccolo indizio che indica che “There’s still good in him”, e che nonostante la sua conversione il ricordo e l’affetto per Ahsoka, per quanto soppresso dal lato oscuro, siano ancora lì. Tra l’altro sarà solo durante lo scontro tra i due nel finale della seconda stagione di Rebels che Ahsoka capirà che Anakin non è morto durante l’Ordine 66 e che è in realtà Darth Vader.
L’ultima stagione di The Clone Wars, nonostante i due primi archi narrativi che non hanno convinto pienamente tutti, si chiude nel migliore dei modi con quattro episodi grandiosi, in cui azione ed emozioni si uniscono perfettamente, regalandoci la possibilità di salutare un gruppo di personaggi che si sono ritagliati un posto d’onore nel cuore dei fan e nell’olimpo di Star Wars. Filoni dimostra ancora una volta di essere una delle persone migliori nel cimentarsi con la creatura di George Lucas, uno dei pochi che sa giostrarsi tra il nuovo e il fan service senza mai sembrare schiavo di pressioni esterne e che, dopo lo splendido Rebels, chiude un’altra serie animata con maestria. E se molti dei fan hanno avuto la sensazione che la Disney abbia rovinato la saga – almeno per quanto riguarda la versione cinematografica -, la verità è che proprio grazie a figure come Filoni (ma anche Jon Favreau), il franchise è in ottime mani, e la possibilità di poter raccontare storie più ampie, non limitate alle due ore cinematografiche, è la soluzione per rendere sostenibili e durature le prossime storie ambientate nella galassia di Star Wars.
Spesso l’animazione destinata a un pubblico più giovane non viene presa sufficientemente sul serio. Eppure una serie come The Clone Wars è in grado di comunicare a tutti, dai più giovani ai più vecchi, grazie alle sue tematiche universali e alla sua capacità di unire gli elementi che hanno permesso a Star Wars di raggiungere più generazioni in oltre quarant’anni. Ora che la serie è giunta al termine possiamo guardare indietro e dire con convinzione che è davvero uno dei racconti più importanti realizzati in questa galassia narrativa, in cui Filoni e il suo team non hanno mai avuto paura di sperimentare e portare la serie verso nuove zone fertili, omaggiando anche pellicole che non hanno nulla a che fare con la fantascienza – basti pensare all’episodio ispirato a Notorious di Hitchcock, “Senate Spy”. Per tutti quelli che dicono che Star Wars è morto, senza idee, fatto solo per vendere action figure, il consiglio è di recuperare questo gioiello d’animazione, un prodotto di altissimo livello la cui fine lascia un vuoto enorme nel cuore di chi lo ha seguito nel corso degli anni, ma con la consapevolezza che questa saga è ancora in grado di regalare fortissime emozioni.
May the Force be with you.
Voto 7×11: 8 ½
Voto 7×12: 8 ½
Voto stagione: 8+
Voto serie:8 ½