Se ci si ferma a pensare a com’era il mondo televisivo sette anni fa, ci si ritrova in un passato che oggi sembra ancora più lontano: la Marvel era stata acquistata dalla Disney relativamente da poco e ed era passato solo un anno dal miracolo The Avengers, dal quale uno degli artefici, Joss Whedon, ne usciva come l’uomo del momento, colui che era riuscito così bene in un’impresa rischiosa a dir poco.
Da quel crocevia iniziava la nuova golden age dei Marvel Cinematic Studios, un lasso di tempo nel quale l’universo cinematografico Marvel diventava un punto di riferimento della cultura popolare, lanciando un progetto ambizioso e vincente che ancora oggi tutti cercano di imitare. Agents Of S.H.I.E.L.D. si inseriva come un tassello fondamentale in questo progetto multimediale, poiché doveva essere l’avvio di una serie di produzioni televisive che andavano a intersecarsi con gli avvenimenti dei film, accorciando la distanza tra il grande e il piccolo schermo. Come ben sappiamo le cose sono andate diversamente; in sintesi la serie ad un certo punto ha preso una strada propria, adattandosi alle circostanze e costruendosi una fan base solida che le ha permesso di essere rinnovata fino addirittura ad una settima stagione.
SPOILER ALERT: da qui in avanti ci sono spoiler sulla settima stagione di Agents of S.H.I.E.L.D.!
Fate. I don’t believe in it. But I know history. I know how the story goes. And when it’s playing out right in front of you, it feels like you can’t escape it. That fate’s gonna catch up to you, tap you on the shoulder, whisper in your ear that your time’s up.
Questa stagione finale della serie è arrivata con un certo carico di aspettative, nonostante la cieca fiducia che i fan più appassionati nutrono ormai negli autori. Nessuno, naturalmente, aveva più la pretesa di vedere un salto di qualità che portasse lo show ai vertici della serialità odierna, ma tutti erano convinti che questo ultimo atto avrebbe spinto il pedale dell’acceleratore sull’intrattenimento e avrebbe spremuto fino all’ultimo il budget concesso dalla Disney. Così è stato: la settima stagione di Agents Of S.H.I.E.L.D., che coincide con l’ultimo viaggio della squadra capitanata da Phil Coulson, è stata una chiusura soddisfacente, in linea con la storia produttiva dello show.
Seguendo la linea tracciata dal MCU al cinema, anche la serie sceglie di trattare il tema del viaggio nel tempo in questa sua ultima iterazione. La trama della stagione è caratterizzata da un percorso temporale che permette agli autori di mettere i personaggi a confronto con la mitologia interna costruita nel corso degli anni; la partenza è addirittura il 1931 e gli anni della Depressione in America, ma la narrazione tocca epoche come gli anni 50 – con il cross-over con Agent Carter, altra serie Marvel/Abc – e gli anni 70, prima di ricongiungere le linee con il presente e svelare il collegamento con il season finale dello scorso anno e con l’ultimo film Marvel, Avengers: Endgame.
You ever see a James Bond movie, Mack? An underground base full of men in jumpsuits… always a bad deal.
Insomma, gli autori hanno messo tantissima carne al fuoco per il finale della serie e la narrazione ne ha quasi sempre giovato: i personaggi hanno completato i loro percorsi personali e, nella maggior parte dei casi, sono arrivati in modo coerente ad una sintesi soddisfacente. Mack, soprattutto, riceve un’attenzione particolare da parte degli autori, che lo mettono a confronto con il proprio passato e con la morte dei genitori; interessante e azzeccata in questo senso la scelta di metterlo a fianco di una macchietta comica come Deke, il cui personaggio, per quanto si possa discutere sul fatto che sia pienamente riuscito o no, aiuta a smorzare le derive drammatiche della situazione e a mantenere quell’equilibrio di tono che la serie, per sua natura, ha sempre avuto.
Quest’ultima stagione è interessante anche per la sperimentalità di alcuni episodi: Agents Of S.H.I.E.L.D. non è nuova a tentare strade narrative poco battute nella televisione generalista più facilmente visibili in serie d’autore o in produzioni più brevi – basti pensare ad episodi come “4,722 Hours”. Eppure in una serie di stampo classico, che può benissimo adagiarsi su uno stile semi-procedurale, fa sempre piacere evidenziare come gli autori non si accontentino della via più comoda. In questa stagione, infatti, spiccano episodi molto riusciti come “Out of the Past”, che è girato quasi interamente in bianco e nero e omaggia i film noir nella costruzione della storia e nello stile, e “As I Have Always Been”, diretto da Elizabeth Henstridge (l’attrice che interpreta Jemma Simmons) e ambientato durante un loop temporale nel quale solo Daisy ha coscienza di quanto accade – la regista ha dichiarato di essersi ispirata a prodotti come Russian Doll e Groundhog Day.
We can’t lose touch. We’ve been through too much together.
Dopo sette anni, dunque, termina Agents Of S.H.I.E.L.D., una serie che, nonostante tutto, ha assistito alle trasformazioni profonde della televisione – sette anni che sembrano come minimo venti – ed ha superato indenne l’ascesa impetuosa dei servizi di streaming. Tra chi nemmeno pensava che andasse ancora in onda e chi invece continuava a seguirla assiduamente aspettando la nuova stagione, lo show creato da Joss Whedon, suo fratello Jed e Maurissa Tancharoen è riuscita, a suon di rinnovi, a confermare la solidità del proprio progetto e a costruirsi un nugolo di appassionati e sostenitori. La fine di Agents Of S.H.I.E.L.D. certifica anche la fine di un tipo di televisione che probabilmente non esisterà più, ma che di sicuro ci mancherà moltissimo.
