Theodosia – 1×01 The Eye of Horus


Theodosia - 1x01 The Eye of HorusLa californiana Robin LaFavers è nota al pubblico americano come autrice dell’intrigante raccolta di romanzi His Fair Assassin, ambientata nell’Inghilterra del XV secolo, oltre che dell’avventurosa saga letteraria Theodosia, che si svolge tra la Londra del periodo edoardiano e gli scavi coloniali in Egitto.

Su quest’ultima si è diretta l’attenzione di molteplici case di produzioni: la francese Cottonwood Media, la tedesca ZDF e l’americana HBO Max si sono unite per l’adattamento della saga di romanzi in una serie tv che racconta le peripezie della giovane archeologa Theodosia e della sua famiglia, i Throckmorton. Il ruolo principale, nonché il cuore della serie, sono affidati a Eloise Little, già doppiatrice di uno dei famigli (daemon) dei protagonisti di His Dark Materials, a capo di un cast di nomi non particolarmente noti, ma molto variegato e competente.

Il primo episodio “The Eye of Horus” è un’introduzione di maniera, alle volte fin troppo; si occupa di far debuttare i personaggi e l’ambientazione trasposti, gettando le basi per la storia che li vedrà protagonisti. La quattordicenne Theodosia e l’ingegnoso fratello Henry sono impegnati nell’affiancare il padre Alistair e la madre Henrietta presso gli scavi archeologici di famiglia. Durante una semplice ricognizione con il fratello, la giovane archeologa scopre una tomba e rinviene un antico artefatto magico: caso vuole che questa reliquia sia anche l’oggetto della ricerca di un sinistro culto che si raduna in bui sotterranei, indossando lunghe toghe, cappe nere e maschere sugli occhi. L’Occhio di Horus – questo il nome dell’artefatto – pare nascondere diversi segreti, abbastanza perché i Throckmorton lo difendano dalle grinfie della misteriosa setta.

Theodosia - 1x01 The Eye of HorusLa trama è poco più di come viene presentata: intrattiene, ma senza particolarità da segnalare. Dal punto di vista stilistico non c’è la brillantezza dell’animazione contemporanea (Owl House o Amphibia), né la personalità narrativa di A Series of Unfortunate Events a trainare un intreccio che si basa su tropi familiari e su elementi classici come il culto di cattivi incappucciati fino al ritrovamento di un oggetto magico di un’antica civiltà. Il primo episodio non osa andare oltre questi binari sicuri per un racconto seriale e i risultati infatti latitano: Theodosia pecca soprattutto nella mancanza di fantasia in un racconto che a tratti funziona, ma non brilla pur avendone tutte le potenzialità. Si ravvisa inoltre qualche scivolone evidente nella trama: i tentati furti della reliquia dovrebbero aggiungere tensione, ma si svolgono con una banalità poco credibile e sarebbero quasi divertenti se non cercassero di ispirare tutt’altra atmosfera. Nonostante ciò, il mistero nascosto nella reliquia è l’unica cosa davvero accattivante di questo primo episodio, soprattutto per come l’Occhio di Horus influenza protagonisti e antagonisti in egual misura con il suo potere.

La mancanza di fantasia si nota anche dall’opportunità mancata nella ricostruzione degli ambienti e della cultura dell’antico Egitto. L’interno della tomba dove si trova l’artefatto non dona quel senso di mistero e avventura che ci si aspetterebbe; sulla scena si vede poco più che qualche sfondo coperto dai geroglifici e il mistero connesso ad una cultura così antica non va oltre una scontata visione desertica e qualche effetto speciale, almeno per il momento. Anche il resto delle ambientazioni è sulla stessa onda: la Londra eduardiana, per esempio, è poco più che un colonnato e qualche carrozza. Un po’ meglio il museo-dimora dei Throckmorton, che è protagonista nella seconda metà dell’episodio e si guadagna una nota di merito per la curiosa sala giochi ante-litteram: un intermezzo divertente dove l’ambientazione mostra un po’ più di personalità, forse perché estratta direttamente dalle pagine dei romanzi. Il difetto di essere troppo spoglio e povero di dettagli, tuttavia, potrebbe non essere da imputare alla produzione della serie: poche volte possiamo sapere dei retroscena negli show che vediamo, fra budget incerti, produzioni dai ritmi forzati e il tenore degli ambienti di lavoro.

Theodosia - 1x01 The Eye of HorusI personaggi dovrebbero essere la parte migliore del primo episodio, ma dopo una breve introduzione volta a mostrare il carattere di ciascuno, non ci sono molte sfaccettature della loro personalità da conoscere. Ognuno dei protagonisti, così come gli eventuali gregari di contorno, non mostrano tratti particolarmente originali o memorabili e Theodosia stessa – la protagonista – non convince, nonostante sia la personalità più attiva fra tutti e gli sforzi dell’attrice, Eloise Little, che fa del suo meglio. I dialoghi suonano rarefatti e alle volte si arrischiano a spiegare ciò che accade sulla scena, rischiando di minare fortemente l’immersione nelle scene. Il pilot non è privo di momenti divertenti, in grado di strappare un sorriso a chi guarda, ma rimangono isole in un mare troppo calmo.
Si potrebbe dire che in una serie per giovanissimi questa superficialità sia d’obbligo, ma non è più così da molto tempo. I prodotti per ragazzi hanno smesso di dare per scontato il loro pubblico, adoperandosi per dare ai più giovani migliori personaggi in cui immedesimarsi e storie profonde su cui poter riflettere e dalle quali trarre ispirazione. Purtroppo, Theodosia non presenta i pregi di una Enola Holmes o una Carmen Sandiego, ma non è detto che durante la prima stagione non ci possano essere guizzi di qualità nello show; i difetti di un primo episodio non sono sempre forieri di una brutta serie sebbene non siano nemmeno il miglior biglietto da visita.

“The Eye of Horus” non convince da diversi punti di vista, ma sotto alcuni aspetti non è un pessimo pilot. La serie può senza dubbio divertire e intrattenere, anche grazie alla corta durata dei suoi episodi, ma Theodosia rischia anche di stancare presto i suoi spettatori a meno di un qualche espediente che renda più vivi e dinamici i protagonisti o dia alla trama più personalità.

Voto: 5½

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