“Black and Blue” e “Axe and Grind” sono gli episodi che precedono il mid-season finale, giro di boa della sesta stagione di Better Call Saul, che ci condurrà alla conclusione della serie e quindi al suo incontro con Breaking Bad. È piuttosto scontato che la prossima puntata ci darà qualche indizio sul futuro di alcuni dei protagonisti dello show, perlomeno quelli che non compariranno nella serie madre: non stupisce quindi che, con l’andare degli episodi, i riferimenti tra le due serie continuino ad aumentare, portando gli spettatori a unire quelle tessere che sono sotto gli occhi di tutti e a cercare di capire come verranno utilizzate in un’ottica duplice.
Non dobbiamo infatti dimenticare che quello che ci aspetta post-Better Call Saul non è solo l’universo di Breaking Bad, ma anche quello successivo, quello di Gene – ennesima identità di Jimmy/Saul – in Nebraska. Se possiamo dire con assoluta certezza che alcuni personaggi di questa serie non ci saranno in Breaking Bad – una su tutti è Kim, sulla cui morte si è speculato da sempre –, non possiamo effettivamente escludere che non ci saranno nel flashforward.
Queste puntate giocano moltissimo muovendosi tra il doppio – la doppia identità, lo sdoppiamento, la doppia faccia che i personaggi offrono al mondo – e la duplice possibilità: quella delle strade non scelte e di quelle scelte con cognizione di causa, a costo di fare un’inversione a U imprevista eppure perfettamente in character. Con queste diramazioni che ci vengono svelate di volta in volta, paradossalmente quello che doveva apparire come un imbuto, un destino a cui è impossibile sfuggire – l’universo di Breaking Bad, punto immutabile nella narrazione – si trasforma e si mostra per quello che è: solo un momento di passaggio per i personaggi, che hanno vissuto certo quella vita, ma che potrebbero averne un’altra (un seguito) a noi al momento preclusa, proprio in quel futuro che conosciamo solo per pochissime scene.
Ci avviciniamo insomma a vedere tutte le carte sul tavolo, ma non è ancora detto che quello che vedremo sarà lo stesso tavolo su cui abbiamo fatto le nostre previsioni.
6×05 – “Black and Blue”
Se in Breaking Bad “Negro y Azul” era l’episodio della seconda stagione che precedeva quello chiamato proprio “Better Call Saul”, possiamo tuttavia dire che i riferimenti finiscano qui e siano più semplicemente i due colori che rimandano agli occhi di Jimmy dopo il confronto con Howard.
Eppure è proprio la scena di Jimmy e Kim in bagno che parlano dopo la scontro sul ring più comico di sempre a costituire per molti versi una chiave interpretativa di quanto sta accadendo in questa stagione tra i due e a causa dei due. Partiamo innanzitutto da una considerazione: la scelta di non spiegare minimamente quale sia il piano di Kim e Jimmy contro Howard ma di svelarcene solo un pezzetto per volta è una delle cose più interessanti e rischiose che la serie abbia mai fatto. E questo perché non è per niente facile seguire un piano di cui non si sa proprio nulla – da cui il compito della writers’ room di tenere viva l’attenzione del pubblico nonostante il gigantesco non detto.
Quello scambio di battute a letto, quando Jimmy si chiede come mai abbia dato corda ad Howard su quel ring per sentirsi rispondere da Kim “You know what’s coming next” può sembrare il teaser più frustrante dell’universo, ma la realtà è che per una volta non è il pubblico a essere onnisciente e noi non siamo abituati a stare in una posizione simile: ecco da dove nasce il potenziale tensivo incredibile della storyline.
Ma c’è altro in quella scena del bagno, soprattutto se collegata a quella della mattina. La sveglia suona, il suo riflesso – un altro doppio – sembra proprio dirci LIE, come “bugia”, “mentire”, e infatti Kim non riesce a dormire non solo perché ha il terrore di Salamanca, ma anche perché non può dire la verità a suo marito. Ha visto Mike una volta sola, eppure sa che ha ragione: Jimmy non reggerebbe al sapersi di nuovo target di Salamanca, lei sì. Lei sì perché è capace di cose su cui non avremmo scommesso nulla fino a poco tempo fa, ma soprattutto perché senza saperlo sta costruendo le basi di Saul Goodman: il negozio, i suggerimenti, e ora quella frase, “I’ll fight for you”, che Saul utilizzerà nei suoi annunci televisivi. Tutto ci sta dicendo che sì, è vero, Kim non sarà fisicamente presente in Breaking Bad, ma ci sarà eccome, perché senza di lei non sarebbe nato quel Saul che conosciamo tutti.
E poi, di nuovo, torniamo al piano: quella convinzione che portano avanti ogni volta, anche quando sembra che siano un passo indietro – persino l’incontro/scontro con Howard sembra sia stato previsto, come vedremo nell’episodio successivo – ci mostra una coppia unita dall’amore, dalla stima, dalla voglia reciproca di difendersi, ma anche da un desiderio di riprendersi il mondo a morsi che un tempo pensavamo appartenesse solo a Slippin’ Jimmy e che invece fa parte di Kim molto più di quanto pensassimo.
Kim e Jimmy riflessi sullo specchio insieme, ma anche Kim riflessa nel caffè mentre aspetta Viola dalla HHM e Jimmy riflesso da solo nello specchietto dell’investigatore privato; sono doppi loro è lo è anche Gus, riflesso allo specchio di casa in una puntata che ce l’ha mostrato come raramente è – fuori controllo.
Gustavo Fring sa che Lalo Salamanca è vivo e che è solo questione di tempo (“It’s a waiting game”, dirà Mike) prima che lo scontro tra i due arrivi: la sua capacità di porsi in pubblico come calmo e pacato anche quando dentro di sé è una furia arriva qui al punto di rottura perché non è lui in controllo delle tempistiche. Gus sa aspettare anche anni, ma solo se è lui a tirare i fili: in questo caso gli rimane solo da attendere che Lalo ritorni dal mondo dei quasi morti, e per uno come lui – così abituato al controllo da nascondere una pistola al punto di scavo, giusto nel caso servisse – l’attesa è la tortura più estenuante. Il doppio di Gus è questo, non quello che abbiamo visto fino ad ora: è l’uomo che esplode dentro la copertura, e non possiamo neanche cominciare a pensare a quali saranno le conseguenze.
Nel frattempo, Lalo è esattamente dove nessuno si aspetta che sia, cioè a farci vivere uno dei finali di puntata più terrificanti della stagione con la sua ricerca “della prova”, quella di cui parlava a Hector. Chi mai poteva aspettarsi che andasse proprio da una delle poche persone innocenti di tutta questa vicenda? L’obiettivo è Margarethe Ziegler, moglie di Werner, l’ingegnere tedesco che aveva gestito la costruzione del laboratorio di Gus – e con cui Lalo aveva parlato durante una breve telefonata prima che Werner fosse ucciso da Mike.
Se è forse un po’ irrealistico che un uomo ritenuto morto e ricercato dalla polizia stia girando per l’Europa come se nulla fosse, è però certo che nulla viene lasciato al caso: ed è solo alla fine che capiamo quel cold open così particolare, con la costruzione del blocco di lucite e del regolo calcolatore inserito al suo interno come ricordo dei ragazzi di Werner, seine jungs.
Lalo si sta avvicinando sempre di più alla verità e chissà, forse per questo decide di risparmiare la vita a Margarethe. Quel che è certo è che se abbiamo temuto per la sua vita è stato grazie all’impeccabile regia di una veterana dell’universo di Breaking Bad e di Better Call Saul, e si vede: Melissa Bernstein, passata da co-produttrice a produttrice fino a executive producer per la serie madre, torna dietro la macchina da presa per la seconda volta per questo episodio, che mescola sapientemente la parte thriller a quella più comica, senza dimenticarsi le interiorità dei personaggi e le loro duplicità, messe in scena quel tanto che basta per farcele notare e soprattutto per non permetterci di scordarle.
6×06 – “Axe and Grind”
Il sesto episodio, girato da Giancarlo Esposito al suo esordio nella regia di una serie TV, ancor più del precedente dà la sensazione che i nodi stiano arrivando al pettine; tutta quella attesa che permeava “Black and Blue” arriva qui al secondo prima dello scoppio, cristallizzato in quaranta minuti di televisione in cui succede di tutto, in cui capiamo quasi ogni parte del piano e soprattutto in cui assistiamo impotenti al futuro di Kim che si sgretola proprio quando finalmente eravamo riusciti a carpirne l’animo, unendo i puntini tra passato e presente.
L’episodio si apre infatti con un flashback su Kim e sul rapporto con sua madre, che ci evidenzia non solo quello che già sapevamo – un contesto familiare non facile – ma anche un tratto del carattere di Kim che continuiamo a vedere da tempo e che sta alla base di quel cambiamento che ci è parso così inaspettato. Come una sorta di imprinting, Kim impara da sua madre che l’amore e l’affetto non le arrivano quando si comporta bene, quando è una brava studentessa e un’ottima figlia, ma quando mente, quando diventa così brava nella sua performance da meritarsi un “I didn’t know you had it in you” e un paio di orecchini che indosserà persino da adulta, come vediamo durante la puntata. Né noi né Jimmy sapevamo che Kim avesse questo lato oscuro dentro di sé, che si affianca senza contraddizioni al suo voler fare del bene per la comunità a cui presta il suo servizio: ma l’inconscio e l’educazione emotiva sono impulsi decisamente più forti, e non possiamo quindi stupirci se l’essere apprezzata per quel suo lato nascosto sia una molla molto più forte dell’altra.
Se nel cold open la giovane Kim non ha alcuna possibilità di scelta su quanto sta accadendo, nella conclusione ce l’ha eccome: davanti alla strada che la porterà a Santa Fe e a un’occasione d’oro (per lei e per le persone che vuole aiutare), sceglie scientemente di abbandonare tutto, invertire la rotta e prendere la strada della vendetta per il caso Sandpiper e del piano contro Howard (letteralmente a “bad choice road”, per citare la nona puntata della scorsa stagione). Sceglie consapevolmente di non seguire una strada che la porta al suo sogno, quello che, lo abbiamo visto, le illuminava gli occhi solo a parlarne: perché il suo lato oscuro ha la meglio, perché inconsciamente sa che senza di lei Jimmy non è Saul – e adesso lo sappiamo anche noi.
Rimanendo su Kim, questa puntata ci offre più di un indizio su quello che potrebbe essere il suo futuro – non necessariamente legato alla morte. Parte del piano contro Howard, infatti, conduce i due coniugi dal noto veterinario con losca attività parallela, luogo in cui vediamo ben due oggetti a noi familiari: il libretto nero che abbiamo visto tra i possedimenti di Saul nel cold open dell’ultima season premiere – a dimostrazione di come tutti i contatti di Saul in Breaking Bad potrebbero essere frutto di un furto, e dunque perfettamente in character – e soprattutto un biglietto da visita che ha molto da dirci. “Best Quality Vacuum” letto dalla voce di Kim apre tutto un altro scenario per il suo futuro. Sarebbe così impossibile pensare che Kim sia ancora viva? Che si sia rivolta all’estrattore Ed (il compianto Robert Forster) per sparire per sempre con una nuova identità?
Forse no. Forse non è una coincidenza che Gene si sia rifugiato in Nebraska – da dove viene Kim –, in particolare nella cittadina di Omaha, che in questa puntata (anche se con un significato diverso) viene citata ben due volte nel parallelismo tra il loro D-Day, Eisenhower e Omaha Beach.
Proprio quando ci sembra di sapere tutto perché ci stiamo avvicinando al punto di incontro con Breaking Bad, come si diceva all’inizio, arriva qualcosa a raccontarci l’esatto contrario.
La questione dell’investigatore privato assunto da Howard, ad esempio, sembra con questa puntata essere stata perfettamente prevista e utilizzata da Jimmy e Kim – anche se non ci stupirebbe scoprirlo al loro servizio fin dall’inizio. Quelle foto sospette del prelievo di 20mila dollari da parte di Jimmy fanno infatti parte del piano, lo stesso piano che – insieme alle foto con il finto giudice Casimiro – dovrebbero indurre Howard a pensare che Saul abbia corrotto il giudice del caso Sandpiper. Dovrebbero condurre a un’autentica esplosione di rabbia (ancor più notevole in un uomo profondamente controllato come lui, secondo in questo solo a Gus Fring), agevolata da pupille dilatate e l’equivalente di due Red Bull a stomaco vuoto in circolo.
Un piano perfetto: dimostrare durante la mediazione che Howard è completamente fuori di testa – accuserebbe il giudice di essersi fatto corrompere blaterando di un incontro di cui il vero Casimiro non ha la benché minima idea –, facendo passare la sua rabbia per Jimmy per una vera e propria ossessione, perdendo così ogni credibilità. Da qui al patteggiamento, e dunque alla quota che spetta a Jimmy e Kim per il caso Sandpiper, sarebbe davvero questione di attimi.
Il braccio ingessato del giudice, però, farebbe mangiare la foglia persino a un Howard in stato di coscienza alterato: e mentre Jimmy è molto più propenso a rimandare tutto e a riprovare un’altra volta, Kim non ha alcuna intenzione di sprecare questa possibilità a cui hanno lavorato per settimane – ma soprattutto quella per cui lei ha messo in gioco tutto di sé, anima compresa.
Mentre Lalo prosegue le sue ricerche con l’indizio trovato a casa Ziegler (una parte del racconto quasi horror e ottimamente girata, ma forse troppo breve per essere inserita nel ritmo di questo episodio), i fili del racconto si accorciano e ci portano a quello che sarà il duplice scontro finale: da una parte Lalo e Gus, dall’altra Jimmy e Kim contro Howard. Nel mezzo, solo un momento per tirare il fiato con Mike che vigila sulla nipote: una scena di una tenerezza a cui non siamo abituati in questa serie, che viene dal personaggio che forse più di tutti ha dimostrato cosa voglia dire tenere fede alle promesse – rinuncia alla sua stessa protezione pur di mantenere non solo quella sulla sua famiglia, ma anche quella sul padre di Nacho.
“Black and Blue” e “Axe and Grind” aumentano la temperatura sotto una pentola a pressione che pensavamo di conoscere e che invece nasconde ancora delle parti ignote. Si accende una piccola speranza per Kim, quantomeno che possa sopravvivere a quella che consideravamo una morte quasi certa; ma mancano ancora abbastanza puntate per vedere tutto cambiare – “cosa succederebbe ai nostri protagonisti se Howard dovesse non reggere fisicamente quella quantità di caffeina” è solo una delle tante domande che ci rimangono addosso dopo queste puntate.
Manca poco, eppure manca moltissimo: attendiamo la prima delle due conclusioni che questa stagione ha deciso di regalarci con un sensazione duplice, che proprio per questo non può che farci sentire ancora più vicini ai personaggi della serie.
Voto 6×05: 9
Voto 6×06: 8½