Orami tre anni fa, un adattamento videoludico ha travolto il mondo seriale con la sua prima stagione su Netflix. L’ambientazione, i personaggi, le vicende del famoso MOBA League of Legends sono stati rivoluzionati nel piccolo schermo per creare Arcane, una delle migliori serie di animazione degli ultimi anni. La struggente storia delle due sorelle Vi e Jinx/Powder si era sviluppata nel migliore dei modi sullo sfondo del racconto di due città che si sfidano in una guerra fredda, divise da un solo ponte fra le indifferenti guglie d’oro di Piltover e i violenti e poveri bassifondi di Zaun.
Se la scrittura ci aveva donato scene di livello, il comparto estetico non è mai stato da meno. Arcane è un piacere per gli occhi, sa raccontarsi con l’uso fortemente simbolico dei colori che mettono in risalto le bellissime atmosfere e certe scene sono così curate da rassomigliare a quadri animati. Nessuno si aspettava molto da un adattamento di League of Legends, ma Arcane ha dato tanto e anche di più, creando una community viva e attiva con solo i suoi primi nove episodi. L’annuncio di un rinnovo era nell’aria sin da subito dopo la fine della prima stagione, quindi la domanda era: Arcane sarebbe stata in grado di ripetere i picchi della prima stagione, pur considerata l’irripetibile novità che questa aveva vantato?
La prima considerazione da fare è sullo sforzo creativo ed economico dietro Arcane. Dopo gli ultimi episodi del 23 novembre, sull’internet sono state diffuse astronomiche (presunte) cifre dei costi della produzione della serie e audaci teorie sin troppo articolate sul finale, in particolare sul destino di Jinx. Dovrebbe essere oramai chiaro che prima di ogni affermazione riguardo la qualità di un prodotto, sia necessario considerare che più successo ha avuto, più la compagnia a cui appartiene voglia influenzare la produzione dettando le tabelle di marcia. Non sempre un’ottima prima stagione equivale alla libertà creativa in quelle successive. Arcane aveva inoltre introdotto una tale moltitudine di tematiche, personaggi, trame e sotto-trame, che sarebbe stato irreale pensare di concludere in modo soddisfacente in soli novi episodi.
La prima stagione aveva lasciato un vuoto nel cuore degli appassionati, ma anche nei seggi del potere di Piltover. I nostri eroi hanno dovuto raccogliere i pezzi lasciati dall’attacco di Jinx alla torre del governo oltre il ponte, mentre la mina vagante dalle trecce blu erra per una Zaun in guerra piangendo la morte di Silco, ma riuscendo a eludere le taglie poste sulla sua testa. Il primo dei tre “archi” della seconda stagione è forse quello meglio riuscito: ciò che è stato perduto durante la prima stagione influenza e cambia i protagonisti di Arcane, bloccati in questo limbo fra il non voler tradire sé stessi e dover cambiare per le nuove sfide che sono chiamati ad affrontare. Il personaggio che prometteva di più era senza dubbio Caitlyn, con la sua discesa verso l’autoritarismo dopo la morte della madre, ma purtroppo non gode dello sviluppo che avrebbe meritato, nonostante le parecchie ottime scene che la vedono come protagonista.
Il secondo atto sviluppa le basi poste nel primo, ma è dove si notano le crepe più vistose dal punto di vista narrativo. Il riavvicinamento fra Jinx e Vi è inatteso, ma benvenuto: le scene che le vedono come protagoniste nel secondo atto riprendono in parte il dramma familiare al centro della precedente annata, e il ritrovarsi con Vander/Warwick è un breve spiraglio di luce. Quando alla fine di “The Message Hidden Within the Pattern” ciò che le sorelle avevano ritrovato viene portato via è forse uno dei punti più alti della stagione, che però convive con l’insipido risolversi dell’arco di Caitlyn, che rappresenta le tematiche più “sociali” della storia, e segna una discesa ripida della trama verso uno scontro finale a tutti i costi cinematografico, lasciando pezzi di storia e di storyline per strada. Per esempio Viktor, uno dei migliori personaggi di questa seconda stagione di Arcane, ha faticato a mantenere una coerenza visto il ritmo della narrazione sin troppo serrato. Il sacrificio di Isha, per dirne un altro, è un momento molto delicato, per ciò che significa per Jinx e per l’atmosfera della storia, che cammina in bilico fra un’ottima esecuzione e la rapidità con cui si consuma.
Il terzo arco di episodi contiene uno degli episodi più belli e forse i due episodi “peggiori” (per gli standard molto alti settati da Arcane, c’è da precisare). Il viaggio di Jayce, Ekko ed Heimerdinger negli universi alternativi ha portato a due sotto-trame profondamente diverse, ma che intrecciate sono davvero potenti nel mostrare come potrebbe diventare Runeterra, nel bene e nel male. Sia Ekko che Jayce tornano nel loro universo come eroi, perché solo dei veri eroi possono aver superato la prova nel sopravvivere a un mondo in rovine o abbandonare una realtà ideale; la vicenda di Ekko è anche un ottimo esempio di come il famigerato fan-service possa essere ben eseguito, per soddisfare gli spettatori senza dimenticare la coerenza interna della storia che si vuole raccontare.
Invece, “The Dirt Under Your Nails” pur non essendo affatto un pessimo finale, è anche la summa dei difetti che Arcane porta con sé, pur con la qualità di un’animazione che non ha mai perso un colpo. Tra gli errori evidenti di questo finale: la mera comparsata della gente di Zaun nella battaglia finale, il ruolo marginale di Vi nella battaglia, la disattivazione degli automi alla scomparsa di Viktor eccetto Vander, Ekko salvato dall’influenza mentale della “Glorious Evolution” solo perché doveva salvare il mondo.
Sono tutte imperfezioni che rappresentano un po’ quello che questa stagione non ha potuto realizzare appieno; per esempio, Ekko salvatore del mondo è una scena spettacolare, ma relega i personaggi (soprattutto femminili) ai margini, pur ben più sviluppati di lui nel corso degli episodi. Le forze di Noxus sono minacciose come ci si aspettava, ma dopo il duello di Ambessa contro Caitlyn e Mel, sia i guerrieri noxiani che la misteriosa Black Rose sono spicciati in poche scene. Forse saranno sviluppati in altre produzioni e media della vasta ambientazione di League of Legends, ma in Arcane rimangono qualcosa di appena abbozzato.
I punti di forza comunque sono rimasti: dall’animazione che rimane mozzafiato alla cura per i dettagli più significativi, dai paralleli fra Jinx e Powder nel settimo episodio a Caitlyn che lascia il suo seggio del consiglio a Sevika (altro grande nome dimenticato del terzo atto) in qualità di rappresentate zaunita.
Questa stagione di Arcane è stata molto strana, a tratti imprevedibile: ha disatteso le aspettative sia in bene che in male, è stata vittima della sua stessa ambizione; eppure, è sempre rimasta fedele a sé stessa. Siamo in ogni caso di fronte a uno dei migliori prodotti seriali e di animazione degli ultimi tempi, che nonostante i vizi di forma, continuerà a rimanere una pietra miliare per lungo tempo.
Voto Stagione: 7½
Voto Serie: 8½