Ormai è evidente: le ultime stagioni di Doctor Who sono state tra le più discusse, e per più di un motivo. In primis, per la prima volta il protagonista è interpretato da una donna – la splendida Jodie Whittaker – e in secondo luogo ad ereditare le redini dello show dopo il generalmente molto apprezzato ciclo di Steven Moffat è stato Chris Chibnall, il cui stile e la cui scrittura non sono stati ben accolti dai fan. A maggior ragione la dodicesima stagione, che piaccia o no, è stata una delle più rivoluzionarie della serie poiché lo showrunner ha avuto il coraggio di andare a intaccare la mitologia fondativa del personaggio.
Inutile sottolineare che proprio per questo motivo i fan più conservatori hanno ricevuto legna da ardere per il fuoco della loro indignazione verso il nuovo ciclo di episodi del Doctor – nonostante Chibnall non abbia fatto altro che inserirsi in un elemento ambiguo della serie classica, cosa che rende paradossali queste “proteste”. In ogni caso “The Timeless Children”, ultimo episodio della scorsa annata, ha segnato un nuovo punto di partenza per Doctor Who e, in qualche modo, è riuscito a dare una nuova spinta propulsiva ad uno show che ne ha continuamente bisogno – ricordiamo che si parla della serie più longeva della storia della televisione, quasi 60 anni dal primo episodio. L’interrogativo che ora ci si pone è come lo showrunner abbia intenzione di gestire questo colpo di scena e come questa grande rivelazione influirà sulla vita e sulle avventure del Time Lord.
I’m sure I’ll see you soon, eh? Keep doing humanity proud.
Questo episodio speciale era particolarmente atteso anche perché segna la fine del viaggio di due dei tre companion di Thirteen: Ryan e Graham (rispettivamente Tosin Cole e Bradley Walsh). Nonostante l’evento fosse già stato anticipato, l’uscita di scena dei personaggi riesce ad essere particolarmente incisiva, sebbene meno dolorosa rispetto ad altre separazioni celebri della storia del Dottore – pensiamo solo a Rose e Donna per fare degli esempi. La componente drammatica della fine del rapporto è data dalla “rottura” della fam, il delicato ecosistema di rapporto familiare che si era venuto a creare tra i quattro passeggeri del TARDIS; in tal senso, tuttavia, è coerente che a rimanere del gruppo sia proprio Yaz (Mandip Gill), quella sicuramente più legata alla Doctor e che vediamo all’inizio dell’episodio spendersi maggiormente nella sua ricerca. Ryan, d’altro canto, è un companion atipico, poiché uno dei più insofferenti alla vita da viaggiatore del tempo e più nostalgico di quella sulla Terra: è, infatti, lui stesso a scegliere di non proseguire il suo viaggio, seppur grato per il percorso fatto con la Doctor. Vedremo, inoltre, come si inserirà il confermato nuovo companion Dan interpretato da John Bishop nella relazione tra Thirteen e Yaz, dato che molti auspicano possa diventare più di una semplice amicizia.
Captain Jack Harkness, gold star for rescuing.
Questo speciale vede anche il ritorno di uno dei personaggi più amati della mitologia del New Who, Captain Jack Harkness (John Barrowman), dopo la sua fugace apparizione nel quinto episodio dell’ultima stagione, l’ottimo “Fugitive Of The Judoon”. L’attraente capitano recupera la Doctor da una prigione di massima sicurezza nella quale deve scontare una lunga condanna; è affascinante il design del carcere nel quale sono rinchiuse alcune delle creature più pericolose dell’universo – tra cui appaiono un Weeping Angel, un Ood, un Sycorax, uno Pting e un Silent. È nello scambio tra i due personaggi che vediamo le prime ripercussioni della grande rivelazione del Master: Thirteen è in preda a una crisi di identità e ammettere di non conoscere le sue vere origini la porta in confusione, proprio lei che è l’essere più intelligente e risoluto dell’universo. È chiaro che in questo speciale non c’è il tempo per andare a fondo della questione, ma si presume che nella nuova stagione si approfondirà non poco questo aspetto – anche considerato che i rumor vogliono che sia anche l’ultima stagione di Jodie Whittaker.
– I have Dalek issues.
– No kidding?
– You never forget your first death.
La trama dell’episodio si collega direttamente allo speciale di Capodanno del 2018 intitolato “Resolution”, con il recupero del guscio del Dalek Scout che veniva sconfitto dalla fam, e con l’episodio “Arachnids In The UK” dal quale torna il crudele imprenditore Jack Robertson (Chris Noth), stavolta coinvolto in un piano che si prefigge di replicare in serie le armature dei Dalek al fine di trasformarle in droni anti-sommossa per il controllo delle folle, aiutando in questo modo il progetto di governo del nuovo Primo Ministro (interpretato da Harriet Walter). Lo sviluppo dell’intreccio è un classico di Doctor Who e, in particolare, il ritorno dei Dalek non è altro che un pretesto per rendere più interessante lo sfondo sul quale si muovono i personaggi. A livello visivo è decisamente molto elettrizzante vedere come la Doctor risolve il problema – in pratica causando una guerra civile tra Dalek e intrappolandoli in un TARDIS con l’inganno per eliminarli – ma in fin dei conti la parte che viene sviluppata meglio è quella relativa ai personaggi, alle loro relazioni e al percorso che fanno fino alle battute finali dell’episodio.
In definitiva Chibnall scrive, tutto sommato, un buon episodio per la serie, sebbene non riuscito in tutte le sue parti: un ponte per quello che vedremo nella tredicesima stagione che, in un certo senso, tira il fiato dopo la grande mole di eventi che avevano caratterizzato la fine della dodicesima. La trama verticale, tuttavia, non decolla mai e risulta sempre superflua rispetto agli avvenimenti che avranno effetto sui nuovi episodi, come il rimpasto di companion, il ritorno di Jack e lo stato emotivo della Doctor. Come da tradizione, dunque, Doctor Who si ferma e riparte, con nuove storie, nuovi personaggi e nuove avventure nello spazio e nel tempo.
Voto: 6 ½
Note:
– La Doctor nell’episodio non usa nemmeno una volta il cacciavite sonico.
– A causa della pandemia la tredicesima stagione sarà più corta delle precedenti, solo otto episodi.