Siamo ormai giunti a un passo dal finale dell’attesissima terza stagione di The Mandalorian e gli ultimi due episodi andati in onda, intitolati rispettivamente “Guns for Hire” e “The Spies”, rappresentano in maniera abbastanza emblematica tutto il meglio e il peggio di questa altalenante terza annata.
Dopo una premiere confusionaria e non troppo riuscita né sul profilo narrativo, né su quello della resa visiva, la serie di Jon Favreau ha alternato capitoli particolarmente efficaci, come “The Mines of Mandalore”, in grado di bilanciare al meglio l’avanzamento della trama orizzontale con la dimensione dell’avventura autoconclusiva, ad altri senza dubbio più deboli, in cui, come nel caso di “The Foundling”, questo difficile equilibrio non viene raggiunto con altrettanta maestria.
Come si accennava in apertura, questi due ultimi episodi non fanno eccezione: “Guns for Hire” presenta infatti una serie di problemi sia in termini di resa scenica che di racconto, mentre “The Spies” rappresenta la migliore introduzione al finale di stagione che avremmo potuto chiedere a Favreau e Filoni (co-autore della puntata).
3×06 “Guns for Hire”
Partendo dalle note dolenti, il sesto episodio si presenta come uno dei classici racconti alla The Mandalorian, in cui i protagonisti si ritrovano a dover svolgere una missione (in questo caso risolvere il mistero dello strano comportamento dei droidi imperiali riconvertiti) per poter raggiungere i loro obiettivi (incontrare il gruppo di Mandaloriani capitanato da Woves). Quella che però avrebbe potuto essere una divertente avventura sul pianeta Plazir-15, si rivela in fin dei conti deludente, in primis a causa di una scrittura abbastanza piatta dal punto di vista investigativo, costellata da una serie di forzature della trama – una su tutte il modo in cui viene spiegato perché la missione venga affidata a Bo-Katan e Din Djarin e non ai Mandaloriani già al servizio della Duchessa – e da una risoluzione frettolosa, che ha pur tuttavia il merito di riportare in scena il ricordo dei Separatisti e del Conte Dooku.
A peggiorare la situazione troviamo poi la presenza massiccia di guest star del calibro di Lizzo, Jack Black e Christopher Lloyd, la quale finisce col minare l’immersività dello show risultando a tratti distraente per lo spettatore. Questo vale soprattutto per la coppia formata da Lizzo e Jack Black e la sequenza del banchetto che li vede protagonisti, complice il tono quasi farsesco dei dialoghi e l’ambientazione kitsch fuori luogo che la caratterizza.
Per quanto riguarda il racconto stagionale, prosegue il percorso di Bo-Katan come leader delle diverse fazioni dei Mandaloriani, che giunge ad un altro importante momento di svolta grazie alla restituzione della Darksaber da parte di Din: nonostante l’ottima preparazione di questo momento fatta nel secondo episodio, l’impressione è che Bo-Katan continui a ricoprire un ruolo troppo poco attivo all’interno della storia, seguendo passivamente le decisioni e i suggerimenti delle figure che le ruotano attorno, nello specifico l’Armorer e Mando.
Al di là di queste perplessità è innegabile che la Mandaloriana interpretata da Katee Sackhoff sia la vera protagonista di questa stagione, al punto da oscurare il titolare dello show che in più momenti pare declassato a personaggio secondario: si tratta di una mossa difficile da valutare, in quanto da un lato Bo-Katan ha tutte le carte in regola per essere la leader dei Mandaloriani e per reggere sulle sue spalle il racconto, ma d’altro canto questo brusco cambiamento di focus potrebbe essere sintomo di uno scarso controllo del materiale narrativo – che, estremizzando, nel caso di The Book of Boba Fett aveva portato a ben due episodi incentrati interamente su Mando e Grogu.
3×07 “The Spies”
A spiccare in “The Spies” sono innanzitutto i tantissimi riferimenti all’universo di Star Wars, che si traducono in fitti collegamenti sia con il passato che con il futuro del franchise: durante lo Shadow Council compare infatti il padre del generale Hux, che sarà tra i fautori della nascita del Primo Ordine, e viene inoltre citato Thrawn, personaggio fondamentale nella serie animata Rebels e, prima ancora, protagonista dei romanzi Legends di Timothy Zahn, il quale ricoprirà un ruolo di primo piano nella serie Ahsoka, in uscita a fine agosto, in qualità di “erede dell’Impero”.
Non si tratta di semplici strizzatine d’occhio ai fan della saga, bensì il frutto di un complesso lavoro di scrittura che, nonostante qualche passo falso, punta a dipingere, attraverso le serie di Disney+ create da Favreau e Filoni, un vasto affresco del periodo compreso tra la caduta dell’Impero e la nascita del Primo Ordine: in quest’ottica The Mandalorian assume un ruolo centrale proprio per il modo in cui sta progressivamente aggiungendo tasselli al racconto di come gli Imperiali siano riusciti a riprendere il potere (nelle nuove vesti del Primo Ordine) e di come si sia arrivati al ritorno di Palpatine in Episodio IX (il progetto Necromancer citato più volte nel corso dell’episodio), dando così un nuovo spessore a scelte narrative apparse superficiali e affrettate nella trilogia sequel.
Al di là di questi collegamenti, l’episodio si differenzia per il tono cupo che caratterizza gran parte delle sequenze, soprattutto per gli standard della serie: i combattimenti appaiono più cruenti, e culminano con il sacrificio di Paz Vizsla, un momento emotivamente forte e necessario a cementificare la nuova alleanza dei Mandaloriani, arricchito poi dall’entrata in scena delle temibili Guardie Pretoriane, già protagoniste di una delle migliori sequenze d’azione di Episodio VIII. Nonostante ciò c’è spazio anche per un po’ di leggerezza: Grogu al comando di IG-12 si rivela infatti come una fonte pressoché inesauribile di gag – memorabili i suoi “Yes” e “No” –, pari solo al suo amore (non corrisposto) per gli Anzelliani.
“The Spies” è però soprattutto la puntata dell’atteso ritorno di Moff Gideon: una sorta di paladino della cultural appropriation per il modo in cui si appropria e sfrutta caratteristiche e peculiarità delle società con cui entra in conflitto – i Mandaloriani, i Jedi, i Cloni –, il personaggio interpretato da Giancarlo Esposito rappresenta senza dubbio un gradito ritorno nello show, che pativa un po’ l’assenza di un vero villain. Non è ancora del tutto chiaro quali siano i suoi piani, ma non è da escludere che un conflitto con le altre fazioni di ex Imperiali, forse addirittura con Thrawn, sia alle porte.
In definitiva, “The Spies” pone le basi per un ottimo finale: con Din ostaggio di Gideon, i Mandaloriani impegnati nella riconquista del loro pianeta natale e lo spettro di Thrawn che aleggia sulle loro teste, non vediamo l’ora di scoprire cosa ci riserverà l’ottavo e ultimo capitolo di questa stagione.
Voto 3×06: 6
Voto 3×07: 8
Di certo il sesto capitolo è inferiore al successivo che raggiunge livelli di eccellenza ma io l’ho trovato divertente. Non sono d’accordo sulle guest-star fuori luogo, tutt’altro, ben vengano, ne sono stato felice come spettatore e mi sono piacevolmente distratto, pago pegno?
Bo-Katan protagonista al posto di…ben venga! Funziona, questo è ciò che importa.