Dopo il bellissimo e dolente sguardo su Marnie in “The Panic at Central Park”, Girls torna alla sua naturale dimensione corale con un episodio che conferma il suo attuale stato di grazia e prepara le basi per l’inevitabile scontro tra i protagonisti in vista del season finale.
Ancora una volta, il narcisismo e le patologiche insicurezze di Hannah prendono il sopravvento sulla sua tanto agognata ricerca di una stabilità nella propria vita, e se il rapporto con i genitori è ormai compromesso a partire dal quinto episodio, ad essere messa in discussione è ora la sua relazione con Fran. L’ostentata esibizione di Hannah della propria femminilità e indipendenza (il rimando a Basic Instinct nel prologo non poteva essere più azzeccato) altro non è che un indice della sua immaturità e incapacità di guardare se stessa con occhio critico: Fran lo comprende, ma la sua reazione è simile a quella di un padre possessivo e severo, quanto di più lontano da quello che Hannah ha sempre cercato in una relazione.
L’equilibrio della coppia è destinato a rompersi da un momento all’altro, e a gettare altra benzina sul fuoco si aggiunge la scoperta, da parte di Hannah, della relazione tra Adam e Jessa. Il confronto fra i tre sarà sicuramente il tema portante dell’ultima parte della stagione, ma ancora una volta la verità si mostra agli occhi dei protagonisti nella maniera più inusuale e, al tempo stesso, simbolica possibile. Con un chiaro omaggio a “La finestra sul cortile” di Alfred Hitchcock, la protagonista entra a contatto con la durezza della realtà grazie al potere della finzione: nel bel mezzo di uno spettacolo teatrale, in cui viene rappresentato lo stupro e omicidio di Kitty Genovese sotto lo sguardo indifferente dei suoi vicini di casa, Hannah ricopre a sua volta il ruolo di “testimone silenziosa” di un fatto terribile.
È sufficiente captare un incrocio di sguardi perché la verità venga a galla, e così la stabilità di Hannah crolla come un castello di carte e lascia spazio libero alla paranoia e al dolore. Le due testimonianze di cui la ragazza è protagonista si sovrappongono e portano con sé un interrogativo comune: com’è potuto accadere tutto questo senza che nessuno se ne accorgesse? La vecchia Hannah prende di nuovo il sopravvento, scarica la propria frustrazione su Marnie solo per dare sfogo al proprio dolore ma trattiene dentro di sé la rabbia alla vista di Adam e Jessa che se ne vanno assieme. L’attaccamento a Fran nella scena finale è preceduto da un automatico gesto di rifiuto nei confronti del ragazzo: perfino il corpo e la mente di Hannah sono in totale disaccordo su ciò che realmente vogliono, non riesce a confidarsi con lui ma lo tiene stretto a sé per non restare da sola; l’ambiguità della protagonista torna a dettare le proprie scelte, e la fine della sua relazione appare, di conseguenza, sempre più inevitabile.
Da una relazione compromessa ad un altra, anche l’idillio di Elijah con Dill sembra destinato a un brusco ridimensionamento. Elijah sente di aver finalmente trovato l’amore incondizionato ed esclusivo che mai gli era capitato di provare, oltre ad una nuova posizione a livello sociale, ma anche in questo caso la realtà idealizzata viene soppiantata dalla realtà vera e brutale a partire da un testimone esterno (ma niente affatto silenzioso), il quale rivela al giovane la verità su Dill e sulle sue premure tutto fuorché esclusive. Un altro castello di carte caduto, un altro ritorno alle difficoltà esistenziali che paiono sempre più una prerogativa della vita a New York, ma la scena finale di Dill in preda ai fumi dell’alcol lascia tutto ancora aperto per la relazione tra i due uomini: c’è un sentimento genuino dietro al gesto di Dill o ha solo tentato di colmare per un po’ il proprio vuoto interiore, esattamente come farebbe Hannah?
Hello Kitty mette il dito nella piaga delle difficoltà relazionali dei personaggi coinvolti e lascia presagire enormi sconvolgimenti dei rapporti di forza che li tengono uniti. Lena Dunham appare più cinica e ispirata che mai nel suo grande racconto di formazione, e questo episodio è un ulteriore prova della sua rinnovata sagacia nel rappresentare il disagio della sua generazione.
Voto: 8½