The Expanse – La guerra ai tempi dell’Universo Espanso 3


The Expanse - La guerra ai tempi dell'Universo EspansoThe best show you’re not watching.”: così si tende solitamente a definire una serie amatissima dalla critica ma poco premiata dal pubblico e che, pertanto, rischia l’imminente cancellazione.

L’etichetta se l’è recentemente meritata anche The Expanse, serie ispirata alla saga fantascientifica di James S.A. Corey (in realtà pseudonimo usato dal duo di scrittori Daniel Abraham e Ty Franck), definita da molti la space-opera più influente e importante della nostra contemporaneità.

La vicenda produttiva di The Expanse è più unica che rara e riflette in un certo senso la velocità con cui il mercato televisivo è cambiato nel corso degli anni. L’accordo del 2012, che concedeva al network Sy-Fy i diritti della prima visione e ad Amazon (negli USA) e Netflix (resto del mondo) i successivi diritti di distribuzione,  si è rivelato un boomerang nel corso degli anni, con l’espansione velocissima delle due piattaforme online e con un pubblico che si è spostato dal consumo live al binge-watching (a cui, tra l’altro, la serie si presta benissimo).

Non rientrando nei costi nonostante il passaparola avesse portato un sottile aumento degli ascolti live nella terza stagione (cosa che raramente accade), Sy-Fy si è vista costretta a gettare l’ascia sullo show, generando però una reazione mai vista prima, non tanto per le azioni dei fan, quanto per la mobilitazione dei capi stessi di tutta l’industria televisiva, che in quanto fan dello show hanno inondato Amazon di email (celebra quella di George RR Martin), pregando di salvare la serie. Detto fatto, leggenda vuole che Jennifer Salke, nuovo capo della programmazione di Amazon, decida di guardarsi le tre stagioni, commentando entusiasta “Why is nobody watching it?“, e ordinando così immediatamente di salvare lo show e produrne una quarta stagione di 10 episodi.

The Expanse - La guerra ai tempi dell'Universo EspansoC’è chi lo definisce “un Game of Thrones nello spazio”, c’è chi lo chiama “il nuovo Battlestar Galactica.” La verità è probabilmente che The Expanse è unico nel suo genere. La storia (l’ottavo libro è in uscita, mentre il nono, conclusivo, è in fase di stesura) parte dall’idea di un futuro in cui l’umanità ha colonizzato gran parte del Sistema Solare. La saga inizia in un clima di guerra fredda tra Terra, Marte e i Belters, i cittadini della cintura di asteroidi, da sempre sfruttati dalle due potenze per le risorse che quell’angolo di universo possiede. In questa atmosfera, la ricerca di una ragazza scomparsa incrocierà il destino di diversi personaggi, svelando una cospirazione che condurrà l’universo espanso non solo alla guerra, ma anche ben oltre i confini dell’ignoto. Corey racconta la sua epica affrontando in ogni libro un sottogenere della fantascienza (dal noir alla space-war, fino al filone più filosofico ed esplorativo), aggiungendo nuove idee che trasformano la storia in continuazione, facendola diventare sempre più corale ed intrecciata.

Il merito degli showrunner è stato quello di rimanere fedeli alla saga, adattandola però ai ritmi televisivi, rifiutando lo schema “una stagione = un libro” e compiendo sacrifici nei confronti di alcuni personaggi per evitare l’effetto dispersivo sofferto in alcuni momenti da Game of Thrones su HBO. Il risultato è che televisamente la serie funziona benissimo (tanto che alcuni importanti cambiamenti sono stati accolti con favore anche dai fan più accaniti della saga letteraria), con un ritmo gestito in maniera perfetta, a cui si affianca la consapevolezza di un budget limitato, che però viene sfruttato in maniera perfetta lì dove possibile, rendendo il tutto visivamente molto accattivante.

Quello su cui la serie non ha sbagliato un colpo è il casting, che ha anche visto la partecipazione di tanti volti noti e di peso (inusuale per una produzione Sy-Fy) non solo in ruoli secondari. Pensiamo ad attori del calibro di Thomas Jane (Hung, 1922, The Predator), Jared Harris (Mad Men, The Crown, quest’anno visto in The Terror), Chad Coleman (The Walking Dead), Elizabeth Mitchell (Lost), un eccelso David Strathairn (Good Night and Good Luck), e soprattuto la candidata all’Oscar e vincitrice dell’Emmy Shohreh Aghdashloo, nel ruolo femminile protagonista più amato dai fan della serie.

The Expanse - La guerra ai tempi dell'Universo EspansoDove risiedono allora le ragioni dell’insuccesso della serie? Nato dall’idea di Sy-Fy di trovare il tanto famoso erede di Battlestar Galactica, lo show si è trovato nel bel mezzo di un’epoca in cui il fantasy ha saputo attirare molti più consensi della fantascienza, genere invece in netta difficoltà e che si è adagiato sul successo del filone sui supereroi. Rispetto poi ad un Game of Thrones che è molto character-driven, The Expanse paga la scelta di essere maggiormente incentrato sull’azione e su dei personaggi che crescono lentamente e si evolvono col tempo proprio in virtù delle prove che sono chiamati ad affrontare.

Non è un mistero, ma più un dato di fatto, che i tre episodi iniziali della serie siano anche i più brutti, e questo è sicuramente un peso in un’epoca in cui il pubblico è meno disponibile a dare più di una possibilità ad una serie, specialmente quando gli episodi arrivano a cadenza settimanale. La prima stagione (così come il primo libro, sicuramente non il più amato dai fan della saga) funziona poi come lunghissima introduzione a quello che è il cuore della storia, e questo sicuramente ha allontanato i lettori/spettatori meno pazienti (nonostante gli autori abbiano anticipato alla prima stagione l’ingresso del personaggio amatissimo di Avarsala).

Il successo della serie, invece, si è affermato grazie a degli showrunners in grado di gestire perfettamente il ritmo della storia, costruendo cliffhanger che invogliano a bruciare tutti gli episodi uno dopo l’altro, e con colpi di scena in grado non solo di favorire il binge-watching, ma anche e soprattutto di dare giustizia e peso all’unità episodica (40 minuti densi di avvenimenti ed evoluzione di personaggi), sempre più bistrattata nell’epoca dei “film lunghi 10 ore.” Una volta entrati nel cuore della storia diventa impossibile fermarsi, e la narrazione prosegue grazie ad una scrittura asciutta che non si perde in molti dialoghi riflessivi e che, quando lo fa, sa dare il senso dell’ambiente e dei personaggi in poche ed efficaci battute.

Nelle prime stagioni, nella guerra fredda tra Terra e Marte  è facile vedere echi del nostro presente, così come è facile vedere nei Belters la metafora di un Medio Oriente sfruttato nelle sue risorse e origine di cellule terroristiche spesso in combutta con gli stessi Poteri Forti. Quando la narrazione si apre sul mistero, però, si entra maggiormente nel filosofico, con un universo espanso che improvvisamente si scopre minuscolo rispetto alla vastità di un ignoto che pesa sui personaggi come un macigno, facendoli apparire piccoli, alle prese con la paura, il fascino e lo smarrimento del mistero, nonché il terrore di scoprire la propria vita insignificante rispetto ad una storia che appare troppo più grande di quella che essi stanno raccontando.

The Expanse - La guerra ai tempi dell'Universo EspansoIl formato da 40 minuti costringe la serie ad un ritmo serrato, mentre il numero minore di episodi rispetto al compianto Battlestar Galactica non consente agli autori di approfondire troppo il contesto prendendosi pause dallo sviluppo degli eventi. Questo porta indubbiamente ad un unizio confuso per lo spettatore, costretto a familiarizzare in fretta con un universo estraneo per non perdere il filo di una narrazione che prosegue in modo spedito. Non appena, però, si riesce ad entrare nel mondo di The Expanse, l’esperienza diventa una montagna russa lunga, finora, tre stagioni, dalla quale con fatica si riesce a staccarsi, tanto bene personaggi e ritmo sono gestiti in tutti gli episodi (si fa fatica, eccetto i tre episodi iniziali, a trovare un segmento debole fino alla terza stagione).

Per Amazon ora si prospetta una grande sfida: adattare nella quarta stagione il libro forse meno amato dai fan della saga e anche quello visivamente più impegnativo di tutti (cosa che, forse, scoraggiò anche Sy-Fy dall’andare avanti). Lo fa però partendo da autori che hanno già collaudato il loro stile e che sembrano avere piena coscienza dei loro mezzi, nonché con una solida base di fan e con nuovi spettatori acquisiti dall’impatto mediatico che l’ultima stagione ha avuto. Il nuovo sottogenere da affrontare sarà il western in chiave fantascientifica: così gli scrittori hanno definito il quarto libro Cibola Burns, che andrà ad affrontare il concetto di nuova frontiera. Una sfida che, se vinta, non solo porterà in seguito all’adattamento forse della parte più bella della saga, ma darà anche così giustizia ad uno dei migliori adattamenti telesivi degli ultimi anni e ad una storia che, anche in tv, merita di essere raccontata in tutta la sua interezza.

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3 commenti su “The Expanse – La guerra ai tempi dell’Universo Espanso

  • Andrea Bu

    Non si può aggiungere altro se non lunga vita a the expanse, bellissima serie, vederla in 4k poi è una gioia per gli occhi.
    Ce ne fossero di serie così. Non sapevo del libro bistrattato, speriamo che riescano a gestirlo bene e a passare oltre con una nuova stagione…
    Grazie per la recensione, divorata 🙂

     
    • Diego Scerrati L'autore dell'articolo

      Il quarto libro mette un po’ da parte la coralità della storia e alcuni personaggi chiave per concentrarsi solo su un determinato luogo, e questo credo crei un effetto di distacco che evidentemente non è piaciuto molto ai lettori della saga (una cosa simile accade anche con i libri di Game of Thrones). Credo che però gli autori vogliano utilizzare storyline del terzo libro ancora non affrontate e parte del quinto libro (uno dei più amati) per rendere tutto un po’ più omogeno e non abbandonare alcuni personaggi per troppo tempo. Visto il lavoro di adattamento fatto finora, hanno per ora piena fiducia. 🙂

       
  • Manolito

    Per non parlare della parlata belters, resa molto bene nella serie. Correttamente non citata Dominique Tipper tra gli attori bravi (Naomi).