Tuca & Bertie – Female gaze e sperimentazione


Tuca & Bertie – Female gaze e sperimentazioneSi può dire che questo specifico momento televisivo è caratterizzato da due elementi: la fine delle grandi epopee televisive, in particolare la conclusione di Game Of Thrones, un colosso capace di catalizzare l’attenzione esclusiva di tutto il panorama seriale, e in secondo luogo la bulimia di prodotti che riempiono un calendario sempre più affollato da nuove uscite, rilasci di nuovi episodi e, in generale, da una tv che non segue più le regole generali del palinsesto stagionale.

Ad ogni nuova uscita ne seguirà un’altra dopo pochissimo tempo, al punto che è sempre più difficile rimanere al passo con l’evoluzione del prodotto televisivo e della trattazione di tematiche sempre più attuali. Sì, perché anche da questo ultimo punto di vista viviamo in un’epoca molto diversa dalle precedenti: a partire dagli scandali che hanno aperto la questione #metoo tutta l’industria dell’intrattenimento si è dovuta interrogare sul pochissimo spazio concesso alle donne e soprattutto ad una visione e interpretazione del mondo che fosse più diversificata possibile, che esca dalla monodirezionalità dell’autore maschio bianco che ripropone per l’ennesima volta la stessa storia. Si parla di un processo ancora in corso, lungi dall’essere accettato e compreso dai più e ancora lontano dalla sua piena realizzazione; Tuca & Bertie è, in tal senso, un esempio di come le produzioni si stiano lentamente liberando dal pregiudizio di poter affidare ad un’autrice molto talentuosa un progetto che, forse, qualche anno fa non avrebbe mai visto la luce.

Tuca & Bertie – Female gaze e sperimentazioneTuca e Bertie sono due amiche trentenni che vivevano nello stesso appartamento, almeno finchè la seconda non decide di andare a convivere con il suo ragazzo, Speckle, spezzando il vincolo della convivenza con l’amica. È da questa semplice premessa che comincia lo show di Lisa Hanawalt, già collaboratrice di Raphael Bob-Waksberg su Bojack Horseman, qui autrice in comando e direttrice di uno stile di animazione che, sebbene ricordi molto da vicino quello utilizzato per l’altra serie di Netflix, è stavolta spinto all’estremo e portato ai limiti del surrealismo. Ritorna l’antropomorfismo delle creature animali mescolate in un mondo con persone normali e – incredibilmente – anche piante dotate di corpi umani; un mix di elementi ancora più straniante della Hollywoo di Bojack, ma che funziona e si incastra perfettamente nello stile allucinato della serie. A conferma della grande creatività della Hanawalt, bisogna menzionare la varietà della ricerca stilistica che emerge in alcuni segmenti di Tuca and Bertie, principalmente quando si tratta di digressioni narrative extra-diegetiche o di parti di racconto in forma di flashback: questi excursus molto brevi non utilizzano quasi mai la forma di animazione tradizionale del resto della serie, ma sperimentano con elementi di discontinuità come ad esempio lo stop-motion.

Si diceva che Tuca e Bertie non vivono più insieme: migliori amiche da sempre, le due protagoniste non potrebbero però essere più diverse. La prima è un tucano sfacciato, irriverente, che vive la vita ai mille all’ora; sta cercando di superare un problema di alcolismo, non ha un lavoro fisso ed è perlopiù dipendente dal denaro della ricca zia. Bertie l’usignolo è, invece, molto meno sicura di sé, timorosa di impegnarsi davvero con il compagno e ricca di ansie sia nella vita privata che nel suo lavoro di data analyst. La serie segue le (dis)avventure di queste due donne alle prese con il confronto con un mondo meschino – che poi è uno specchio del nostro – che le porta ad affrontare discriminazioni, molestie sul posto di lavoro, disparità di trattamento ma anche la difficoltà di accettare i propri successi e, soprattutto, i propri fallimenti. La relazione tra Tuca e Bertie vive di alti e bassi e viaggia di pari passo con il percorso dei due personaggi nel corso dei dieci episodi di questa prima stagione, caratterizzandosi come un’amicizia sincera e realistica che a molti ha portato alla mente Broad City, la serie di Ilana Glazer e Abbi Jacobson.

Tuca & Bertie – Female gaze e sperimentazioneLisa Hanawalt si pone alla testa di un progetto molto riuscito, capace di dialogare con le istanze più urgenti della rappresentazione femminile e con uno stile tanto spudorato da essere estremamente godibile nella sua follia. A dare solidità al prodotto si aggiungono tantissime voci celebri che restituiscono sempre una dimensione totale ai personaggi che interpretano: a partire dalle doppiatrici delle due protagoniste, Tiffany Haddish (The Last O.G.) e Ali Wong (vista anche nel recente Always Be My Maybe di Netflix), lo show può vantare un cast composto tra gli altri da Steven Yeun, Awkwafina, Jane Lynch, Isabella Rossellini, Taraji Henson e Tig Notaro.

Tuca & Bertie è una serie animata che fonda la sua identità sulle sue protagoniste e sul loro modo di vedere e vivere il mondo; è molto divertente ma sa essere crudele all’occorrenza, è realistica ma vanta uno spiccato senso di surrealismo, è arrogante ma anche particolarmente dolce. Il mix di tutto questo è un bellissimo trip di circa cinque ore che intrattiene e non stanca, un’esplosione di colori pregna di significato e figlia di un mondo ancora molto vasto da esplorare in tv.

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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