Modern Love – Stagione 1 2


Modern Love - Stagione 1L’ultima cosa che ci saremmo aspettati da Modern Love è che diventasse una serie capace di polarizzare le opinioni, eppure eccoci qua, di fronte a una serie nata esplicitamente come un progetto feel good, decorativo, inoffensivo, sulla falsariga aggiornata al contemporaneo di cose come Love Actually (e l’assonanza tra i due titoli risulta, se non volontaria, sicuramente indicativa) che ha finito per suscitare involontariamente una mole decisamente notevole di opinioni critiche contraddittorie, che negli USA vanno da vapid and nauseating a delightful, surprising, and poignant.

Non ce lo aspettavamo perché era davvero molto improbabile che Modern Love, progetto prestige del John Carney di Sing Street, diventasse la nuova “serie divisiva”. Innanzitutto perché si tratta di una comedy romantica – genere spesso catalogato come “leggero” e dunque snobbato dalla critica “seria” (specialmente quella italiana) –, ma anche perché sulla carta si trattava appunto della serie safe per eccellenza, capace di contare su un cast di star di altissimo livello che va da Anne Hathaway a Catherine Keener, a Tina Fey e John Slattery a Dev Patel e Andrew Scott, su un’ambientazione dal fascino eterno come Manhattan e per di più su un materiale di partenza proveniente addirittura dal New York Times, che dal 2004 pubblica l’omonima rubrica settimanale.

Eppure, nonostante le premesse, lo show di Amazon è riuscito a raccogliere parecchi detrattori dalla sua uscita sulla piattaforma e molte delle ragioni risiedono proprio nel suo rapporto controverso con il materiale di partenza, la rubrica Modern Love (da qualche anno anche in versione podcast) raccoglie saggi personali di scrittori, ma anche di persone comuni, sul tema dell’amore o, come dice il suo sottotitolo, su “relationships, feelings, betrayals and revelations”. L’obiettivo dichiarato è fotografare in modo non esaustivo ma autentico l’evoluzione delle varie forme d’amore nell’America contemporanea (o almeno, all’interno della bolla che legge il NY Times) grazie non tanto alla rappresentatività di ogni singola storia ma alla varietà dei racconti presenti.
E qui probabilmente nasce il primo grande errore della sua trasposizione su schermo: quello di pensare che, scegliendo otto tra i tantissimi racconti che nel corso degli anni hanno avuto un riscontro positivo, si potesse ottenere lo stesso effetto di quindici anni di puntuale pubblicazione, ovvero una serie di tessere/storie che andassero a comporre un mosaico con un senso compiuto o almeno una direzione, nella sua complessità.

Modern Love - Stagione 1Invece Modern Love, proprio per lo scarso numero di racconti presenti nella serie, tradisce lo scopo e il senso del materiale di partenza finendo per mettere semplificazione al posto di complessità e regalando piccoli bozzetti che, per quanto interessanti e godibili in sé (principalmente per merito di New York, ma anche dell’ottimo livello attoriale che spesso sopperisce a una regia banalotta e derivativa), risultano persino offensivi nel loro essere così personali, così frutto di un’esperienza ben lontana dalla complessità del contemporaneo e invece molto più vicina a una bolla sociale elitaria e privilegiata.
Certo, non aiuta che tra i racconti ne siano stati scelti molti che risalgono a più di 10 anni fa e quindi decisamente più moderni che contemporanei, ovvero più specchio del ventesimo secolo che del ventunesimo e certamente privi di molte delle istanze che oggi si intrecciano alle relazioni interpersonali: crisi economica, crisi del binarismo di genere, crollo delle certezze sul futuro dovuto al climate change. Forse solo l’episodio con Anne Hathaway (“Take Me As I Am, Whoever I Am”) e il suo discorso sul bipolarismo rispecchiano temi davvero attuali, anche se manca totalmente la messa a sistema della malattia mentale con le pressioni sociali o anche solo con il sistema sanitario americano. Nella sostanza,  questa e le altre storie raccontate dallo show risultano datate, tradizionaliste, mancano di un appiglio concreto alla realtà dei sentimenti, preferendo a questo una versione zuccherosa e favolistica in cui anche i finali non lieti sono comunque pacificanti, privi di contrasti e di sfaccettature.

Modern Love - Stagione 1In più la quasi totale eteronormatività delle storie, di cui soltanto una include una coppia omosessuale (ma comunque il modello più tradizionale possibile, quello del matrimonio e del desiderio di un figlio), l’assenza di problematicità economica e dislivello sociale (anche quando è presente un personaggio non borghese assume la forma di una ragazza homeless non per necessità, ma per scelta di ribellione) e il whitewashing complessivo – che quando include personaggi non bianchi lo fa solo in ruoli totalmente subalterni – sono tre pesanti aggiunte che tolgono ulteriormente realismo a quello che vorrebbe essere un’antologia delle tante forme dell’amore e finisce invece per essere una galleria di figure spesso bidimensionali, a volte stereotipate, a caccia di un’universalità impossibile da raggiungere.
Gli essay della rubrica, grazie alla loro lunghezza, erano in grado di dare tridimensionalità alle persone e ai sentimenti costruendo pian piano una tensione che li rendeva unici, emozionanti; nella serie, invece, la necessità di sintesi finisce per guidare la sceneggiatura verso i peggiori trope della commedia romantica ai quali si aggiunge una rivisitazione di alcune delle storie che va ancora nella direzione della semplificazione più estrema e della ricerca della prospettiva conciliante a tutti i costi: appaiono così mariti inesistenti per le madri single (“When The Doorman is Your Main Man”) e scompare la tossicodipendenza (“Hers Was a World of One”).
In generale, ciò che manca a Modern Love sembra – paradossalmente per una serie che parla d’amore – essere proprio il cuore e l’amore verso le proprie storie. Più che innamorata di quello che vuole raccontare la serie sembra innamorata della maniera e della confezione in cui le riesce a impacchettare, forse con l’intenzione di renderle fruibili a un pubblico che si vorrebbe universale, scegliendo tra di esse le più innocue e “disinfettandole” per renderle prive proprio dell’elemento più importante per raccontarle, ovvero l’autenticità magari non delle situazioni, ma delle intenzioni.

Restano, e salvano la serie dal disastro totale, costumi e ambientazioni alleniane impossibili da non apprezzare, insieme a un cast di prima categoria che riesce persino a strapparci qualche lacrima, dimostrando che se nel 2019 è ormai impossibile (finalmente) creare uno show con intenti universali, parlare di sentimenti riesce comunque a toccare le nostre corde profonde. Speriamo che la prossima volta si decida di farlo in modo più intelligente e complesso, evitando le ipocrisie e i peggiori cliché borghesi.

Voto: 4/5

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Informazioni su Eugenia Fattori

Bolognese di nascita - ma non chiedete l'età a una signora - è fanatica di scrittura e di cinema fin dalla culla, quindi era destino che scoprisse le serie tv e cercasse di unire le sue due grandi passioni. Inspiegabilmente (dato che tende a non portare mai scarpe e a non ricordarsi neanche le tabelline) è finita a lavorare nella moda e nei social media, ma Seriangolo è dove si sente davvero a casa.


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2 commenti su “Modern Love – Stagione 1

  • Elena

    Durante l’episodio in ospedale, mentre auguravo la morte ai due protagonisti fighetti, stavo quasi per buttare il televisore dalla finestra. Una serie da diabete, anche un po’ offensiva per l’intelligenza dello spettatore.