Fra le novità di quest’inverno televisivo si staglia His Dark Materials, nata dalla collaborazione fra HBO e BBC One e ideata da Jack Thorne. Si tratta di un adattamento in otto puntate di Northern Lights, il primo libro della famosa ed apprezzata saga letteraria fantasy di Philip Pullman. Non è il primo adattamento televisivo della saga: nel 2007, infatti, Chris Weitz ha diretto La Bussola d’Oro, un film che però non è riuscito a dare giustizia al complesso e variegato universo letterario di Pullman, deludendo in gran parte i fan della saga.
Rappresentare al meglio l’universo di His Dark Materials non è un compito facile: oltre a prevedere un gran numero di personaggi, luoghi e dinamiche, la saga – pur presentando molti elementi tipici del genere fantasy – si allontana spesso dalla classica dicotomia bene/male per presentare situazioni e, soprattutto, personaggi volutamente ambigui, dotati di una certa dose di mistero che impedisce ai lettori di darne una lettura chiara e completa, capaci così come sono di compiere atti spietati e, allo stesso tempo, di dimostrare un’affezione inaspettata. Uno dei punti di forza di His Dark Materials è il presentare questo mondo e questi stessi personaggi attraverso gli occhi infantili della sua giovanissima protagonista, Lyra, interpretata da una strepitosa Dafne Keen.
This story starts in another world. One that is both like, and unlike, our own.
Le prime puntate della serie si prendono il loro tempo nell’introdurre le particolarità del mondo di Lyra, il quale strutturalmente non differisce molto dal nostro (anche lì, infatti, ci sono le città così come le conosciamo), ma presenta alcune differenze fondamentali che concorrono a riempire di fascino questa sorta di universo parallelo. La prima fra tutte, ovviamente, è l’esistenza dei daemon, animali di ogni tipo che affiancano gli umani e che instaurano con loro un legame fortissimo e indissolubile, divenendo così una sorta di alter ego della parte più intima e profonda della loro persona. Lo show introduce ampiamente, attraverso la vita quotidiana di Lyra all’Accademia di Oxford, il rapporto fra umani e daemon e, più in generale, la mitologia stessa della serie, mettendo in scena delle puntate molto introduttive ma fondamentali per aiutare gli spettatori ad immergersi negli elementi più fascinosi del racconto e per scoprire nel migliore dei modi gli elementi più importanti della sceneggiatura (l’aletiometro; il Magisterium; le avventurose esplorazioni di Asriel; l’esistenza della misteriosa Polvere e, soprattutto, le azioni inquietanti dei cosiddetti Ingoiatori).
La splendida interpretazione di Dafne Keen nei panni di Lyra non ha reso difficile per spettatori empatizzare con la protagonista: la sensazione che si ha durante visione dello show è quella di essere “accompagnati” da Lyra in ogni momento della sua avventura. La bravura della giovanissima attrice sta proprio nel riuscire a mostrare con estrema chiarezza gli stati d’animo del personaggio, che resta coerente nella sua voglia di avventura e nella sua determinazione ma, al tempo stesso, si rivela perfettamente in linea con l’età della ragazzina, mettendo in scena la costruzione di un’identità non ancora granitica ma in continua trasformazione, proprio come si trasforma Pan, il suo adorabile daemon. A concorrere alla trasformazione della sua identità e, soprattutto, all’abbandono di quell’ingenuità infantile che la contraddistingue nelle prime puntate della stagione sono, soprattutto, Mrs. Coulter e Lord Asriel, interpretati rispettivamente dai validi Ruth Wilson e James McAvoy.
I don’t think I understand any grown-ups at all.
I due sono gli esempi perfetti di quell’ambiguità citata in precedenza: entrambe figure estremamente stimate dalla giovane grazie alla loro intelligenza e al rispetto che hanno suscitato a seguito delle loro avventure ed esplorazioni, Mrs. Coulter e Lord Asriel si sono anche rivelati spietati nelle loro azioni, mettendo a repentaglio la vita non solo di Lyra, ma di molte altre persone e bambini solo per seguire con forza le proprie ambizioni. È proprio stando a contatto coi due che Lyra si è trovata spesso costretta ad abbandonare le illusioni e i sogni idilliaci che coltivava anche nei loro confronti per intraprendere scelte a dir poco “adulte”, mature e, soprattutto, sofferte. Dinanzi all’ambiguità delle loro azioni, Lyra ha dovuto reinventarsi nuovamente, smettendo di ispirarsi a loro per costruire invece il proprio peculiare percorso, circondandosi di persone (come i gyziani) e di animali (come Iorek, il maestoso orso corazzato) che hanno dimostrato di meritare la sua fiducia e di viaggiare al suo fianco durante il lungo viaggio verso il Nord.
Oltre al forte impatto che la presenza di Lord Asriel e Mrs. Coulter ha suscitato nella crescita della protagonista, la messa in scena delle loro storyline è servita per donarci un quadro più chiaro dei numerosi elementi presenti nella sceneggiatura. Se Lord Asriel non ha avuto molto spazio in questa prima stagione, nondimeno l’interpretazione carismatica di James McAvoy ha colto nel segno anche nelle poche battute a disposizione, concorrendo alla messa in scena di un personaggio che si è rivelato fondamentale soprattutto all’inizio della stagione – è grazie ai suoi interventi che lo show ha potuto introdurre gli elementi fondanti della storia, come l’esistenza della Polvere e di più mondi paralleli. Molto più spazio è riservato in questa stagione alla Coulter di un’ottima Ruth Wilson, che ha portato sullo schermo un personaggio peculiare e imprevedibile, capace di farsi detestare e, al tempo stesso, di affascinare proprio perché misteriosa e non facilmente leggibile nelle sue azioni ed espressioni. La sua presenza è stata inoltre utilissima per rappresentare la crescita di Lyra, ma anche per dare uno sguardo più ampio al Magisterium e ai suoi membri, il cui ferreo fanatismo si oppone drasticamente alla spontaneità e alla voglia di sapere di Lyra e di Asriel.
Being extraordinary takes application.
L’introduzione e la messa in scena della complessa e variegata mitologia di His Dark Materials è soggetta, puntata dopo puntata, a un ritmo sempre più incalzante: se la prima metà della stagione ha preso il suo tempo per introdurre al meglio gli elementi chiave della sceneggiatura, con la seconda metà si entra nel vivo dell’azione e del fantasy, in un crescendo di drammaticità che – pur sacrificando talvolta l’analisi di alcune caratteristiche che avrebbero meritato maggiore attenzione – ha contribuito a donare spessore e fascino alla serie. L’ottima scrittura relativa soprattutto alla costruzione e alla messa in scena delle relazioni, spesso complesse, che legano fra loro i personaggi, è il punto di forza dell’intera stagione, in quanto concorre a dare unità alle puntate, nonostante la presenza di un gran numero di elementi e di vicende messe in scena, rendendo dunque questa sorta di “coralità” una qualità e non un rischio.
In definitiva, la prima stagione di His Dark Materials introduce più che bene il variegato universo narrativo di Philip Pullman, trovando la sua forza nell’ottimo equilibrio della sceneggiatura, che riesce a mantenersi solida nonostante la quantità di personaggi e di intrecci narrativi, e nella bravura di un cast che ha saputo donare spessore ad ognuna delle personalità presenti nel racconto. Inoltre, l’ottima scrittura e la valida resa tecnica ed estetica delle puntate hanno donato allo show una dimensione molto immersiva che ha subito reso la messa in scena irresistibilmente suggestiva, riuscendo a “catturare” gli spettatori che approcciano per la prima volta alla storia e donando ottimi segnali a coloro i quali conoscono ed amano già il materiale d’origine.
Certo, la sfida è ancora aperta: la prossima stagione dovrà giostrarsi con un numero di elementi ancora maggiore rispetto alla prima, ma His Dark Materials ha già dimostrato di riuscire a rappresentare le avventure di Lyra in maniera solida e suggestiva e, per questo, le aspettative per il futuro non possono che essere molto alte.
Voto: 8
Completamente in disaccordo con la recensione, ma la mosca bianca devo proprio essere io visto che in giro non vedo altro che pareri positivi su questa serie.
La trilogia letteraria è stata per molto tempo una delle mie preferite e mi dispiace moltissimo vederla trasposta in una serie tv così infantile e superficiale. I libri nel loro piccolo riuscivano a toccare in maniera eccelsa vari argomenti, dalla religione, la filosofia, fino al forte rapporto tra daimon e umani. La serie tv si preoccupa invece di far fare mosse di karate alla signora Coulter e di mostrare i potenti del Magisterium che cospirano e architettano piani malefici come solo i cattivi dei Power Rangers sanno fare. Non ci siamo per niente.
Ciao, Alessandro 🙂
Son d’accordo sul fatto che molti degli argomenti toccati dai libri non hanno avuto spazio nella trasposizione televisiva, ma ritengo che sia – almeno in parte – inevitabile una cosa del genere per una semplice questione di tempistiche. Il primo capitolo ha davvero tantissimi avvenimenti e tantissimi personaggi da mettere in scena e, in soli 8 episodi a disposizione, probabilmente si è preferito dare precedenza alla costruzione di una sceneggiatura equilibrata e ordinata.
Inoltre, presa a sé stante, la serie a mio parere non merita un giudizio negativo; è ovvio che (in questo caso così come in moltissimi altri casi simili) la messa a confronto con il materiale d’origine metterà sempre in luce delle mancanze o delle superficialità nella trasposizione televisiva, ma non credo sia giusto giudicare in modo completamente negativo quest’ultima solo sulla base del confronto con i libri.
Come prodotto televisivo in sé, non è realizzato né scritto male, anzi, motivo per cui ne ho potuto comunque apprezzare la visione (così come sarà stata apprezzata anche da coloro i quali non hanno letto i libri). Dunque, rispetto ai libri sono presenti delle superficialità e delle mancanze? Sì, certo. Ma queste mancanze concorrono a rendere la serie un brutto prodotto? A mio parere, assolutamente no. L’unico “problema” di questa stagione è stato il tempo: credo che un paio di episodi in più avrebbero dato lo spazio necessario per un’analisi più approfondita degli argomenti da te citati. Personalmente spero, infatti, che nelle prossime stagioni ci sarà modo e tempo di sviluppare argomentazioni simili.
Ciao Denise,
purtroppo non sono d’accordo nemmeno su questo.
Trovo la sceneggiatura e i dialoghi molto semplicistici e didascalici. Perfino il montaggio mi ha colpito negativamente (!) con carrellate di scene lunghe poco più di 10 secondi che lasciano il tempo che trovano. E manca l’attenzione ai dettagli. Insomma, per me è stata un completo disastro.
Salvo solamente la bella fotografia e le prove attoriali di Asriel e Coulter.
Anche io come Alessandro sono rimasto molto deluso da questa serie (e in realtà le recensioni che ho letto io erano dello stesso parere). Premetto che ho letto i libri ma una quindicina di anni fa, quindi il mio parere non ne è stato particolarmente influenzato. Cioè. mi rendo conto che manca completamente il sottotesto filosofico e di critica alla religione, ma non è questo che mi ha deluso.
Prima di tutto, i primi 3 episodi sono stati di una noia mortale. Mancava totalmente il senso di magia, di stupore che ci si aspetterebbe da una serie di questo genere. Da quando si parte per il nord e finalmente arrivano le streghe, lee scoresby e yorek qualcosa migliora almeno.
Relativamente al tuo commento, Denise, che il problema è stato condensare tutto il libro in 8 episodi, questo rende ancora più insensata la scelta di anticipare le parti sul “nostro” mondo e su Will Parry che nei libri non compaiono fino a “La lama sottile”, rovinando così anche il colpo di scena finale.
Altra cosa che secondo me non è stata resa bene è il rapporto umani-daimon: prima di tutto perché, immagino per motivi di budget, i daimon presenti nelle scene sono pochissimi, e poi perché comunque nelle scene in cui ci sono non è per me ben rappresentato quanto è stretto il loro rapporto. Per questo motivo, quanto sia orrificante per loro vedere dei bambini senza i loro daimon o quanto sia crudele la procedura non rende lo stesso, da come è rappresentata sembra semplicemente che sia una lobotomia.
Anch’io sono costretto a concordare con i giudizi negativi. A me è sembrato un Harry Potter di seconda scelta. Non sono nemmeno andato avanti negli episodi, ma dubito che ci siano stati colpi di genio. La scrittura è quella che è. Per quanto ricordo molto meglio il film.