Upload – Stagione 1 1


Upload - Stagione 1Cosa significa morire nell’età digitale? Se le nostre coscienze fossero nulla più che informazioni in una banca dati, sarebbe semplice spostarsi di luogo in luogo dopo l’ultima soglia, caricare la nostra esistenza in una qualsiasi realtà virtuale che si pieghi al nostro volere e ai nostri desideri: un vero e proprio Paradiso Artificiale. Con tutti i difetti di un Paradiso Artificiale. La serie si Amazon Prime Video Upload, rilasciata sulla piattaforma il primo di maggio, si pone l’obiettivo di ritrarre un futuro non troppo lontano dove l’oramai secolarizzata massima “cogito, ergo sum” assume un significato letterale.

Creatura del veterano Greg Daniels (The Office, Parks and Recreations), la serie è stata da tempo anticipata come un prodotto che avrebbe avuto più di un’anima: l’utilizzo della camera singola, per renderla affine al genere dramedy, mentre l’ambientazione strizza l’occhio a produzioni del genere distopico come Black Mirror, senza dimenticare la verve comica e scanzonata del progetto. Lo show si propone, quindi, di affrontare una tematica di natura quasi cyberpunk, ma in una narrazione che spazia dal thriller al romantico.

La trama sa intrigare lo spettatore, sia un appassionato o meno di queste narrazioni di genere: dopo un sospetto incidente in automobile, Nathan Brown si ritrova nel più prestigioso dei paradisi artificiali, il Lakeview Hotel. Negli uffici atti alla gestione di questo lussuoso oltretomba digitale, Nora Antony è preposta ad occuparsi di lui, in qualità di angel . Presto i due sviluppano un’affezione reciproca, che si rafforza durante le varie peripezie attraverso gli episodi che vanno a comporre Upload, lungo i quali gli autori scelgono di spaziare tra generi narrativi molto diversi tra loro, a volte riuscendo a farli coesistere bene, a volte no.

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Le influenze che si riversano nello show di Amazon sono facilmente rintracciabili: è chiaro il richiamo al Black Mirror di “San Junipero”, così come a certe soluzioni che vorrebbero ricalcare lo stile narrativo di The Good Place.
Upload, tuttavia, ha il merito di non fermarsi all’essere totalmente derivativa e riesce a trovare una propria identità. I personaggi riescono ad essere subito riconoscibili e il worldbuilding proposto ha una coerenza interna che lo rende organico e accattivante; i problemi più evidenti sorgono quando lo show tenta di raccontare una storia affibbiandole più atmosfere molto diverse fra loro, dal distopico al romantico, passando per il mistero e lo spionaggio industriale.
La sottotrama romantica è prevalente nella narrazione della serie e, sebbene debutti in sordina, è presto chiara la difficoltà nell’incastrarsi fra i repentini cambi di tono. L’intreccio regala alcuni dei momenti migliori e, con l’incedere della storia, il famigerato triangolo amoroso trova la sua ragion d’essere in una simbiosi abbastanza riuscita con la società di apparenza e dei consumi ritratta dallo show. Nathan è il centro di tale menage e la chimica con Nora sa convincere e coinvolgere, in un gioco delle parti in cui vita e morte si alternano: la vera vita di lei è sbiadita, l’artificiosa vita di lui è imperfetta; in questo scambio si instaura un’ambiguità che va oltre i personaggi in sé, come fosse uno scambio fra una vita grigia e una morte splendente. In episodi come “Bring Your Dad at Work Day” si nota come l’interesse dei rispettivi personaggi alle volte oscilli verso la possibilità di ritornare alla vita sensibile o assaporare una morte ideale.
Nonostante i buoni spunti, i comportamenti di Nathan e Nora, tuttavia, sfiorano spesso l’incoerenza, perché si piegano alle esigenze dell’incedere della trama e spesso non seguono reazioni al mondo o ai personaggi che li circondano. La loro storia d’amore abbandona presto l’ispirazione iniziale, per deprimere verso scene un po’ troppo smielate e poco guadagnate. Verso la fine della stagione, l’ostacolo (d’obbligo in ogni romance più convenzionale) sorge quasi dal nulla: la mancanza di fiducia verso il passato di Nathan contraddice un comportamento tenuto da Nora stessa, che credeva nella redenzione del protagonista.
Dall’altra parte, il rapporto di Nathan con Ingrid è diametralmente diverso. Basato sulle apparenze e sulla disaffezione, esiste quasi esclusivamente per gettar luce sulla nascente affezione del protagonista nei confronti di Nora; una qualche evoluzione delle dinamiche fra la bionda ereditiera e il protagonista si sviluppa con la drastica scelta della donna nel finale, che lascia pensare a una seconda stagione  – già confermata – dove avrà più spazio.

Upload - Stagione 1Una delle sottotrame che più ha sofferto di questa esasperata pluralità di temi è la vicenda che affronta il lato thriller di Upload: l’indagine sulla morte di Nathan e i legami della vittima con la multinazionale gestita dal suocero. Anche questa inizia in sordina nel pilot, intitolato “Welcome to Upload”, le cui ultime scene promettono un mistero accattivante, ma che presto scade in una risoluzione ben poco soddisfacente. Molte domande non sono state spiegate a ragione: il mistero si sarebbe dovuto infittire in vista di una seconda annata, eppure un vero e proprio punto di tensione non viene raggiunto; lo stesso personaggio di Josh Pitzer sembra esistere solo per sostenere un intreccio di trama e non come parte del mondo in cui si muove. Un altro esempio emblematico è l’inseguimento dell’ultimo episodio: l’assassino che insegue Nora non ispira timore e qualche gag fuori luogo intensifica la disarmonia in uno show che non riesce a decidere quale sia la sua anima. Il tentativo di imbevere la trama in influenze distopiche si risolve nel citare qualche volta l’organizzazione segreta dei Luddisti, ma è un lavoro di sfondo e poco più.
Un’ultima nota dolente è il personaggio di Fran Booth, l’ennesimo espediente per far andare avanti la storia: il personaggio è sin troppo stereotipato per portare tensione o comicità, complice l’umorismo asciutto e poco ispirato. La scena della sua dipartita lascia addirittura indifferenti, soprattutto perché non ha conseguenze durante i successivi episodi della stagione.

Upload - Stagione 1Nonostante gli alti e bassi, l’estetica fantascientifica è sempre presente e si coniuga bene con la storia. Lakeview Hotel è un monumento all’imperfezione della realtà virtuale, guastata da bug e glitch che mostrano intelligentemente tutti i limiti di un mondo costruito su stringhe di codice: per esempio il Torrent alla fine del primo episodio è un elemento davvero peculiare, di cui tuttavia la serie si sbarazza immediatamente dalla puntata successiva. I.A. è un personaggio altrettanto accattivante e i momenti comici affidati alla sua figura funzionano: memorabile la scena in “The Funeral” dove tenta di accedere al cerimonia funebre fallendo nel risolvere i famosi captcha.
Nel mondo dei vivi invece, il funerale di Nathan è uno dei momenti meglio riusciti: l’humour nero si sposa molto bene con la rappresentazione ad una società che ha valutato l’automazione oltre l’umanità, tanto da rendere persino la morte un’opportunità per far soldi da parte di ricche corporazioni che hanno scelto l’Oltre come fonte di guadagno. Tematiche che si ripetono a lungo nella storia, senza scadere nella ripetitività.

L’umorismo è l’ennesima croce e delizia di uno show che tenta di riallacciarsi ad una lunga tradizione di dramedy. Quando la comicità nera di Upload si lega a ciò che lo show vuole raccontare, le gag si fanno più divertenti e sono anche in grado di stimolare riflessioni interessanti, pur non rappresentando una satira tanto profonda da suscitare una critica articolata del consumismo contemporaneo. Altre volte, invece, si assiste a scene al limite del puerile, dove il tentativo nel provocare la risata è palese o troppo goffo, cozzando con il tono della narrazione fino a quel momento espresso. Il difetto è ancora e sempre la superficialità, la più grave piaga della narrazione, che si riflette altrettanto sui personaggi.

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I personaggi, come già detto, sono ottimamente introdotti sin dal primo episodio, ma la cura in essi riposta non è costante per l’intera stagione. Anche gli attanti pagano lo scotto dei difetti finora elencati: né i protagonisti né il cast di contorno vantano un vero e proprio arco narrativo che li accompagna in una evoluzione caratteriale o nella loro condizione.  Brillano le interpretazioni della complicata Ingrid e della tirannica Lucy, boss di Nora (Allegra Edwards e Andrea Rosen), fino all’invadente Luke e all’arrogante David Choak, interpretati rispettivamente da Kevin Bigley e William B. Davis, ma dove il merito dell’interprete finisce, hanno inizio i demeriti della scrittura di Upload.
I deuteragonisti, infatti, sono spesso solo archetipi e simboli (come il succitato David Choak) oppure vivono importanti, ma spesso inconcludenti storie di contorno, come Luke e il suo angelo Aleesha. Ingrid è forse il personaggio con più potenziale nel lotto e sono stati gettati interessanti semi per la sua evoluzione, sperando non snaturino la sua figura, come avvenuto nell’insipida scena presso la fontana di “Shopping Other Digital After-Lives”.

Se le dinamiche sono dubbie, il didascalismo dei dialoghi convince ancora meno: è un problema che persiste nel primo episodio con Nora, più avanti nei confronti con suo padre, durante le scene che vedono il piccolo Dylan protagonista e così via. Conversazioni e discorsi suonano artificiosi, fino a suonare moralisti, e il messaggio esplicito – come certe critiche al consumismo, per esempio – sono poco più che parole al vento. Al contrario, Upload ci dona scene davvero riuscite quando lascia che i silenzi parlino per i suoi personaggi, come i viaggi casa-lavoro di Nora, in cui lo spettatore assiste al susseguirsi dei suoi pensieri. In questi momenti, Upload brilla, ma sono solo dei lampi passeggeri.

In definitiva, l’ultima fatica di Greg Daniels ha un difetto che accomuna molti show Amazon, come Carnival Row, Hunters, ma anche See di Apple: vuole fare troppo e finisce per non fare abbastanza o essere troppo superficiale nelle sue scelte. Le buone idee da sole purtroppo non bastano a costruire uno show solido, benché si intravedano barlumi convincenti in molte intuizioni narrative; c’è da attendere la nuova stagione per scoprire se Upload può essere davvero qualcosa di rilevante o l’ennesimo show che non osa più di tanto.

Voto: 6

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Un commento su “Upload – Stagione 1

  • Hugo Drodemberg

    A me l’idea di sopravvivere alla morte caricando i propri dati su un sistema informatico continua a sembrare tremendamente stupida (proprio nel senso etimologico del termine). Su Black Mirror si aveva almeno il gusto di raccontare tutto dall’interno digitale, aggirando l’evidente problema logico: una COPIA di te stesso non è TE STESSO, è una copia, cos’è che sfugge a ‘sti sceneggiatori? Qui c’è addirittura il padre di Nora che non vuole fare l’upload per preservare la sua anima alla moglie in paradiso, come se la suddetta copia fosse l’anima. Inconcepibile, e io manco ci credo nell’esistenza dell’anima, ma partendo dal presupposto che esista tutta la costruzione logica dello scenario non ha un minimo di senso. Detto questo sono d’accordissimo su tutto il post, anche se aggiungerei che mettere un tonno come protagonista di una comedy è un suicidio mediale