Never Have I Ever – Non ho mai… visto una teen dramedy indo-americana


Never Have I Ever - Non ho mai... visto una teen dramedy indo-americanaSe avete voglia di una serie di qualità che non rappresenti i classici stereotipi sull’adolescenza liceale, sicuramente Never Have I Ever è quello che in questo momento fa per voi. La serie, lanciata da Netflix lo scorso 27 aprile, è stata ideata da Mindy Kaling, attrice, sceneggiatrice e produttrice tra le più influenti del mondo comedy americano del momento.


Molti di voi la ricorderanno per il personaggio di Kelly Kapoor in The Office Usa
, ma va ricordato che proprio in quella stessa serie è stata anche autrice e regista di alcuni episodi chiave, primo tra tutti Niagara. Oltre all’esperienza di The Office, Mindy Kaling vanta un successo come The Mindy Project, serie televisiva andata in onda dal 2012 al 2017.
Come già accennato all’inizio, Never Have I Ever è tutto tranne che un teen drama stereotipato: a fare da protagonista non è infatti una biondina americana, figlia di ricchi imprenditori con la dependance per gli ospiti e una piscina in cui galleggiare con un mojito in mano; al contrario al centro di questa divertente serie troviamo Devi Vishwakumar, una ragazza indiano-americana, nata negli Usa ma con delle origini ben più che radicate, come d’altronde la stessa autrice.
La sua vita viene drammaticamente travolta dalla morte improvvisa del padre; il lutto sarà talmente doloroso da causarle una temporanea paralisi alle gambe costringendola alla sedia a rotelle per alcuni mesi. Ed è proprio al termine di questo nero periodo che conosciamo Devi che, in occasione del nuovo anno scolastico, decide di fare due chiacchiere con i suoi compagni più fidati (le divinità induiste) per mettere, diciamo così, le cose in chiaro.

Hey, gods. It’s Devi Vishwakumar, your favorite Hindu girl in the San Fernando Valley. What’s a-poppin’? It’s the first day of school, and I thought we should have a check in. I think we can all agree that last year sucked for a number of reasons. So I thought of a few ways you guys can make it up to me […].

Never Have I Ever - Non ho mai... visto una teen dramedy indo-americanaLe richieste di Devi non riguardano – come molti potrebbero immaginare – la tragedia che l’ha appena travolta: ciò che desidera sopra ogni altra cosa è trovare un ragazzo tanto bello da causarle l’insonnia (non importa che sia intelligente). Essendo ormai additata dai compagni come la ragazza indiana, con il padre morto, finita in sedia a rotelle, Devi sente quindi la necessità di acquisire popolarità e per farlo ha bisogno del ragazzo più noto di tutta San Fernando Valley:  Paxton Hall-Yoshida.
A fare da spalla alla protagonista troviamo le sue due migliori amiche, anche loro appartenenti a una certa minoranza etnica: una è di origini cinesi ed è la presidentessa del gruppo di teatro, l’altra è afro-americana ed è la responsabile del laboratorio di robotica – ecco, non proprio due cheerleader. Loro stesse si definiscono un po’ sfigate ma questo non le turba, fino a quando Devi, reduce dall’anno appena trascorso, cercherà in tutti i modi di cambiare il loro status sociale a scuola: si può solo anticipare che l’impresa ideata da Devi non sarà per nulla facile.

Chi non vede di buon occhio il nuovo progetto di Devi è sua madre che, appena rimasta vedova, non riesce a essere il genitore che ogni figlio adolescente si aspetterebbe. Assisteremo a un continuo conflitto tra le due: da un lato un’adolescente che, a seguito del lutto e del periodo paralitico, decide di riprendere in mano la sua vita per darle una svolta decisiva; dall’altro invece una madre che non aveva messo in conto la morte prematura del marito, con cui la figlia aveva innegabilmente un rapporto migliore. Non spezzare la corda diventerà per entrambe un obiettivo non sempre facile da raggiungere. La prima stagione termina con un cliffhanger  che fa legittimamente pensare a una seconda, anche se non ufficialmente annunciata: senza grossi sforzi, si può affermare che Mindy Kaling con Never Have I Ever ha portato a casa un altro grande successo.

Tante sono le curiosità che si nascondono dietro a questo divertente teen drama, a partire proprio dal suo titolo insolito: molti di voi sapranno che “Never Have I Ever” è in realtà un drinking game in cui – in un gruppo di amici – il primo inizia il gioco dicendo “Non ho mai…” terminando la frase con qualcosa che non ha mai fatto; se chi è presente ha già fatto quella cosa, dovrà bere. La struttura del titolo riprende un po’ questo gioco: ogni puntata inizia con “Non ho mai…” e termina sempre con ciò che la protagonista farà, o quasi!
Ma oltre alla scelta inusuale del titolo, anche la decisione presa alle audizioni è stata piuttosto singolare. Ai classici provini l’autrice ha preferito infatti i canali moderni, inserendo un vero e proprio annuncio sui social network: è così che Maitreyi Ramakrishnan, diciotto anni, canadese di origini indiane e alla sua prima esperienza professionale, si è ritrovata a recitare il ruolo di attrice protagonista in una serie originale Netflix.
Never Have I Ever - Non ho mai... visto una teen dramedy indo-americanaScelta da Mindy Kaling tra quindicimila candidate, dopo avere risposto all’annuncio lanciato dalla stessa autrice su Twitter e Instagram, la neo-attrice si è rivelata da subito all’altezza della situazione. La scelta degli autori è ricaduta su una ragazza che aveva tutte le caratteristiche di Devi, lasciandosi alle spalle (tolta l’eccezione di Darren Barnet, il 29enne che interpreta Paxton) l’oramai datata abitudine di rappresentare l’adolescenza con ragazzi i cui aspetti, possiamo dirlo, erano ben lontani dalla realtà.
Ciò che rende questa serie innovativa non è di certo solo la scelta di attori anagraficamente simili ai personaggi che interpretano: quello che, sopra ogni altra cosa, attira l’attenzione del pubblico è la scelta dell’autrice di puntare i riflettori su alcune minoranze, quasi mai rappresentate. In particolar modo la Kaling, stanca di vedere sempre gli stessi indiani sullo schermo, decide di focalizzare l’attenzione sulla comunità indiana Tamil, minoranza etnica di prevalenza induista molto presente nei paesi occidentali ma quasi mai raccontata: “Ho guardato di tutto. Film diversi come Clueless (1995) e The Breakfast Club (1985) hanno avuto un enorme impatto su di me. Nessuno di questi aveva a che fare con la mia vita, e non ho mai visto attori appartenenti a una certa minoranza recitare ruoli principali in un film ambientato in un liceo, ma li adoravo comunque. […]” – racconta la stessa autrice. “Molti dei miei compagni nerd al liceo appartenevano a una minoranza, ma ciononostante non li vediamo quasi mai in tv come protagonisti. Ho voluto rendere centrali quelli che sono sempre stati tipicamente “personaggi laterali […]”, racconta la Kaling in un’altra intervista.

Never Have I Ever - Non ho mai... visto una teen dramedy indo-americanaAl centro della storia non ci sarà solo la famiglia indiana di Devi ma, come vedremo, saranno tante le categorie messe in luce: a differenza delle serie passate, in cui un adolescente faticava a rispecchiarsi nei personaggi sullo schermo, in questa l’autrice ha fatto sì che ognuno potesse farlo. Impareremo così a conoscere il secchione galvanizzato dai professori a scuola, ma con dei genitori sempre assenti per lavoro; l’adolescente che fa finalmente i conti con la propria sessualità, chi viene abbandonato dai genitori e chi invece è apparentemente il più forte, ma con delle debolezze nascoste. Ad accompagnarci in questo viaggio sarà la divertente voce narrante di John McEnroe, numero uno del tennis negli anni ’80; a differenza di quanto si possa pensare non si tratta di una voce in prestito, ma proprio di McEnroe in persona – un’altra singolare trovata della Kaling.

In conclusione, Never Have I Ever  non rappresenta, come potrebbe sembrare, la tipica serie comedy da guardare senza grande attenzione; al contrario conduce lo spettatore a inevitabili riflessioni su argomenti di uno spessore non così leggero come la trama vorrebbe fare intuire. Mindy Kaling, infatti, decide di affrontare temi quali l’elaborazione del lutto, l’omosessualità, il rinnegamento delle proprie origini, il rapporto conflittuale con i genitori; tutte questioni che assumono quella particolare singolarità grazie proprio ai personaggi messi in campo: la multiculturalità dei suoi soggetti rende questa serie – dalla trama apparentemente scontata – unica nel suo genere.

Condividi l'articolo
 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.