The Umbrella Academy – Stagione 2 3


The Umbrella Academy - Stagione 2Partita come l’ennesima serie che cerca di trattare il mondo dei supereroi da un’angolatura diversa rispetto ai canoni classici, The Umbrella Academy si è distinta l’anno scorso grazie ai suoi personaggi eccentrici e all’atmosfera leggera e scanzonata, senza però far mancare un’abbondante dose di violenza (seguendo il modello di Kick-Ass). Lo show creato da Steve Blackman a partire dal fumetto omonimo di Gerard Way (il cantante dei My Chemical Romance) torna su Netflix con dieci nuovi episodi nei quali i sette figli adottivi di Richard Hargreeves devono cercare di rimediare al disastro causato nella scorsa stagione, cioè aver provocato la fine del mondo.

La prima annata di The Umbrella Academy era un prodotto televisivo senza troppe ambizioni, che faceva delle scene d’azione (sempre in chiave comica) la sua forza, e che presentava un gruppo di personaggi abbastanza variegato, ma nessuno degli elementi veniva particolarmente approfondito, regalando allo spettatore una visione piacevole, ma di certo non indimenticabile. Questa descrizione, che potrebbe essere ascritta a molte altre delle serie originali Netflix, è in parte giustificata dalla necessità di impostare delle basi solide su cui costruire più stagioni (la serie a fumetti da cui è tratta è infatti già composta da un altro volume, ed è ancora in lavorazione), e quindi si è dovuto innanzitutto testare l’impatto sul pubblico prima di rimuovere delle limitazioni agli autori dello show, anche a livello di budget. Dopo il successo ottenuto con i primi dieci episodi, in questa seconda annata si nota quindi fin da subito il grande balzo in avanti fatto sotto ogni punto di vista: dalla regia alla caratterizzazione dei personaggi, The Umbrella Academy è un prodotto completamente rivoluzionato rispetto all’anno scorso, nel miglior senso possibile.

The Umbrella Academy - Stagione 2La trama – che ha curiosamente moltissimi punti in comune con l’ultima stagione di Dark :i viaggi nel tempo, la necessità di sventare l’apocalisse, un villain composto da tre personaggi – risulta più appassionante e più dinamica, per il semplice fatto che si percepisce bene l’importanza e l’urgenza della corsa contro il tempo che Numero Cinque, con l’aiuto dei suoi fratelli, deve vincere a ogni costo. Nonostante il ritmo della narrazione sia accelerato rispetto alla scorsa stagione, in questa gli autori lasciano il giusto spazio all’approfondimento dei personaggi, con l’azzeccata intuizione di tenerli separati per i primi episodi e facendo così in modo che ognuno trovi la propria strada indipendentemente. Anche quelli maggiormente trascurati nella prima annata o che avevano ricevuto una caratterizzazione piuttosto piatta – in particolare Diego e Vanya – riescono qui a realizzarsi e a sfoggiare il loro potenziale grazie alle storyline individuali, che vengono in seguito ricollegate tra loro negli episodi finali.

La maggiore cura rivolta ai protagonisti si evince anche dal setting nel quale si ritrovano dopo il viaggio nel tempo che chiudeva la scorsa stagione: catapultati negli anni ’60, poco prima della morte del presidente degli Stati Uniti, Allison, Luther e Klaus si ritagliano un ruolo di rilievo nel contesto storico di quel tempo e nei fatti che circondano l’assassinio di Kennedy. Questo salto nel passato è l’occasione per imprimere al racconto un’atmosfera anni ’60, sulla scia di ciò che ha fatto Stranger Things con gli anni ’80: gli autori non si limitano però a mettere in scena un mondo idilliaco e immacolato come fanno molti altri prodotti audiovisivi ambientati nello stesso periodo, ma insistono nel sottolineare le profonde ingiustizie e gli enormi problemi sociali presenti all’epoca – e spesso ancora irrisolti ad oggi. Vedere i personaggi al di fuori della loro veste da supereroi permette non solo allo spettatore di immedesimarsi maggiormente con essi, ma anche di poterli metterli a confronto con questioni di primaria importanza che sono più vicine alle proprie sensibilità. Questo si nota soprattutto con il personaggio di Allison, in prima fila nella lotta per l’ottenimento dei diritti civili per gli afroamericani assieme al marito Ray, ma anche attraverso Klaus e Vanya, i quali tentano di esprimere la propria sessualità, ma vanno inevitabilmente a sbattere contro il muro che era il pensiero dell’epoca, facendo riflettere su quanto poco siano cambiate alcune concezioni e alcune idee negli ultimi sessant’anni.

The Umbrella Academy - Stagione 2Un racconto più solido e dei personaggi più interessanti sarebbero bastati a rendere questa stagione molto meglio della prima, ma gli autori non si sono accontentati e hanno voluto premere l’acceleratore anche sulla componente tecnica dello show. La regia, infatti, risulta decisamente migliorata: in particolare durante le scene d’azione, che raggiungono un livello qualitativo molto elevato e che ha pochi pari nella tv odierna; a queste viene aggiunta una colonna sonora semplicemente perfetta e si ottiene uno dei migliori prodotti d’intrattenimento dell’anno, in grado di regalare scene memorabili una dopo l’altra – come ad esempio quella della creazione del culto hippie di Klaus con Sunny dei Boney M. in sottofondo, o quella della fuga di Diego e Lila dal manicomio accompagnata da Comin’ Home Baby di Mel Tormé.

Come detto, lo spazio dedicato ad ognuno dei sette fratelli della Umbrella Academy è sufficiente e ben calibrato per non sfavorire nessuno; forse l’unico difetto della stagione in questo senso è lo scarso utilizzo dei poteri di Diego, tanto che nella battaglia finale si resta stupiti da ciò che è in grado di fare, considerato che non si erano visti esempi simili in precedenza. Per il resto le interazioni e i dialoghi tra i protagonisti funzionano alla grande, e i diversi approcci comici (quello cinico di Numero Cinque, quello nonsense di Klaus, quello demenziale di Luther e Diego) si intersecano di continuo, rendendo la narrazione estremamente dinamica e sempre variegata, evitando però che lo stesso tipo di battute finiscano per appesantire troppo gli scambi tra i personaggi.

Grazie a questa stagione ora Netflix ha un prodotto che può competere con l’apprezzatissima The Boys di Amazon, dato che la seconda annata di The Umbrella Academy si può considerare una delle migliori iterazioni di una serie action-comedy degli ultimi tempi. Quella che poteva finire nel calderone delle serie mediocri di Netflix e venire presto dimenticata diventa, grazie a questi dieci episodi, una delle punte di diamante del colosso dello streaming: dalla regia ai dialoghi, tutte le componenti dello show contribuiscono ad aumentare il livello di intrattenimento offerto, e il risultato finale è una stagione ricca di colpi di scena e con cui fare un ottimo binge-watching estivo.

Voto stagione: 8

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3 commenti su “The Umbrella Academy – Stagione 2

  • Federica

    D’accordissimo con voi. Avevo iniziato la stagione un po’ titubante, perché ricordavo i momenti di noia e stupidità della stagione precedente, ma questa s2 è stata veramente figa sotto tutti i punti di vista, mi è piaciuto tutto e chi mi ha sorpreso più di tutti è stato Luther, che in questa versione più demenziale, ha acquistato anche più spessore. Se esistesse un premio per la serie che è più migliorata rispetto alla precedente, darei il primo posto a The Umbrella Academy

     
    • Ricki Fornera L'autore dell'articolo

      Dici bene Federica! Una vera sorpresa questa stagione, speriamo che la prossima sia all’altezza

       
  • Eraserhead

    Totalmente d’accordo con recensione e commenti, una delle sorprese dell’anno e una delle serie più divertenti degli ultimi tempi!