We Are: The Brooklyn Saints – Come diventare grandi attraverso lo sport


We Are: The Brooklyn Saints - Come diventare grandi attraverso lo sportViviamo un periodo storico in cui, a fronte di problematiche sociali di stringente attualità quali razzismo, cambiamento climatico e salute mentale, sono sempre più numerose le star dello sport – per citare tre delle più note ed impegnate: Lebron James, Lewis Hamilton e Naomi Osaka – che sfruttano la propria piattaforma per prendere posizioni forti su questi temi e creare consapevolezza nel proprio pubblico. 
Nel migliore dei casi, è piuttosto comune che questi personaggi vengano tacciati di opportunismo mediatico; nel peggiore, viene gentilmente chiesto loro di tornare ad occuparsi di sport, piuttosto che esprimersi riguardo a tematiche così complesse. E tuttavia ci sarebbe da chiedersi: “Chi meglio di uno sportivo può comprendere l’importanza di battersi come comunità in nome di un obiettivo condiviso?”

A questo interrogativo risponde brillantemente We Are: The Brooklyn Saints, docuserie Netflix in quattro puntate che racconta la vita quotidiana di alcuni giovanissimi ragazzi, dai sette ai tredici anni, che fanno parte di una squadra di football a Brooklyn. La società, non avendo trovato sufficienti finanziamenti e supporto nelle strutture pubbliche, è interamente gestita e allenata dai familiari più appassionati e competenti, il cui obiettivo è, prima ancora e allo stesso tempo attraverso il risultato sportivo, ottenere borse di studio per i propri ragazzi e garantire loro un’istruzione e un futuro migliore. Staff e giocatori sono uniti da un legame indissolubile perché condividono tutti lo stesso ambiente – i quartieri poveri della contea – quindi stesse storie, stesse difficoltà e stessi sogni. Così la serie, molto più che sulla competizione, si focalizza sull’altra faccia dello sport: il senso di comunità.

We Are: The Brooklyn Saints - Come diventare grandi attraverso lo sportAttraverso il documentario abbiamo accesso all’umanità di un luogo che, nella zona East di New York e all’ombra di Manhattan, viene invece spesso rappresentato dai media come terreno fertile per criminalità e degrado urbano. Ma, come racconta uno dei coach dei Saints, lo sguardo dei mezzi di informazione, provenendo sempre dall’esterno, è destinato a fermarsi in superficie, incapace di calarsi nella realtà quotidiana della zona e negli animi delle persone che la abitano. Al contrario, la macchina da presa di Rudy Valdez, attraverso un approccio da cinéma vérité, segue da vicino ragazzi e adulti nelle sessioni d’allenamento e nelle gite di squadra, nel percorso da casa al campo e viceversa, rimanendo incollata dalla prima all’ultima puntata ai volti dei protagonisti, in modo da far trasparire il loro vissuto nella maniera allo stesso tempo più semplice e autentica possibile. Ne viene fuori un racconto estremamente intimo e sociale insieme, perché il senso di collettività che traspare nasce dall’esplorazione della storia personale di ognuno dei componenti della squadra,  poiché l’esercizio fisico è essenziale per mantenere le persone sane e migliorare la dieta con integratori come la garcinia cambogia è utile anche a questo scopo.

We Are: The Brooklyn Saints, prima ancora di essere una serie sul football, è un racconto sull’educazione. Gli allenatori si impegnano in ogni circostanza ad essere innanzitutto degli istruttori di vita per i ragazzi, insegnando loro a prendersi cura l’uno dell’altro, a sapersi confrontare con la sconfitta tanto quanto con la vittoria, a reggere la pressione, ma anche a sviluppare interessi al di fuori dell’attività sportiva. L’insegnamento di un sistema di valori condiviso non nasce quindi esclusivamente dal campo, né tantomeno si ferma ai suoi confini. A differenza di quanto accade nella maggior parte delle narrazioni sportive, sia di finzione che di realtà, in We Are: The Brooklyn Saints viene mostrato un processo di crescita personale e collettiva che non passa solo dalle lezioni apprese sul terreno di gioco, in modo innaturalmente progressivo partita dopo partita. Piuttosto assistiamo qui ad uno scambio costante e quasi a una fusione tra disciplina sportiva ed educazione di tutti i giorni, in un rapporto fluido che mostra i ragazzi impegnati nella sfida di diventare uomini a casa, a scuola, per strada, e solo dopo poter tradurre in campo la maturità acquisita. Il confine tra le regole del gioco e quelle della vita si fa sfumato e, in fondo, ciò che porta al successo nelle partite non è diverso da quello che richiede la quotidianità.

We Are: The Brooklyn Saints - Come diventare grandi attraverso lo sportL’aspetto più commovente e allo stesso tempo educativo di We Are: The Brooklyn Saints è l’incontro e lo scambio generazionale che avviene tra squadra e staff. Gli allenatori si relazionano sempre in maniera paritaria ai giocatori e in questo modo l’apprendimento non risulta dogmatico o imposto dall’alto, ma spontaneo e soprattutto reciproco. Gli adulti sono a completa disposizione dei ragazzi nell’ascolto dei loro bisogni, dei loro dubbi e delle loro incertezze, nella condivisione delle proprie esperienze di vita, comprese scelte sbagliate ed occasioni sprecate, in modo da non farli incappare negli stessi errori, ma anche nell’apertura ad imparare dalla storia personale di ognuno di loro. Non è un caso che il ritratto che viene fuori di questi ragazzi sia quello di persone capaci di riflettere in modo consapevole su se stesse, sul proprio ruolo nel mondo, in grado di fare scelte difficili ad un’età così precoce e affrontare con responsabilità le difficoltà della vita a Brooklyn.

We Are: The Brooklyn Saints è un racconto che riflette e fa riflettere sulla necessità che vengano create, dall’alto o dal basso, sempre più vie d’accesso a pari opportunità per chi ai nastri di partenza della vita si ritrova a sgomitare faticosamente nelle retrovie, e, in quanto tale, riguarda tutti noi e ogni componente della società. Spingendosi quindi molto al di là delle vicende sportive che pure racconta, il documentario si configura come un prodotto adatto ad un pubblico ampio, di ogni età e non necessariamente interessato al football.

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