Kevin Can F**k Himself – Quando le risate sono amare


Kevin Can F**k Himself - Quando le risate sono amareAnnie Murphy ha raggiunto la notorietà grazie al ruolo di Alexis Rose nella commedia pluripremiata Schitt’s Creek; un’interpretazione che ha portato tanti premi alla stessa attrice che, al termine delle sei stagioni dello show, si è portata a casa un Dorian Award, uno Screen Actor Guild Award e soprattutto un Emmy come miglior attrice non protagonista in una serie comedy.

La sua carriera è in rampa di lancio: in questi ultimi anni ha ottenuto un ruolo importante nella seconda stagione di Russian Doll ed è stata ospite in un episodio di Murderville, l’ibrido tra serie TV e reality di Netflix. Oltre a questi progetti, lo show che più di tutti sta mostrando le sue incredibili doti attoriali è Kevin Can F**k Himself, show della AMC creato da Valerie Armstrong (Lodge 49). La serie si presenta come una dark comedy che vuole tentare di fare una riflessione sui generi televisivi del passato – in particolare la sit-com – usando come filo conduttore la vita della sua protagonista Allison, interpretata proprio da Annie Murphy. Nella serie la donna vive un matrimonio infelice nel quale si trova in una posizione di subordinazione al marito Kevin (Eric Petersen) che, non sempre in modo consapevole, la tratta con sufficienza e superiorità. La particolarità della serie è lo stile utilizzato per raccontare questo rapporto asimmetrico: la quotidianità della vita di coppia è presentata come una sit-com multicamera con una fotografia brillante e le classiche risate registrate quando Kevin è in scena, ma si trasforma immediatamente nella più cupa delle serie drama non appena Allison si “libera” della presenza tossica del marito.

Kevin Can F**k Himself - Quando le risate sono amareIl titolo della serie si ispira ad una vicenda legata alla serie Kevin Can Wait, sit-com del 2016 con Kevin James nella quale il personaggio della moglie del protagonista – interpretato da Erinn Hayes – viene ucciso al termine della prima stagione senza una vera giustificazione narrativa. Per Valerie Armstrong questo evento diventa emblematico di come il patriarcato abbia sistematicamente messo ai margini le donne nella cultura televisiva e in modo particolare nel genere della sit-com, ovvero quel tipo di narrazione in cui si racconta la quotidianità di una famiglia nella quale però il ruolo di primo piano è affidato all’uomo – pensiamo, tra le serie molto note anche da noi, a prodotti come According to Jim (La vita secondo Jim) ma anche My Wife and Kids (Tutto in famiglia). L’obiettivo è anche quello di scardinare tutti gli stereotipi insiti a questo tipo di narrazione e a farne emergere le criticità e i problemi di rappresentazione: Kevin, il protagonista di quella sit-com, può quindi andare a quel paese, una sorta di risposta a tono alla sufficienza con cui gli autori hanno trattato il personaggio, facendo capire quanto fosse “sacrificabile” solo e unicamente in quanto donna.

In Kevin Can F**k Himself c’è, dunque, una grande rivisitazione in chiave femminista del genere sit-com, volta a far ripensare al modo in cui questi prodotti, che hanno avuto un grandissimo successo nella televisione americana – e non solo – dagli anni ’50 del XX secolo in avanti, hanno contribuito a plasmare una certa visione del mondo. La famiglia era praticamente sempre quella tradizionale e socialmente accettata: l’uomo era il protagonista e il pilastro sul quale era fondato il delicato equilibrio familiare; intorno a lui la moglie, i figli, gli amici, non erano altro che personaggi secondari. Non per niente gli attori di primo livello venivano scelti per interpretare il protagonista maschile, che era anche quello più divertente e scritto per essere amato dal pubblico, moralista e sempre dalla parte giusta. La serie di Valerie Armstrong gioca moltissimo sul ribaltare questa percezione presentando il personaggio di Kevin come subdolo, manipolatore ed estremamente fastidioso per gli spettatori contemporanei – in questo è anche molto bravo Eric Petersen a giocare la sua interpretazione su un equilibrio molto delicato –, sebbene non troppo dissimile e distante da quelle figure che abbiamo visto per anni in televisione.

Kevin Can F**k Himself - Quando le risate sono amareDal punto di vista della protagonista, la trama dello show si sviluppa principalmente sul versante del drama, nel quale si assiste a un percorso di ricerca di libertà da parte di una Allison psicologicamente succube. La donna affronta un percorso oscuro, caratterizzato da un mondo crudo e decisamente in contrasto con il mondo patinato delle sit-com: fuori dalla casa – il luogo simbolo e centrale del genere – ci sono infatti strade buie e sporche, traffici di droga, serial killer su commissione, e tanti altri elementi che sono volutamente messi per risaltare rispetto allo stile patinato delle scene in cui c’è Kevin. L’obiettivo è palese fin dall’inizio: è più spaventoso il mondo al di fuori della casa o l’oppressione silenziosa che Allison è costretta a subire nella vita coniugale solo apparentemente piena di luci e risate? Per lo spettatore questo cambio continuo di tono del racconto e di saturazione dell’immagine è esemplare per comprendere lo stato d’animo della protagonista, e non è poi così difficile mettersi nei suoi panni e comprendere le sue scelte e le sue decisioni.

A completare uno show già molto ricco con il racconto così originale del dramma della sua protagonista si aggiunge una serie di comprimari molto ben caratterizzati e integrati nella trama orizzontale della serie; a spiccare su tutti è la sorella del miglior amico di Kevin, Patty (Mary Hollis Inboden), il cui arco narrativo segue coerentemente quello di Allison e si sviluppa in modo organico con la narrazione della serie, lasciando esplodere tutto il suo potenziale nelle parti più drammatiche della vicenda.

Kevin Can F**k Himself è una delle serie più interessanti degli ultimi anni, capace di rimescolare gli elementi della dramedy proponendo una riflessione su uno dei generi più problematici della storia della televisione: se siete appassionati di dark comedy o vi piacciono le serie sperimentali non può mancare dalla vostra lista. La prima stagione dello show è uscita lo scorso anno su AMC+, mentre la seconda e ultima sta uscendo in questa seconda metà del 2022 negli USA; in Italia i diritti per la distribuzione della serie sono stati acquistati da Amazon Prime Video.

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.