Last Light – Stagione 1


Last Light - Stagione 1Cosa succederebbe se il petrolio un giorno di questi smettesse di essere utile, ovvero smettesse proprio di funzionare? Sarebbe il caos, senza ombra di dubbio, con tutte le implicazioni politiche e finanziarie che si possono immaginare: è l’idea alla base della serie Last Light, che tenta di farci vedere un mondo privo di questa risorsa, purtroppo riuscendoci male.

Questa nuova serie Peacock Original ha fatto molto leva sul fatto che all’interno del suo cast compaia Matthew Fox, che dopo essere stato al centro del mondo interpretando il dottor Jack Shephard in Lost si era letteralmente perso – scusate il gioco di parole: certamente la mossa di marketing potrebbe avere funzionato in parte, attirando gli spettatori non solo con un’idea che sulla carta appariva intrigante, ma anche appunto con la ricomparsa sugli schermi di Fox dopo i fasti di qualche anno fa.
Tornando a parlare della trama di Last Light – basata sul romanzo omonimo di Alex Scarrow – ha, come detto, delle premesse tra il thriller e il film catastrofico: un giorno, per colpa di un batterio, il petrolio semplicemente non funziona più. L’energia come la conoscevamo smette di esistere, con tutte le sue più ovvie conseguenze, dagli aerei che cadono, alle macchine che prendono fuoco a 130 all’ora, alle case senza più corrente, eccetera. Ma è anche e soprattutto un dramma familiare: Andy Neilson, uno dei più famosi ingegneri petrolchimici del mondo, vive con la famiglia a Londra (un figlio cieco e una figlia ambientalista, non proprio in linea con il lavoro del padre), fino a quando sua moglie non accompagna il figlio a Parigi per un’importante operazione agli occhi e Andy deve andare in uno stato arabo per indagare su un’anomalia riscontrata nel petrolio.

Last Light - Stagione 1La divisione della famiglia nel momento cruciale – ovvero il mondo che smette di funzionare, in pratica – dovrebbe far sì che il pathos aumenti, in concomitanza con l’accelerare della drammaticità degli eventi. Purtroppo qui siamo di fronte alla prima cosa che stride nella serie: stiamo parlando di una miniserie di cinque episodi ed a causa della sua brevità è praticamente impossibile entrare in empatia con i personaggi e affezionarci alle loro storie, sentendoci partecipi di quello che sta succedendo. Tutto sembra andare molto di fretta, incastrato in delle tempistiche che fanno quasi sorridere per quanto facciano combaciare gli eventi topici del racconto in modo troppo meccanico e conveniente.
Sostanzialmente, tutta la parte del pathos famigliare e di quello che succede ai quattro personaggi principali viene fagocitata dalla trama thriller e post-apocalittica (anche se questo termine è volutamente esagerato, ci arriviamo tra poco): una trama che comunque non funziona.

Anche la parte puramente di thrilling, infatti, non riesce mai a decollare: ci si chiede allora se cinque episodi siano davvero troppo pochi per dare respiro al mistero su cui gioca la miniserie, o se più semplicemente gli autori non siano riusciti ad adattare in modo soddisfacente il lavoro di Scarrow. Le premesse come detto c’erano tutte, così come anche l’attualità del tema green associato a quello di un sistema di superpotenze che vive in totale dipendenza dal petrolio e su tutte le conseguenze finanziare che questa scelta comporta. Il mistero del batterio poi nasce, cresce e muore in un batter d’occhio, con il coinvolgimento del dottor Neilson altamente scontato; così come sa di già visto tutta la storia dell’ex migliore amico a cui la teoria non bastava più, con idee radicalizzate e la sindrome di onnipotenza che spesso deriva dall’avere a disposizione mezzi e conoscenze per giocare ad essere Dio.
Tutto l’intreccio infatti porta a degli eventi che chi ha già dimestichezza col genere si aspetterebbe: non c’è mai un vero e proprio colpo di scena e gli eventi si susseguono in modo abbastanza lineare e praticamente scontato. È un peccato, perché le potenzialità c’erano tutte, ma è appurato che cinque episodi da quarantacinque minuti scritti in questo modo sono veramente un tempo esiguo per dipanare al meglio la narrazione e per aggiungere un po’ di variazioni che avrebbero potuto aumentare la curiosità degli spettatori e la qualità della storia.

Last Light - Stagione 1Il finale di certo non risolleva le sorti di questa miniserie, anzi: se c’era un minimo di speranza che il racconto potesse finire quantomeno in maniera spiazzante, con la visione del medesimo i pronostici nefasti sono stati confermati. Sarà anche qui il poco tempo a disposizione, sarà un racconto che nelle quattro puntate precedenti si era dipanato in modo elementare, anche il finale soffre degli stessi problemi, lasciandoci un po’ attoniti sul divano. Ci è sembrato di vedere una sfilza di scelte talmente basiche e telefonate quasi da farci pensare che Last Light meriterebbe un “senza voto”, come quei portieri che non vengono mai chiamati in causa durante una partita, ma sai perfettamente che ruolo hanno all’interno di una squadra. Quando l’ultima puntata finisce, ci ritroviamo davanti allo schermo facendo spallucce e a sussurrare “ok”, senza nessun tipo di pathos e nessuna sorpresa.
Il destino dei personaggi segue dei binari talmente scolastici che non poteva esserci finale diverso: scontato e mediocre. La voce fuori campo che chiude il tutto facendo una specie di lezione morale lascia intravedere forse quello che poteva essere davvero interessante: perché non incentrare la serie dopo il punto di non ritorno del batterio, e non prima? La scelta degli autori rimane un mistero, ma forse, tutto considerato, è meglio così.

Last Light è chiaramente un’occasione mancata, perché il soggetto dello show contiene spunti interessanti: la sua contemporaneità nei temi trattati poteva essere davvero qualcosa di assolutamente imperdibile e molto adatto a fare una riflessione sul presente, invece ne sono usciti cinque episodi che si dimenticano non appena compaiono i titoli di coda.

Voto: 4½

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Informazioni su Ste Porta

Guardo tutto quello che c'è di guardabile e spesso anche quello che non lo è. Sogno di trovare un orso polare su un'isola tropicale.

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