Doctor Who Special – The Power of the Doctor


Doctor Who Special – The Power of the DoctorDoctor Who è stata – di nuovo – una delle serie più chiacchierate di quest’anno: in primis per l’annuncio della nuova incarnazione del Dottore, che sarà il giovane Ncuti Gatwa (Sex Education) dalla prossima stagione succedendo a Jodie Whittaker, e in secondo luogo per l’inaspettato ritorno di Russell T Davies al timone dello show in occasione del sessantesimo anniversario, che si porta anche dietro due attori amatissimi dal fandom, ovvero David Tennant e Catherine Tate.

Questi annunci uno dopo l’altro hanno incrementato l’hype anche in vista degli ultimi speciali dedicati a Thirteen che avevano il compito di chiudere il ciclo di Chris Chibnall, un autore che possiamo definire – a conti fatti – il meno amato dagli appassionati da quando la serie è stata riportata in auge nel 2005. Chibnall ha avuto certamente un compito difficile, dovendo succedere ad un autore molto particolare come Steven Moffat, che aveva saputo unire lo stile più classico della serie alla sua grande capacità di scrivere storie sperimentali e non lineari, riuscendo a guadagnarsi l’affetto di una fanbase difficile da accontentare; inoltre con il passaggio da Peter Capaldi a Jodie Whittaker entravano in Doctor Who anche discorsi extra-diegetici che riguardavano la scelta di far rigenerare per la prima volta il personaggio in un corpo femminile, evento che ha acceso ancora di più i riflettori sull’operato dell’autore. In realtà Chibnall, almeno per l’undicesima stagione, ha preferito tornare a uno stile più classico per la serie, molto concentrato su episodi verticali e con una Doctor in viaggio con molti più companion rispetto alle precedenti annate; questa sorta di reset narrativo, unito a sceneggiature spesso non brillanti quando poco ispirate, si è attirato da subito molte critiche. La dodicesima e la tredicesima stagione sono state invece nettamente migliori qualitativamente parlando, laddove quest’ultima si presentava per la prima volta come un’unica storia divisa in sei episodi e con un sottotitolo; anche queste stagioni, tuttavia, sono state bersaglio della furia dei fan più radicali che hanno visto nella scelta di riscrivere parte della mitologia fondante del personaggio un affronto.

Doctor Who Special – The Power of the DoctorSiamo quindi alla fine di un percorso tortuoso che ha portato la Doctor di Whittaker a essere molto apprezzata dai fan per la sua interpretazione nonostante lo scarso apprezzamento per il suo autore: il personaggio nello specifico ha affrontato in queste stagioni una fase delicata, caratterizzata da una grande solarità e una ritrovata serenità – dopo la fase tragica di Twelve –, ma anche da numerose ombre dal suo passato che l’hanno portata a farsi domande sulla sua vera identità. Uno dei passaggi più controversi del ciclo di Chibnall è stata infatti la scelta già citata di andare a modificare in maniera sostanziale le origini del Doctor, svelando che non è un vero Time Lord ma un “timeless child” che proviene da un altro universo e che è stato solo cresciuto dalla gente di Gallifrey: questa scelta che apre ad infinite possibilità narrative è stata tanto coraggiosa quanto azzardata e sarà interessante vedere come Davies la gestirà. Andrà più a fondo ed esplorerà a suo modo il trampolino fornito dal suo predecessore o accantonerà la cosa e farà finta che non sia mai avvenuta?

Doctor Who Special – The Power of the Doctor“The Power of the Doctor” è quindi l’ultimo episodio di Chris Chibnall e di Thirteen ed è particolarmente importante perché, oltre a rappresentare la fine di un’era per la serie, si porta dietro tutte le questioni di cui si è parlato finora. Si tratta di uno speciale extra-large (un’ora e mezza) che assume da subito i toni di un episodio celebrativo: oltre al grande budget dello show che permette di vedere scene action inusuali per Doctor Who – che invece nella sua storia ha sempre dovuto fare i conti con soluzioni visive che contenessero i costi della produzione – come ad esempio l’abbordaggio al treno che vola nello spazio, lo si nota dalla scelta di riportare in scena molti attori storici dello show e soprattutto tutti i personaggi che sono stati più importanti in queste annate di Chibnall – dal ritorno di Graham a quello del Master di Sacha Dhawan.
A livello di trama siamo dalle parti della doppia premiere della dodicesima stagione, quella che introduceva per l’appunto la nuova incarnazione della nemesi del Doctor, e che quindi con questo episodio sembra idealmente voler andare a chiudere l’arco del personaggio: anche qui come in “Spyfall” infatti la narrazione è formata da varie storyline che si svolgono da una parte all’altra del globo e che si risolvono poi in un grande piano del Master, svelando poco a poco le connessioni tra loro.

Proprio sul Master interpretato egregiamente da Sacha Dhawan c’è da soffermarsi un momento: l’attore inglese, infatti, ruba nettamente la scena in questo speciale. Dhawan porta in scena un personaggio la cui ossessione per il Doctor traspare in ogni frame in cui appare, capace di trasmettere con le sue espressioni e le sue movenze tutta la malvagità che ne riempie le intenzioni: dalla straniante danza durante la rigenerazione forzata – tra l’altro sulle note di “Rasputin” dei Boney M che riprendono l’identità da lui utilizzata nella Russia di inizio secolo – alla sua interpretazione grottesca e scimmiottesca del Doctor una volta che il suo piano ha successo. Se dobbiamo scegliere una tra le cose più riuscite del ciclo di Chibnall c’è di sicuro questa incarnazione della nemesi del protagonista dello show, un’interpretazione che non ha nulla da invidiare a quelle di John Simm e Michelle Gomez e che, anzi, riesce a dare un’ulteriore sfumatura ad un personaggio folle e molto amato dai fan.

Doctor Who Special – The Power of the DoctorSe c’è però un punto fermo sul quale “The Power of the Doctor” si sofferma è il tema della “extended fam”, come viene nominata anche dalla stessa Jodie Whittaker nell’episodio: la scelta di avere un gruppo di companion invece che uno solo – come era avvenuto dall’inizio della nuova serie del 2005 – richiama le storie più classiche di Doctor Who e, proprio per questo, vengono riportate in scena per l’occasione due “vecchie” viaggiatrici del TARDIS – Janet Fielding e Sophie Aldred, companion del quarto e quinto Dottore la prima e del settimo la seconda. Questa reunion non è solo, quindi, una strizzatina d’occhio per i fan, ma serve per sottolineare il tema portante che guida l’operato di questa incarnazione del Doctor: la famiglia non è solo quella che ci si ritrova, ma soprattutto quella che ci si sceglie e che nel momento del bisogno è lì pronta a sostenerti e aiutarti. C’è anche da dire che la scrittura di Chibnall non è mai stata molto esplicita nel sottolineare l’intenzione di esplorare questo tema, facendolo emergere in modo poco naturale e a volte molto forzato: in questo speciale va un po’ meglio, anche grazie al fatto che lo spettatore è fin da subito consapevole del valore “celebrativo” dell’episodio e sa bene dove si vuole andare a parare.

In tal senso un lavoro migliore è stato svolto sul rapporto tra la Doctor e Yaz, un nemmeno troppo velato riferimento a una relazione amorosa tra le due che comunque rimane sempre un amore impossibile – così come era stato quello con Rose, per citare il più famoso. Il personaggio di Mandip Gill diventa centrale e fondamentale nel ciclo di questa Doctor  (oltre ad essere ad oggi il personaggio che ha viaggiato per più tempo nel TARDIS, superando anche Clara Oswald) e il loro addio commuove e funziona, anche grazie alla regia di Jamie Magnus Stone che ci regala alcune immagini sognanti ed efficaci – per esempio le due donne che guardano la Terra sedute sul TARDIS, oppure Yaz che si carica la Doctor in braccio e la porta in salvo.

Doctor Who Special – The Power of the DoctorUn ultimo commento lo merita il colpo di scena che chiude l’episodio dopo la rigenerazione di Thirteen: in molti dopo l’annuncio già sospettavano che prima di arrivare a Ncuti Gatwa si sarebbe passati attraverso il ritorno di David Tennant nei panni del Time Lord. Questo sospetto è realtà e il ritorno all’amatissimo attore britannico, anche se prevedibile, funziona e suscita numerose domande sulle intenzioni narrative di Davies: come giustificherà per la prima volta la rigenerazione in un’identità già passata? Quale sarà il passaggio che porterà il “nuovo vecchio” Fourteen a Fifteen?

È sempre difficile dire addio a uno degli attori che interpreta Doctor Who e ancora più difficile è accettare la fine di un ciclo perché ne inizi un altro: in questo caso però per la prima volta sembra che il fandom sia spaccato in due, tra chi non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle la gestione Chibnall e chi invece pensa che sia stata tutto sommato un buon periodo per la serie. Questo speciale raccoglie tutti i pregi e tutti i difetti dell’autore che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni e, comunque sia stata la propria esperienza, non ci si può non emozionare almeno un pochino agli ultimi istanti di Thirteen, quando rivolgendosi al nuovo sé che ancora non conosce dice: “Doctor Whoever-I’m-about-to-be… tag, you’re it.”.

Voto: 7

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Informazioni su Davide Tuccella

Tutto quello che c'è da sapere su di lui sta nella frase: "Man of science, Man of Faith". Ed è per risolvere questo dubbio d'identità che divora storie su storie: da libri e fumetti a serie tv e film.

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