The Crown – Stagione 5 6


The Crown - Stagione 5L’attesissima quinta annata di The Crown, l’amata serie Netflix di Peter Morgan, aveva di fronte a sé una sfida davvero molto ardua. Gli anni rappresentati in questa stagione (1991 – 1997) sono stati, infatti, fra i più duri in assoluto per la monarchia, che ha assistito al pericoloso rischio di sgretolamento del suo sistema, non solo per le sfide esterne poste da una società sempre più moderna e sempre meno propensa ad accettare gli incontestati privilegi reali, ma anche e soprattutto per i tumulti interni che, ovviamente, hanno trovato ampio terreno nel tragico matrimonio fra Charles e Diana.

È oltretutto impossibile non considerare che il ritorno di The Crown avviene in un momento altrettanto delicato per la monarchia, con la recente scomparsa di Elizabeth II e il subentrare di Charles III sul trono. La morte della regina, oltre ad essere uno spartiacque storico per la monarchia (e non solo), ha rappresentato anche la perdita di quello che sembrava un elemento imprescindibile della Corona, di cui Elizabeth è sempre stata – nel bene e nel male – una fiera e inamovibile protettrice, com’è oltretutto stato rappresentato magistralmente da Morgan nel corso dell’intero show. Durante il suo lunghissimo regno, Elizabeth II è stata capace di diventare il simbolo stesso di quel sistema monarchico che rappresentava: è diventato quasi impossibile, infatti, pensare alla Corona senza immaginare intuitivamente alla sua figura, diventata negli anni un simbolo anche in senso visivo.
La sua morte, dunque, non può che portare a inevitabili riflessioni riguardo alla sopravvivenza della monarchia, al senso stesso dell’esistenza di un sistema tanto rigido in un mondo in continua crisi e trasformazione. L’arrivo della quinta stagione di The Crown – con tutti i controversi episodi del decennio preso in considerazione – tocca proprio questi temi, inserendosi in questo delicatissimo momento e rendendo il lavoro di Peter Morgan ancora più spinoso proprio perché, mai come adesso, vengono mostrati nello show i limiti intrinseci di questo sistema e la sua incapacità di ripensarsi per stare al passo coi tempi.

The Crown - Stagione 5Il tema sotterraneo ma costante che pervade tutti i dieci episodi della stagione riguarda proprio la messa in discussione della legittimazione della Corona e di tutto il sistema che la circonda: che senso ha ancora – ci si chiede – aggrapparsi a concezioni e formalità ormai antiche, incapaci di rappresentare la direzione in una società che, invece, corre in avanti e chiede simboli e stimoli del tutto diversi? Sono domande che arrivano direttamente alla mente e al cuore della sovrana stessa, interpretata da una perfetta Imelda Staunton. La rappresentazione della regina in questa stagione si sovrappone a quella della monarchia stessa: non ci sono più differenze fra le due e la sovrana è perfettamente ancorata al suo ruolo.

Ma questa risoluta inamovibilità mostra, mai come prima, i suoi evidenti limiti: la regina subisce i colpi del tempo senza avere la capacità di reagire perché, come ben sappiamo, l’azione stessa è estranea al suo ruolo. Sono colpi di un tempo fisico (come ci mostra la visita medica nel primo episodio) e, parallelamente, di un tempo storico che mostrano come questo non agire perenne della sovrana/monarchia – su cui si basa il perfetto svolgimento del suo ruolo – stia paradossalmente portando alla disgregazione del sistema. L’intera stagione utilizzerà spesso (forse fin troppo) metafore che mettono in luce la perdita di quell’aura di patinato e perfetto splendore che ha sempre circondato la Corona: la più evidente di queste metafore riguarda il Britannia, il celebre yacht reale a cui la sovrana è profondamente legata e che, proprio come quest’ultima, inizia a cedere ai segni del tempo, rivelandosi un ingombrante e costoso elemento, inadeguato ai tempi correnti e, oltretutto, dannoso per i grandi costi che comporta la sua messa a punto.
L’attaccamento di Elizabeth allo yacht rappresenta l’aggrapparsi della Corona a ideali del passato ormai datati e, in quanto tali, incapaci di rispondere ai cambiamenti moderni. Non è un caso se la parabola dello yacht si conclude nell’ultimo episodio della stagione, in cui l’addio della regina al Britannia rappresenta una presa di coscienza silenziosa, poetica e dolorosa che la sovrana si vede costretta a fare alla luce della rottura di gran parte degli elementi che hanno sempre contraddistinto il potente sistema monarchico.

The Crown - Stagione 5È nell’osservare la rottura di questi sogni e credenze che The Crown tocca uno dei suoi punti più alti in “Annus Horribilis”, fra i migliori episodi della stagione. Il 1992 rappresenta il culmine di questa disgregazione che avviene davanti agli occhi impotenti della sovrana. Il tutto è rappresentato simbolicamente dall’abbraccio fra Elizabeth e Philip (interpretato da un ottimo Jonathan Pryce), circondati dai resti bruciati di parte del Castello di Windsor: un chiaro rimando al bruciare stesso di quelle tradizioni messe in discussione. Si tratta di una scena che potrebbe simbolicamente riassumere la stagione intera e il decennio stesso preso in considerazione.

Ma a spiccare in questo episodio è Margaret, interpretata da una strepitosa Lesley Manville. Nel suo rimettersi in contatto con Peter Townsend (Timothy Dalton), arriva con forza la dolorosa realizzazione del prezzo che la principessa ha dovuto pagare per restare nelle fila del sistema monarchico: un amore autentico, la cui possibilità di fiorire è stata stroncata dalla regina nei suoi primi anni sul trono. Nell’episodio si riesce a mettere in luce non solo la disperazione di Margaret e le conseguenze sulla sua psiche delle rigide regole del sistema, ma anche la differenza con i tempi attuali: la principessa Anne (Claudia Harrison) può invece divorziare, a testimonianza dell’impatto di questi cambiamenti sulla risolutezza stessa della Corona.

Il tema del divorzio che, oltre a Carlo, accomuna anche altri figli della regina, rappresenta nello show il punto d’arrivo di una feroce disillusione che coinvolge, in prima istanza, i protagonisti stessi del sistema monarchico. Un elemento fondamentale che distingue questa stagione – e che spiega in parte anche la perdita di quella risolutezza di cui si parlava – riguarda il peso della stampa e dell’opinione pubblica. Con una stampa ormai sempre più libera e critica nei confronti della monarchia, quest’ultima dovrà vedersela contro il malcontento di una popolazione che non si fa più abbagliare dalla sacralità e intoccabilità di quel potere, ma che, anzi, le prende di mira, mettendo in luce gli enormi privilegi che queste comportano.

The Crown - Stagione 5Alla luce di tutto ciò, non stupisce allora l’immenso impatto che ha avuto la figura di Diana, nei confronti sia della società che della monarchia. L’interpretazione di Elizabeth Debicki nei panni di Diana colpisce nel segno nel mettere a fuoco un personaggio così complesso e tormentato. L’unica pecca è forse, in alcuni momenti, una certa esagerazione da parte dell’attrice nel marcare alcuni tipici atteggiamenti della principessa (primo fra tutti, la testa bassa e lo sguardo alto) ma, nel complesso, la rappresentazione di Diana Spencer è più che riuscita.

Il connubio fra la bravura dell’interprete e la scrittura del suo personaggio riesce, infatti, a trovare un ottimo equilibrio nel darci una rappresentazione di Diana che, pur evidenziando la fragilità e la tragicità della sua posizione, non si limita a questo; vengono infatti sottolineati l’esplosiva modernità della sua persona e l’incontenibile slancio verso una libertà che non avrebbe mai potuto trovare nel suo matrimonio e, in generale, in un sistema tanto chiuso nel suo potere. Si notano positivamente i significativi dettagli con i quali è stata mostrata l’innata capacità della principessa di connettersi empaticamente alle persone senza grande sforzo – elemento che spicca particolarmente in “Mou Mou” –, evidenziando al contempo l’immenso divario che la allontana dalla famiglia reale, che fa della distanza emotiva uno dei perni del suo ruolo. Si tratta di un divario che si esprime anche nell’opinione pubblica: Diana rappresenta l’alternativa alla rigidità caratteristica della monarchia, assumendo suo malgrado un ruolo estremamente scomodo per il potere monarchico, che, oltretutto, ha aperto la strada alla paranoia della principessa e ai sospetti riguardo l’ipotetico complotto nei suoi confronti: tutti elementi fondamentali che portano alla celebre ed esplosiva intervista in “Gunpowder”. Un altro elemento mostrato in modo positivo, in particolare verso la fine della stagione, è l’irreparabile distanza dalla persona di Charles: la rappresentazione dell’incompatibilità fra i due tocca il suo punto più alto nel meraviglioso dialogo in “Couple 31”, in cui i due attori compiono un lavoro superbo nel mostrare come le iniziali speranze di riallacciare un rapporto quantomeno amichevole e civile  fra i due siano destinate a sfumare molto in fretta, lasciando il posto al rancore.

Meno convincente è proprio il personaggio di Charles, la cui scrittura – nonostante la buona prova attoriale di Dominic West – non riesce a dargli il giusto focus. È probabile che l’intenzione fosse quella di mostrarci una figura che, nel suo paradossale aggrapparsi al potere con intenti modernizzatori, risultasse complessa ed interessante; il modo in cui il tutto è stato messo in scena, però, non convince e risulta poco equilibrato. Il personaggio di Charles è stato, infatti, uno dei più colpiti da un leggero calo qualitativo generale della sceneggiatura della serie, che spicca se viene messa a confronto con il resto delle stagioni: se, in passato, la scrittura di The Crown risultava il punto di forza della serie, adesso invece sembra aver perso un po’ di quella brillantezza che la caratterizzava.
L’eleganza della scrittura di The Crown ha perso parte del suo mordente proprio nel raccontare alcuni dei momenti più delicati del decennio, fra cui il famoso Camillagate e alcuni dei frangenti che riguardano la paura di Diana di essere vittima di un complotto monarchico: l’impressione è che la sceneggiatura si sia talvolta un po’ adagiata sulla celebrità stessa di questi eventi e personaggi senza rimodellarli con la stessa cura che ha riservato ad altre vicende nelle scorse annate. Non si tratta, tuttavia, di un difetto capace di rovinare la serie, che si riconferma, invece, fra i migliori historical drama del momento.

The Crown - Stagione 5Per concludere, possiamo dire che la quinta stagione di The Crown ha, in definitiva, superato la sfida spinosa della rappresentazione di uno dei periodi più controversi della monarchia. Fra i maggiori punti di forza si segnala un cast eccezionale e l’inamovibile qualità tecnica dello show, ma bisogna anche constatare che la scrittura stavolta non è sempre riuscita a tenere il passo risultando, in generale, meno ispirata rispetto alle precedenti stagioni. Nonostante questo, The Crown continua a distinguersi per la sua qualità, ma le sfide non sono ancora finite: la prossima ed ultima annata si rivelerà cruciale per la riuscita complessiva dello show.

Voto: 8

 

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6 commenti su “The Crown – Stagione 5

  • Boba Fett

    Sarà perché raccontare fatti accaduti in un’epoca che abbiamo vissuto è sicuramente meno semplice; sarà perché le vicende di lady D continuano ancora oggi prepotentemente ad occupare spazi mediatici e attenzioni, ma personalmente ho trovato questa (mi auguro veramente) penultima stagione di The Crown meno bella e coinvolgente delle altre. Manca totalmente di “epicità” a favore dell’onnipresente crisi fra i principi consorti, che in alcuni momenti rasenta la noia se non addirittura il ridicolo, come la chiacchierata fra ex davanti a una frittata. Il mio episodio preferito, non a caso, è Mou Mou, un interessante intervallo in tutta la vicenda. Spero che la prossima esaurisca già nel primo episodio l’argomento per poi proseguire con un dopo.

     
  • Annalisa Mellino

    Complimenti per la recensione Denise, concordo in toto con tutto quello che hai detto. Imelda l’ho trovata incredibile nel suo ruolo, e Margaret per me risulta essere uno dei casting più azzeccati dell’intero progetto. Tuttavia, come dici tu, si percepisce il calo rispetto alle scorse stagioni, proprio in relazione a quegli eventi che sono conosciuti praticamente da tutti; io mi sarei aspettata un focus molto più grande sull’uscita del libro di Diana (basti pensare all’attenzione dedicata all’uscita delle “opinioni” della regina sulla Tatcher nella scorsa annata). Un’occasione persa sicuramente, ma comunque un’ottima stagione nel complesso. Speriamo chiudano al meglio! (Jonathan Pryce favoloso comunque)

     
    • Denise Ursita L'autore dell'articolo

      Grazie mille! 🙂
      L’episodio su Margaret l’ho trovato bellissimo proprio perché, attraverso il racconto del suo triste non-vissuto, sono stati capaci di mostrare i meccanismi più subdoli del sistema senza risultare didascalici ma, anzi, emozionando tanto. Lei, poi, bravissima: il suo sfogo con Elizabeth è fra i momenti più toccanti della stagione (e forse dell’intero show).
      Per il resto condivido anche io la sensazione di occasione persa che hai avvertito, speriamo per il meglio nella prossima perché sarebbe un peccato non riuscire a raggiungere i livelli che hanno già toccato in passato!

       
  • Michele

    Interessante la recensione, Denise, perché, per una volta, sono più in disaccordo che in accordo. In generale ho trovato questa stagione fiacca e vacua, come se avesse perso il bandolo della matassa.
    La scrittura è peggiorata notevolmente, tanto che mi è sembrato che abbiano ricorso a diversi filler nella stagione come la storia sull’ascesa di Al Fayed o dei Romanov in Russia. C’è una buona dose di gossip, ma quello ci sta, visto tutto il drama che succedeva nella famiglia reale. Ci sono parecchie forzature, tipo il far pensare che la monarchia fosse in pericolo per la sua sopravvivenza, un fatto che i sondaggi dell’epoca, seppure in calo, davano ben lontano.
    La nuova regina mi sta poco simpatica, ma capisco la scelta e il taglio dato dalla Staunton. Invece non mi sono piaciuti Filippo e Diana. Il primo viene dopo un paio di altre interptetazioni molto buone, e Pryce è un bravissimo attore, ma non trasmette lo stesso senso di aristocrazia dei precedenti attori. Diana invece sono d’accordo che fa un pò troppe pose.
    Insomma, questa stagione di The Crown è stata una sorpresa in negativo.

     
    • Denise Ursita L'autore dell'articolo

      Ciao Michele, innanzitutto grazie!
      In realtà ci troviamo più in accordo che in disaccordo: anche io mi sono rimasta delusa dalla sceneggiatura della stagione, un calo che risulta palese se messa in confronto con quella delle annate precedenti.
      Non ho avuto la stessa impressione, però, sugli episodi dedicati ad Al Fayed e ai Romanov che ho invece apprezzato perché sono stati in grado di analizzare il sistema monarchico da diverse angolazioni.
      Il mio giudizio generale è forse meno severo perché ho cercato di liberarmi, almeno in parte, dal confronto con le stagioni precedenti: ne esce, a mio parere, una stagione indubbiamente inferiore alle altre, ma non di bassa qualità.

       
  • Eraserhead

    Cominciata ieri sera: tutto fatto sempre molto bene, character driven e tutto il resto, però continuo a ritenerla un po’ sopravvalutata… La magia delle prime due stagioni non l’ho più trovata…