Sex Education – Stagione 4


Sex Education – Stagione 4La serie inglese Sex Education torna su Netflix per una quarta e ultima stagione. Nonostante avesse il desiderio di affrontare, come al solito, l’identità e la sessualità umana in tutte le sue sfaccettature, la serie ha dovuto anche reinventarsi, lasciando indietro alcuni personaggi più o meno rilevanti degli anni passati, e introducendo volti nuovi.
Le cose sono molto cambiate, a Moordale: il liceo non c’è più, chiuso dopo i fallimentari tentativi di costringere gli studenti ad un’innaturale soppressione delle proprie personalità. Adesso buona parte dei protagonisti si è spostata al Cavendish College, una scuola che è all’opposto della loro esperienza precedente. Otis e Maeve cercano di tenere viva la fiamma della loro relazione a distanza, con la ragazza alle prese con la sua scuola americana, mentre Jean, la madre di Otis, deve crescere da sola la nuova bimba, adesso che Jakob è andato via.

Ci sono molte storyline che si dipanano nel corso di questa stagione: c’è la relazione tra Maeve e Otis (anche se su di loro ancora aleggia lo spettro di Ruby, personaggio fantastico come al suo solito), il percorso spirituale di Eric, la depressione di Jean, e le storie di una larga costellazione di personaggi secondari, alcuni a noi già familiari, altri invece nuovi. A collegare pressoché tutte queste storie vi è, appunto, il Cavendish College, un’oasi incredibile basata sui peggiori incubi dei conservatori di tutto il mondo: è una scuola, infatti, in cui al centro c’è lo studente e il proprio benessere emotivo. La spinta all’uguaglianza e tolleranza portata avanti dal college è sviluppata con molto acume dalla scrittura della serie perché non banalizza né sottovaluta la portata di questo discorso; la sceneggiatura, infatti, inizialmente quasi ironizza ai danni di questa scuola e delle proprie priorità woke (se si vuole usare un termine tanto caro alle destre), e appunto appare come volersene prendere gioco. Con il passare degli episodi, però, quando lo spettatore è posto di fronte agli studenti della scuola e alle problematiche che si ritrovano ad affrontare, ci si rende conto che questa istituzione risponde al loro desiderio e al bisogno di sentirsi, almeno per qualche ora al giorno, accettati per quello che si è, mentre si navigano acque perigliose all’esterno.

Sex Education – Stagione 4Questo luogo di accettazione, inoltre, non è un’oasi utopica ma anzi non è esente da critiche nel suo riprodurre una gerarchia di diversità e accettazione: nessuno sembra avere alcun problema nell’accogliere le variegate rappresentazioni emotive e sessuali degli studenti, perché tutto sommato non richiedono un’azione concreta o una diminuzione delle proprie comodità. Quando si tratta, però, delle difficoltà degli studenti che non rispondono ai canoni dell’abilismo, cioè al presupposto che tutti abbiano un corpo ugualmente abile, allora la questione si fa molto più complessa. Solo negli episodi finali della serie il problema viene davvero affrontato (sebbene al solito modo di Sex Education), e ribadisce la sottile ma efficace abilità autoriale di toccare certi argomenti senza mai banalizzarli o appiattirli.

Le storyline che riguardano il protagonista Otis sono solo in parte riuscite: la sua volontà di continuare il percorso di consulto e ascolto d’educazione sessuale si scontra con la realtà che qualcun altro sta già facendo la stessa cosa in quella scuola. D’altronde, l’idea della sex clinic aveva il suo senso nella realtà scolastica precedente, in questa appare più come un’ombra rimasta dalle precedenti stagioni. L’intera diatriba con O è davvero poco interessante, se non per il coinvolgimento di Ruby che conferma quanto potenziale – purtroppo mai del tutto sfruttato – ha sempre avuto questo personaggio.
Ben più sostanzioso è quello che succede all’amicizia tra Eric e Otis, con il secondo che finalmente si rende conto di quanto concentrato sul proprio amore per Maeve sia stato così a lungo, e quanto poco abbia davvero voluto ascoltare Eric e le sue difficoltà. Fa male vedere i due amici del cuore allontanarsi, ma il lieto fine della loro amicizia è un momento di grande importanza: descrive qualcosa che molte persone hanno vissuto crescendo, quando amici per la pelle si ritrovano a fare parte del proprio percorso un po’ più distanti per poi ritrovarsi in altri momenti e con altra mentalità. Eric trova al Cavendish la propria comunità, persone che possono capire un certo lato di sé più a fondo di quanto possa fare Otis; è solo il desiderio di ascoltarsi che ancora una volta riporta i due amici accanto, certamente più maturi di quanto fossero prima dello scontro. Le vicissitudini che riguardano Eric e la sua fede, invece, trovano perfetta conclusione solo alla fine di questa annata, con l’ammissione non solo di non voler tenere la propria spiritualità separata dalla propria natura, ma che addirittura vede in questo percorso una nuova direzione da intraprendere, una carriera da pastore più aperto alle sfaccettature del proprio gregge. Questo giustifica e meglio contestualizza il grande spazio dato a questa storyline – forse la più assurda della stagione per il concentrato di “visioni” di cui è caratterizzata.

Sex Education – Stagione 4In Sex Education, però, c’è molto, molto di più: c’è il discorso sulla morte, con il decesso della madre di Maeve e tutto quello che ne consegue. Ci sono la paura di una malattia e la volontà di conoscere i propri genitori biologici, anche se questi si rivelano essere disinteressati. C’è Adam e la sua voglia di farsi una vita indipendente dopo l’amore finito con Eric, e i tentativi di ristabilire un equilibrio familiare forse mai davvero esistito; c’è la violenza mascherata da gelosia, che rovina relazioni e instilla insicurezze e paure; ci sono le difficoltà nel convivere con il proprio corpo, soprattutto quando l’accettazione deve passare attraverso le maglie della burocrazia e del denaro. C’è anche l’intelligenza autoriale di non dimenticare storyline importanti del passato, soprattutto nel caso dell’assalto subito da Aimee, che ancora si riverbera nelle sue difficoltà nell’esprimersi e nel rivivere l’intimità con un altro uomo. Sono questi i tanti temi su cui la serie Netflix si concentra, lasciando spazio in modo particolare alla grande partecipazione dei ragazzi, che sono poi i principali destinatari della serie, ma senza dimenticare anche la presenza dei genitori e quindi del mondo adulto. Non tanto e non solo Jean, che deve affrontare una depressione post partume il rapporto conflittuale con sua sorella, ma soprattutto gli adulti alle prese con i figli e con i tentativi più o meno riusciti di entrare in comunicazione con loro (lo show, tranne in rari casi, presenta esempi di genitori virtuosi e aperti ad accettare le sfumature dei propri figli).

Sex Education – Stagione 4Sex Education ha il grandissimo pregio di raccontare la natura umana in tutte le sue varietà, focalizzandosi soprattutto sull’adolescenza, che poi è il periodo dello sviluppo più complesso a causa del turbinio di emozioni e ormoni che domina. In quell’età in cui ogni evento sembra un dramma, ogni difficoltà una tragedia, a volte ci si dimentica che ci sono persone che hanno sfide più complesse da affrontare e che anche solo un po’ di gentilezza può davvero fare la differenza. Senza mai abbandonare il proprio tono irriverente e a tratti paradossale, la serie si districa con bravura tra queste diverse anime, svolgendo una funzione educativa senza mai perdere di vista i propri personaggi. È difficile non innamorarsi di questi ragazzi che sono molto più delle loro storie: sono piccole comunità che si supportano e si cercano a vicenda e che rappresentano forse un’utopia, ma un’utopia che sarebbe molto bello vivere.

Sex Education è forse la serie più coraggiosamente queer della serialità contemporanea, un vortice di emozioni e risate che riesce a descrivere il nostro mondo alle prese con un desiderio di apertura e diversità quanto mai prima d’ora. Ecco perché la serie è stata una boccata d’aria fresca, a tratti surreale ma proprio per questo impossibile da ignorare. Il suo fantastico e coloratissimo mondo di personaggi, tutti con le proprie sfide e i propri ostacoli, rimarrà un momento importante per la rappresentazione umana e ci ricorda che anche la TV destinata al largo pubblico, quando vuole, può andare in territori meno battuti per raccontarci parti d’umanità ancora tutti da accogliere.

Voto Stagione: 8
Voto Serie: 9

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Informazioni su Mario Sassi

Ormai da anni ho capito che il modo migliore per trascorrere le ore in aereo è il binge watching di serie TV. Poche cose battono guardare LOST mentre si è sull'oceano.

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