I Leoni Di Sicilia – Stagione 1 1


I Leoni Di Sicilia - Stagione 1Fra le serie più attese in Italia in questa ultima parte di 2023 c’era sicuramente I Leoni di Sicilia, adattamento del celebre romanzo di Stefania Auci distruibuito da Disney+. Le vicende trattate sono quelle, reali, della famiglia Florio, che tra la fine del ‘700 e l’inizio del ‘900 cambiò prima Palermo, poi la Sicilia e infine l’Italia intera, grazie all’impero commerciale che fu in grado di costruire nel periodo più fulgido della sua esistenza. Raccontare una storia simile richiedeva dunque uno sforzo produttivo non indifferente, per quello che è a tutti gli effetti un period drama che in sole otto puntate prende in esame quasi un secolo di questa epopea: un tale impegno ha portato sicuramente a dei risultati molto buoni, ma non privi di alcune ricadute in un certo manierismo che in Italia ben conosciamo. 

Ma andiamo con ordine: la serie, che vede alla regia un nome noto come quello di Paolo Genovese e alla sceneggiatura due solidi riferimenti nella serialità italiana (Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo), aveva il difficile compito di racchiudere in circa otto ore una storia che è davvero molto densa, e non solo per la quantità di anni presi in esame: c’è soprattutto da considerare il numero piuttosto alto di personaggi e di relazioni che si intersecano con le questioni di sviluppo commerciale, fondamentali per comprendere fino in fondo la storia della famiglia Florio.

Il problema primario di cui bisogna parlare è quindi quello del tempo a disposizione: benché alcuni adattamenti della sceneggiatura rispetto al libro abbiano agevolato certe transizioni, permettendo di riassumere alcuni periodi senza perderci da un punto di vista di resa narrativa, questo non è stato valido per tutta la stagione, soprattutto per la prima metà.
I Leoni Di Sicilia - Stagione 1Le puntate (rilasciate in due tranches da quattro episodi ciascuna a una settimana di distanza) sembrano in effetti dividersi in due parti anche da un punto di vista della riuscita di questo difficile connubio, con una seconda parte che qualitativamente sovrasta la precedente. Nei primi episodi infatti le vicende sociali e quelle personali coesistono ma in modo tangenziale, costringendo a dover scegliere momenti precisi in cui parlare della parte lavorativa e altri ben separati in cui portare avanti le questioni personali, sentimentali e relazionali. A rimetterci sono entrambe le parti: se dal punto di vista commercial-economico assistiamo a buchi che di certo possiamo colmare mentalmente ma che visivamente stonano e non poco (l’arricchimento di Paolo, Ignazio e Giuseppina avviene così in fretta da risultare quasi privo di difficoltà), da quello sentimentale le cose non vanno molto meglio.

La “linea romantica”, per quanto sostenuta da ottimi attori, restituisce risultati altalenanti, in cui un rapporto ben riuscito come quello tra Giuseppina e Ignazio (travagliato, voluto e rifiutato) si contrappone alla prima fase dell’amore tra Vincenzo e Giulia: per quanto anche questo rapporto sia molto desiderato e altrettanto osteggiato – entrambi vogliono stare insieme, ma l’ossessione per la ricerca del matrimonio con la nobiltà allontana a lungo Vincenzo, e fa della madre Giuseppina una coriacea nemica di questa unione –, nelle fasi iniziali sembra indugiare troppo nelle stesse dinamiche, al punto da rendere anche i dialoghi in molti casi prevedibili e poco ispirati. Queste “cadute”, che mal si conciliano con l’ambizione del progetto, si riassestano con l’andare delle puntate, generando quasi un paradosso: il rapporto tra Vincenzo e Giulia in età adulta e poi anziana riesce a portare sullo schermo una forza impensabile se comparata a quella dei loro anni più giovani. Ad affiancare questo processo c’è sicuramente anche la presenza dei figli dei due (Angelina, Giuseppina e Ignazio), che con le loro storie di sudditanza o di ribellione al padre rendono più dinamico anche il rapporto tra i genitori, che va in crisi proprio quando sono finite le battaglie da combattere.

I Leoni Di Sicilia - Stagione 1Le lotte interne alla famiglia dell’ultimo periodo non fanno che portare avanti uno dei grandi temi della serie, in questo caso molto ben riuscito, forse anche perché trait d’union tra le vicende personali e quelle commerciali: la lotta di classe che nasce dal conflitto tra la nobiltà e la nascente borghesia. Su questo punto la serie procede in modo preciso e senza fare sconti, restituendo a ogni passo una verità insopportabile tanto agli occhi di oggi quanto a quelli di Vincenzo Florio: a dispetto di tutti i soldi guadagnati e della posizione di prestigio, che ha reso i Florio la famiglia più ricca e potente della Sicilia, la mancanza di un titolo nobiliare rimane un solco invalicabile per i detentori del vecchio potere. Per loro Vincenzo rimane un uomo venuto dalla Calabria (per quanto da bambino, quindi siciliano d’adozione), un essere umano inferiore in quanto commerciante ostinato a “toccare i soldi” e che proprio per questa sua testardaggine non ha potuto sposare una donna nobile neanche quando gli si era presentata la possibilità: la contropartita richiesta allora, ossia cedere la gestione delle sue attività a qualcuno che facesse le sue veci per poter guadagnare ma senza sporcarsi le mani, venne infatti rifiutata dal giovane Florio.
La nobiltà del XIX secolo è però in impietosa decadenza, anche a causa delle sue contraddizioni: non si fa scrupoli infatti a chiedere prestiti a Florio, ma neanche a rimarcare la distanza quando un favore potrebbe essere chiesto in cambio. Questi snodi fondamentali, che ritornano durante la narrazione, vanno così a costruire dei cortocircuiti estremamente umani, che hanno Vincenzo Florio come perno attorno a cui tutto gira.
I Leoni Di Sicilia - Stagione 1Sposare una donna non nobile come Giulia Portalupi ma solo dopo aver avuto due figlie, che dunque non vengono ritenute legittime dalla società, porta le ragazze a non essere considerate degne di quei matrimoni che Vincenzo avrebbe voluto; e quest’ultimo, invece di comprendere le medesime necessità che lui stesso aveva avuto in passato (aver osteggiato a lungo l’idea di sposare Giulia non è poi servito a molto), cerca di scaricare sui figli quello che lui stesso non è riuscito a sopportare, in un percorso che lo rende identico a sua madre Giuseppina.

Sarà la necessità di legare finalmente i Florio alla nobiltà che porterà il giovane figlio Ignazio a un matrimonio di convenienza, siglato anche per permettere alle sorelle di avere la vita desiderata, dopo aver già patito le conseguenze delle scelte paterne. In questo percorso – che ha degli obblighi e delle regole rigide, ma, come pare evidente, anche delle vistose eccezioni – è possibile osservare davvero i cambiamenti in tutta la società e in quella stessa nobiltà che è ormai solo l’ombra di quello che era un tempo. L’immobilità che caratterizza tale classe sociale, sempre più fuori dal tempo e ricca di contraddizioni, va in crisi: questo passaggio è evidenziato da alcuni personaggi (come la duchessa Spadafora, interpretata da Claudia Pandolfi) che cominciano a rompere gli argini da un punto di vista sociale, ma anche da scelte collettive, come quella dei nobili (capitanati dal Barone Chiaramonte Bordonaro, interpretato da Ninni Bruschetta) che decidono di partecipare alla costruzione di una nave commerciale interamente al servizio di Palermo. Questi passaggi delicati, che avevano tutte “le carte in regola” per essere trattati troppo rapidamente e con superficialità, vengono invece gestiti in modo ponderato, con delle transizioni simboliche e sintetiche di processi più complicati, ma scritte in modo realistico e senza cliché semplicistici. Questo dimostra quanto possiamo essere in grado di raccontare la nostra storia con produzioni di alto livello, che siamo capaci di mettere in scena periodi non facili e dinamiche di potere delicate; ed è forse per questo che risalta, per contrasto, la già citata difficoltà nella resa delle relazioni amorose soprattutto passionali, in cui si rileva una tendenza, difficile da estirpare, ad affidarsi a codici già visti lungo tutto il percorso della fiction all’italiana.

I Leoni Di Sicilia - Stagione 1I Leoni di Sicilia rappresenta certamente una novità, una saga familiare e un racconto di eccellenze commerciali che in tutto questo deve anche fare i conti con la Storia: anche qui si osserva come la seconda parte, pur più complessa da rappresentare per molti versi, sia decisamente più riuscita della prima. Se infatti periodi come quelli del colera o delle prime rivoluzioni risultano poco soddisfacenti nella stessa rappresentazione visiva, con una resa quasi teatrale delle scene girate nei vicoli ricostruiti di Palermo, andando avanti con la storia della Sicilia, che passa da un regnante all’altro senza voce in capitolo, si inseriscono preziosi passaggi che collegano in modo diretto la tanto desiderata indipendenza dell’isola a quella altrettanto ricercata dei Florio. È qui forse la chiave di tutto: quando la serie riesce a mettere in scena gli eventi storici in un modo che faccia avanzare tutte e due le parti (la storia dei Florio quella del Paese), a beneficiarne sono entrambe. Basti pensare al lavoro doppiogiochista di Vincenzo, che da una parte cede navi ai Borbone, impossibilitato a opporsi, ma dall’altra produce cannoni per Garibaldi, stringe la mano a Crispi e si assicura questa volta di stare dalla parte giusta della Storia – e di guadagnarci, ovviamente.

Rimanendo sul profilo storico, di grande rilevanza è stato il lavoro dei reparti di scenografia e dei costumi. Il primo, che ha rappresentato forse le sfide maggiori, ha comportato un lavoro su più set (reali, parzialmente o totalmente ricostruiti) alla ricerca di una fedeltà per nulla scontata: basti pensare che il famoso porto ottocentesco di Palermo, ormai ridotto a pochi resti, è stato ricreato a Cefalù, in una parte ritenuta più aderente rispetto alle testimonianze rimaste, sia sfruttando le caratteristiche locali, sia utilizzando le più recenti tecnologie digitali.
I Leoni Di Sicilia - Stagione 1La stessa Palermo è stata utilizzata per molte riprese, soprattutto relative ai palazzi storici, mentre per girare le scene interne ai quartieri più frequentati dai Florio è stato creato un backlot (come racconta lo scenografo Massimo Sturiale nel Making Of), una costruzione di circa 10mila metri quadri che racchiude le vie commerciali di Palermo e la parte vissuta dalle classi più povere della società. Tra scelte aderenti all’epoca, come nel caso di queste enormi ricostruzioni, alle tecniche digitali utilizzate per sovrapporre luoghi lontanissimi tra loro (come la tonnara dei Florio accanto a una delle loro residenze), è evidente come il production value di questa serie sia stato molto alto; a evidenziare questo elemento ci sono ovviamente anche i costumi, fedelissimi all’epoca ma anche ai personaggi nelle diverse fasi delle loro vite, come racconta (sempre nel Making Of) il costumista Alessandro Lai.

Arriviamo quindi al cast, caratterizzato da attori di ottimo livello guidati in tutto il percorso da uno straordinario Michele Riondino nei panni di Vincenzo Florio: la sua capacità di mimesi pressoché totale con il personaggio nelle varie età portate sullo schermo attraversa ogni aspetto della sua interpretazione, rendendo addirittura accessorio l’invecchiamento ricreato dal reparto trucco e parrucco nelle ultime puntate. La sua capacità di incarnare tutti gli aspetti più caratterizzanti di Vincenzo Florio (l’ambizione, il carisma, la mancanza di scrupoli, ma anche i vuoti, la solitudine e poi la testardaggine che si trasforma in ottusità con gli anni) si mescola a un lavoro su corpo, postura e voce davvero encomiabile, che gli permette di rappresentare Florio dai 30 ai 70 anni senza mai risultare fuori luogo.
Degna compagna degli anni più giovani, ma un po’ meno in quelli dell’anzianità, è Miriam Leone nei panni di Giulia Portalupi: Leone è stata infatti una scelta più che buona per rappresentare la giovane Giulia, una donna che tanto ha fatto per la propria indipendenza e per quella delle sue figlie con una forza straordinaria per l’epoca; tuttavia nell’età più anziana il trucco non è stato sufficiente a celare la sua vera età, che traspariva soprattutto dallo sguardo e dalla voce (un lavoro maggiore in questo senso avrebbe garantito un’interpretazione decisamente più omogenea, sia per il suo personaggio che per la coppia).
I Leoni Di Sicilia - Stagione 1Il resto del cast risulta ottimamente selezionato, a partire da Vinicio Marchioni (Paolo Florio) e Paolo Briguglia (Ignazio Florio) fino a un sempre centrato Eduardo Scarpetta (Ignazio Florio Senior). Menzione d’onore va alle due Giuseppina Saffiotti: se Ester Pantano è riuscita abilmente a rappresentare la sua età giovane, quella dell’allontanamento da Bagnara, della violenza, della solitudine e dell’amore per il cognato, Donatella Finocchiaro è stata superba nella rappresentazione dell’età adulta e anziana, in cui l’indurimento emotivo si trasforma in cinismo, rancore e cattiveria, fino all’ammorbidimento e quindi al pentimento poco prima della morte.

Una nota effettivamente stonata tuttavia rimane, e anzi più d’una: la colonna sonora della serie, che si è basata su scelte moderne e contemporanee, è quanto di più sbagliato potesse esserci in una produzione simile. Se è vero che la storia dei Florio, iniziata più di due secoli fa, per molti temi trattati si avvicina alla nostra epoca in maniera sorprendente, è anche vero che questo elemento da solo non basta per giustificare un ventaglio musicale che va da Mina ai Muse, passando per Laura Pausini – che con il suo brano, “Durare”, chiude tutte le puntate. Non c’è un appiglio che giustifichi queste scelte, se non quello di canzoni che in effetti possono rendere bene un certo stato d’animo o una determinata atmosfera, ma che non rispondono ad alcun progetto d’insieme (se non, parrebbe, a quello di “fare qualcosa di diverso” rispetto alla tradizionale fiction nostrana: non è così tuttavia che ci si allontana da una pesante eredità).

In conclusione, I Leoni di Sicilia rappresenta un valido esperimento di serialità nel nostro Paese, riuscito nella non facile impresa di mettere in scena un lavoro enorme basato su una storia vera, in una terra che viene spesso raccontata per le sue ferite e molto meno per i suoi doni: i Florio sono stati una fortuna per la Sicilia e per l’Italia intera, ancora prima che questa fosse tale. Ci sono delle sbavature, molte delle quali si sarebbero potute forse limitare con un paio di puntate in più, altre con una spinta a far meglio focalizzata sugli aspetti giusti. Nel complesso risulta un buon lavoro, seppur sbilanciato a favore di una seconda parte superiore alla prima: guardando però a questo percorso come a una parabola ascendente, si può sperare che anche “L’Inverno dei Leoni”, seguito letterario de “I Leoni di Sicilia”, abbia in futuro la sua trasposizione sullo schermo e che porti a compimento il percorso in positivo testimoniato nel corso di queste otto puntate.

Voto: 7½

Condividi l'articolo
 

Informazioni su Federica Barbera

La sua passione per le serie tv inizia quando, non ancora compiuti i 7 anni, guarda Twin Peaks e comincia a porsi le prime domande esistenziali: riuscirò mai a non avere paura di Bob, a non sentire più i brividi quando vedo il nanetto, a disinnamorarmi di Dale Cooper? A distanza di vent’anni, le risposte sono ancora No, No e No. Inizia a scrivere di serie tv quando si ritrova a commentare puntate di Lost tra un capitolo e l’altro della tesi e capisce che ormai è troppo tardi per rinsavire quando il duo Lindelof-Cuse vince a mani basse contro la squadra capitanata da Giuseppe Verdi e Luchino Visconti. Ama le serie complicate, i lunghi silenzi e tutto ciò che è capace di tirarle un metaforico pugno in pancia, ma prova un’insana attrazione per le serie trash, senza le quali non riesce più a vivere. La chiamano “recensora seriale” perché sì, è un nome fighissimo e l’ha inventato lei, ma anche “la giustificatrice pazza”, perché gli articoli devono presentarsi sempre bene e guai a voi se allineate tutto su un lato - come questo form costringe a fare. Si dice che non abbia più una vita sociale, ma il suo migliore amico Dexter Morgan, il suo amante Don Draper e i suoi colleghi di lavoro Walter White e Jesse Pinkman smentiscono categoricamente queste affermazioni.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Un commento su “I Leoni Di Sicilia – Stagione 1

  • Mimmo

    Convincente e sontuosa l’interpretazione dei personaggi, inseriti in uno scenario coerente per costumi, ricostruzioni ambientali, storiche, economiche e sociali. Il tutto rovinato da un sottofondo musicale completamente fuori luogo.
    Si confida in una seconda stagione, in cui la famiglia Florio raggiungerà l’apice del successo e della notorietà con la nuova generazione di Ignazio e dei figli Ignazio e Vincenzo, ma anche il precipitoso crollo economico che in breve brucerà i successi economici delle generazioni precedenti, cui in parte ha contribuito la politica post unificazione piemontese, che ha favorito l’industrializzazione del nord Italia a scapito del meridione, che non si solleverà più.