Broadchurch e la sua seconda annata proseguono il filone narrativo giudiziario-investigativo, re-inventando la narrazione rispetto alla prima stagione: come diciamo fin dalla recensione della premiere, questo può essere un rischio, ma anche una scelta coraggiosa che può portare a degli ottimi risultati, quasi quanto la prima annata dello show.
No. I’m not coming back.
Come sempre accaduto in questa stagione, la puntata si divide su due binari, ovvero il processo a Joe Miller e la continua ricerca della verità nel caso che ha cambiato la vita di Alec Hardy: chi ha ucciso le ragazze di Sandbrook?
Quello che probabilmente questo episodio fa venire a galla con più forza è la trama che sostiene l’intera narrazione: il rapporto tra genitori (putativi e non) e figli. Si parte ovviamente da Miller e il figlio che la ripudia, che le concede un freddo abbraccio ma mai e poi mai il perdono; si continua con Mark Latimer che lascia per un periodo il lavoro per stare vicino al nuovo nascituro, per una paura tremenda di perdersi anche questa infanzia e il terrore che il passare del tempo lo freghi un’altra volta; si passa anche per Sharon Bishop e il figlio in carcere, rapporto tormentato che segna anche il suo modo di rapportarsi con l’ex collega e avversaria, Jocelyn Knight, anche lei alle prese con un figlio adottivo ‒ quel collega più giovane che non ne vuole sapere di fare le 2 del mattino a lavoro perché lei ha qualcosa che non va (un tumore al cervello? Sta diventando cieca?); Ricky Gillespie che cerca giustizia personale per la scomparsa della figlia, forse non raccontando tutta la verità su quanto successo; Susan Wright e suo figlo Nigel, incolpato addirittura dell’omicidio di un bambino per vecchie ruggini familiari; infine c’è anche Hardy, sempre più malato di cuore, che redige il testamento e lascia tutto a sua figlia.
– We all know. We all turn a blind eye.
– Not me. That’s not what happened.
– Of course not…
L’altro grande filone narrativo che sostiene Broadchurch è quello delle bugie: dette, fatte dire, ma soprattutto pensate.
Quasi tutti i personaggi mentono a loro stessi pur di tirare avanti; il più clamoroso è ovviamente Joe Miller, ma anche Hardy fa finta che il suo cuore stia bene, e Claire pensa di stare bene con suo marito quando sa benissimo che c’è qualcosa che non va, che il loro rapporto non è dei più naturali. Le bugie quindi tengono in piedi rapporti e situazioni che altrimenti sarebbero inesistenti.
Lo sguardo di Broadchurch è sempre stato pessimista, già a partire dalle dinamiche e dalla risoluzione del caso della prima stagione: per questo il personaggio di Ellie Miller è il vero protagonista della serie, probabilmente l’unico personaggio vero, senza doppi fini, sempre prodiga per gli altri e sempre pronta a dire la verità. Ecco perché è stata punita così duramente dal fato: non solo con un marito assassino (del figlio della sua migliore amica), ma anche con la perdita degli amici più cari e dell figlio più grande, unica ancora di salvezza in un mare in tempesta.
Il rapporto e lo scambio di battute tra Ellie e Alec fa parte di quel sottile humor inglese che ci fa sorridere almeno una volta a episodio, ma sono appunto risate effimere, volte a metterci a nostro agio in un mondo in cui ridere è l’ultima cosa da fare. Gli autori sono bravi a immergerci in un nero più cupo del buio senza che quasi ce ne accorgiamo: come la vita, qua e là ci sono dei salvagenti – guarda caso, i figli, frutto dell’Amore con la A maiuscola – ma in sostanza la vita è piena di cose inspiegabili e molto spesso terrificanti.
I’m afraid that the truth is not enough.
Già, la verità: dove sta? Siamo sicuri che, dopo averla raggiunta, il nostro animo si metta in pace una volta per tutte?
Hardy è alla disperata ricerca della verità del caso Sandbrook, dove la matassa è veramente inestricabile e dove ha cominciato la sua lenta discesa come detective e come uomo. Ma anche a Broadchurch la verità non sembra più così scontata come lo era prima: cosa c’è dietro alla scelta di Joe di ritrattare tutto? Solo paura del carcere o qualcosa di più?
Le ultime battute di questo “Episode 5” cominciano a svelarci qualcosa di quel finale che è stato annunciato come scioccante: la serie per qualche minuto vira verso l’horror e ci fa intuire una fine ancora più tragica per Lisa Newbery che ancora non si riesce a trovare.
La puntata comincia quindi a farci intravedere qualcosa del buio che ci attende, dove forse (o forse o no) il vero verrà a galla e potrà esserci pace (o forse no) per chi lo sta perseguendo: perché la verità, come dice Baricco, è sempre disumana.
Voto: 7
Durante la prima stagione ho sempre avuto la sensazione che il colpevole della morte di Danny fosse il figlio di Miller. Alla fine tutto ciò sembrava insensato, ma attualmente a mio parere le prove stanno andando in questo senso… Non capisco il desiderio di Tom di testimoniare, a meno che non voglia autocondannarsi con una celebre dichiarazione!
Per me è stato il miglior episodio della stagione insieme alla premiere: il caso Sandbrook si fa sempre più intricato e inquietate e ho apprezzato moltissimo la regia di Teplitzky.