Bates Motel – Stagione 3


Bates Motel – Stagione 3Il percorso che ci porterà al tragico epilogo del classico hitchcockiano Psycho è diventato un po’ più corto con la conclusione della terza stagione del drama prequel Bates Motel. I dieci episodi andati in onda nei primi mesi del 2015 hanno avuto un ruolo cruciale per la crescita del mostro che risponde al nome di Norman Bates.

Questo fattore e la costruzione di un universo narrativo che possa godere di autonomia rispetto al film sono i due elementi su cui si misura la buona riuscita dello show, che risultava colpevole di essere intervenuto su qualcosa che fino a poco tempo prima era considerato intoccabile – usare il tempo passato è d’obbligo, perché gli showrunner Carlton Cuse (Lost) e Kerry Ehrin (Friday Night Lights) hanno dato prova dell’esatto contrario. La nascita del male, o più precisamente la sua crescita, è ben rappresentata in questa stagione dello show, che si ritaglia una buona porzione di tempo per mostrarci come il rapporto tra Norman e Norma degeneri fino ad un punto di non ritorno. Nonostante l’inizio della stagione sembri sottovalutare questo tema centrale e interessantissimo, capiamo che i primi episodi hanno il compito di creare le condizioni per fonderlo con la storyline principale, di cui si parlerà in seguito.

Bates Motel – Stagione 3Il crescente isolamento di Norman, che passa sempre più tempo al motel nel ruolo di manager, taglia l’ultimo ponte che egli aveva con la normalità che un ragazzo della sua età dovrebbe vivere: non frequenta nessuno all’esterno della cerchia familiare, ad eccezione di Emma, che comunque, subendone il fascino da emarginato, ricopre a lungo un ruolo passivo senza diventare per lui una via di fuga dalla quotidianità. Se il loro rapporto amoroso sembra vagamente autentico agli occhi di Emma, Norman la usa fin dall’inizio come mezzo per scatenare le ire della madre, rea di aver sabotato tutte le sue relazioni sia amicali che sentimentali. Il rapporto con Norma diventa così l’unica cosa che gli rimane, monopolizzando le sue giornate, che non sono scosse neanche da una storyline che escluda la figura materna.

Bates Motel – Stagione 3Tutto quello che fa Norman ha un secondo fine, quello di far scaturire una reazione dalla madre, che dal canto suo non si tira mai indietro e alimenta i comportamenti sbagliati del figlio. Coraggiosa è stata la scelta di dare una sfumatura sessuale al loro rapporto, che fortunatamente non lo ha semplificato: attribuire a Norman solo un complesso di Edipo avrebbe appiattito il personaggio, che invece nasconde turbe psicologiche di ben altro livello. L’immedesimazione, il bipolarismo che sfocia in una personalità multipla, è un disturbo molto più complesso da mettere in scena, ma perfetto per il personaggio, che nel film originale si fonde con la madre in modo irreversibile. Il terzo arco narrativo ha insistito molto su questo tema – come dimenticarsi Freddie Highmore in vestaglia di seta che prepara pancakes in cucina – rendendo più frequenti i blackout di Norman e facendolo interagire con altri personaggi, mostrando al pubblico le reazioni di chi si trova di fronte alle sue crisi, anche violente. Questa stagione sembra voler avvicinarsi allo stato in cui Norman Bates si trova in Psycho, come per suggerirci che la fine non è poi così lontana.

Bates Motel – Stagione 3Bates Motel, però, in quanto comtemporary prequel, ha anche il compito di raccontare una storia originale, credibile e allo stesso tempo coerente con l’universo narrativo nato nel 1959 dalla penna di Robert Bloch. L’ambientazione moderna e le storyline in cui signori della droga fanno di tutto per il potere potrebbero sembrare lontanissime dall’universo di Psycho, ma in realtà non lo sono; la trama è fusa in modo così organico ai personaggi da non farci storcere il naso davanti alla libertà narativa degli autori. La storyline principale è comunque lontana dall’essere perfetta: la scomparsa di Annika in “The Arcanum Club”, seppur utilissima nello sviluppo del rapporto tra Norma e Norman, e tutta la storyline della chiavetta usb, che ci accompagna fino al finale di stagione, non reggerebbero se introdotte in un altro show, perché troppo semplici e prevedibili. È chiaro che la priorità non sia focalizzarsi su questa parte di racconto, ma sarebbe bello trovare la stessa attenzione ed approfondimento che abbiamo quando si parla di Norman anche nelle storyline più corali, le uniche che vedono protagonisti Dylan, Romero, Emma e Caleb.
Nonostante non brilli per originalità, la stagione funziona bene, soprattutto perché tutti gli eventi sono amalgamati alla parte più interessante del racconto, il già citato rapporto Norma/Norman, e sostenuti da una schiera di personaggi secondari che hanno ancora molto da dire.

Bates Motel – Stagione 3La terza stagione di Bates Motel può dirsi molto interessante anche perché, per la prima volta, mette a confronto altri rapporti disfunzionali: quello tra Dylan e Caleb e tra Norma e Romero (e James). Se da un lato abbiamo Norman e Norma, sempre vicini tanto da voler scappare l’uno dall’altra, Dylan e Caleb raccontano l’opposto, un padre che conosce suo figlio dopo anni. La parentela tra Caleb e Norma, che avrebbe dovuto impedire un rapporto sano tra padre e figlio, è un modo per introdurre il tema del perdono, cercato dall’uomo con il suo ritorno: il perdono, in questo caso, è irrazionale e, come dice Emma, lo si dà ai propri genitori perché, a volte, non si può fare altro. Il triangolo amoroso tra Norma, Romero e James mostra un altro lato di Mrs. Bates, che, a differenza del passato, ora sembra provare dei sentimenti per qualcuno all’infuori del figlio. Il tradimento che riceve da entrambi gli uomini, però, la riporta indietro sui suoi passi verso Norman, unica persona di cui vorrebbe fidarsi. Infine, l’ultimo rapporto che ha destato interesse è stato quello tra Dylan ed Emma, in cui la svolta amorosa ha dato un briciolo di speranza che una relazione sana possa ancora essere possibile.

Per questi motivi, con questa terza stagione Bates Motel continua a convincere, anche grazie alle interpretazioni di Vera Farmiga e Freddie Highmore, candidati ai Critic’s Choice Television Awards 2015, nelle categorie Best Actress e Actor in a drama series. Lo show potrebbe essere migliore solo sviluppando con più cura il mondo all’esterno del motel, fino ad ora fagocitato da due ruoli che non hanno potuto non rubare la scena a qualsiasi altra cosa.

Voto: 7,5

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Informazioni su Davide Canti

Noioso provinciale, mi interesso di storytelling sia per la TV che per la pubblicità (in fondo che differenza c'è?!). Criticante per vocazione e criticato per aspirazione, mi avvicino alla serialità a fine anni '90 con i vampiri e qualche anno dopo con delle signore disperate. Cosa voglio fare da grande? L'obiettivo è quello di raccontare storie nuove in modo nuovo. "I critici e i recensori contano davvero un casino sul fatto che alla fine l'inferno non esista." (Chuck Palahniuk)

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