Non è possibile parlare di Raised By Wolves senza raccontare chi è la sua eccentrica creatrice e ispiratrice, Caitlin Moran: questo perché la serie non è stata soltanto scritta da lei e dalla sorella Caroline ma è anche liberamente ispirata alla loro infanzia e modellata sulla loro eccentrica famiglia.
“Non potendo diventare una principessa o una musa ispiratrice, per andare avanti avrei dovuto combinare qualcosa”. La filosofia di vita di Caitlin Moran è tutta riassunta in questa frase: precocissimo talento del giornalismo inglese, cresciuta in una famiglia hippie che viveva grazie ai sussidi statali – e non andava a scuola ma si auto-educava con libri e televisione – oggi è editorialista di punta del Times e scrittrice di grande successo, Tweet Star da più di 500mila follower e icona del nuovo femminismo inglese.
Il suo libro più famoso, “How to be a Woman” – memorie a cui la serie è in parte ispirata –, ha scalato le classifiche inglesi e americane (è stato pubblicato anche in Italia con l’imbarazzante titolo “Ci vogliono le palle per essere una donna”) ed è un trattato semi-serio di femminismo “a sua insaputa” che racconta con acume e grande ironia, attraverso le traumatiche esperienze di Caitlin adolescente, un percorso di vita e self improvement femminile universale e iper-condivisibile. La Moran fa del proprio punto di forza quello di non identificarsi con lo stereotipo della femminista arrabbiata con gli uomini e col mondo, ma semplicemente con le donne che vogliono essere se stesse senza dover adeguarsi a standard preconfezionati. Esattamente come fanno gli uomini: “Siete convinte che le donne debbano essere libere quanto gli uomini, per quanto malvestite o poco intelligenti? Bene: siete delle femministe”.
L’idea che per raggiungere la parità si debba essere completamente libere di comportarsi come meglio si crede è frutto delle peculiarissime esperienze di vita della Moran e di conseguenza pervade il plot di Raised by Wolves; autobiografico quanto basta, lo show è una gradevole immersione nelle stesse tematiche della narrativa di Caitlin Moran su carta stampata: fuori dagli schemi, autentica, sguaiatamente british.
I will enjoy my vagina, and I won’t be the only one!
Raised By Wolves, prodotta da Channel 4 e iniziata con un pilot a dicembre 2013, per poi proseguire due anni dopo con 6 episodi, parla essenzialmente di una famiglia che definire disfunctional è un garbato eufemismo e in cui i figli sono letteralmente “cresciuti dai lupi”. I personaggi principali (le due sorelle maggiori Germaine e Aretha) non sono solo femmine, sono femmine adolescenti – il che significa introversione, mestruazioni, prime cotte, sballi ormonali – alle prese con confronti impietosi con l’immagine di donna che la società ci vende come modello a cui tendere. Germaine è l’alter ego della Moran mentre Aretha lo è della sorella Caroline, due sorelle agli antipodi sia fisicamente che per carattere: la prima è iperattiva, sguaiata, eccessiva, rotondetta e assolutamente senza pudore; la seconda è magra e rossiccia, introversa, caustica e intellettuale. Le prime cotte di Germaine sono invariabilmente derise nei modi peggiori da Caroline, che a sua volta è tacciata di essere lesbica dalla sorella e le due sono costantemente in conflitto per qualunque cosa, con un’attitudine siderale nei confronti della vita, unite solo dal leggero sadismo bonario con cui “educano” i fratelli minori (tra cui spicca la povera, timidissima Yoko).
I really struggled with grief this week but then I made a discovery that changed everything. I’ve discovered masturbation.
Il confronto più immediato che viene in mente è quello con My Mad Fat Diary, altra serie di Channel 4 che parla di adolescenti strani, curiosi e problematici: per la carica di humor che pervade entrambe e soprattutto per il coraggio nell’affrontare storie che escono dagli schemi con la forza della sincerità, ma anche per le meravigliose colonne sonore piene di pezzi anni ’80 e ’90. Raised By Wolves è però anche una family sitcom completamente ribaltata e distorta in cui la famiglia è pazza, sconclusionata e stranamente rassicurante. E in questo quadro è fondamentale l’apporto di due dei comprimari più divertenti ed eccessivi visti sulla tv inglese da parecchio tempo a questa parte: la madre Della (Rebekah Staton, che dovrebbe vincere almeno 10 Emmy) e il nonno, semplicemente noto come Granpy.
Right, let’s do some parenting, then.
Della è una matriarca come se ne sono viste poche, con una certa saggezza anche se poco convenzionale – ad esempio, il segreto della vita che insegna ai figli è MENTIRE SEMPRE – e un istinto di sopravvivenza ipersviluppato che la porta a lavorare costantemente alle scorte post-apocalisse; ha una sigaretta che pende sempre dalle labbra, sei figli senza un padre, una sicurezza in se stessa incrollabile e il portamento fiero e mascolino di Clint Eastwood nel corpo di una piacente e aggraziata quarantenne.
Il nonno, un alcolizzato terrorizzato dalla propria moglie che vive come uno squatter in casa della figlia e ha un debole per le canzoni romantiche e femministe degli anni ’80, è uno splendido esempio di cosa potrebbe essere Frank Gallagher in tarda età, se fosse simpatico e in qualunque modo interessato alla sua famiglia.
The season is called Autumn. In this country, Fall is what happened to your Great Grandma.
Raised By Wolves è infarcita di battute esilaranti sulla famiglia, sulla femminilità, sull’insicurezza e la solitudine di adolescenti e adulti – uno humor nero e spietato che a volte sconfina nella gratuità, ma sempre godibile – ed è composta di episodi brevissimi che scivolano via con gusto.
Eccentrico ed eccessivo, non è sicuramente uno show per tutti: ma se amate Shameless, le sboccate one-liner di Misfits, l’umorismo no-stop e velocissimo di Vicious e soprattutto se siete donne (o semplicemente, siete stati adolescenti), Raised By Wolves vale una chance di recupero estivo.