The Girlfriend Experience – Stagione 2


The Girlfriend Experience – Stagione 2La seconda stagione di The Girlfriend Experience risponde, in modo piuttosto scomposto, al formato antologico tornando non con una ma con due storyline inedite. Il secondo tomo della creatura di Lodge Kerrigan e Amy Seimetz per il canale statunitense Starz si compone sostanzialmente di due narrazioni che non condividono né cast, né backstory, né luoghi, fruibili rispettando la disposizione alternata della messa in onda ma anche indipendentemente come due “lunghi film”.

Con una storia raddoppiata ed una protagonista triplicata (la prima storyline racconta il formarsi e lo sformarsi di una coppia) è evidente il tentativo dello show di scostarsi dalla prima stagione o, perlomeno, di proporne quanto più possibile una variazione sul tema. Detto questo, tuttavia, “Erica & Anna” e “Bria” rappresentano in realtà, concettualmente, il perfetto prosieguo della prima annata. L’evoluzione della Christine/Chelsea di Riley Keough aveva rappresentato una sorta di genealogia della protagonista-tipo dello show, nelle modalità del racconto di formazione che passa da un prima ad un dopo dove l’eroina ha concluso il suo percorso di auto-consapevolezza e rivendicazione di quello che vuole essere o di quello che le piace fare. Questa seconda stagione pare, in questo senso, riprendere là dove la prima si era interrotta, trattando la figura della escort non più sul nascere, nel momento del suo formarsi, ma come una forma di professione fissa e “normalizzata”, nel caso di Anna, o come, nel caso di Bria, il riavvicinamento ad una professione passata che è anche ripresa della propria identità.

The Girlfriend Experience – Stagione 2Quasi come alcuni aspetti del discorso tenuto dalla serie in materia di prostituzione fossero già dati per “acquisiti” nel corso della prima stagione, la seconda trova la libertà di trattare più agevolmente certi temi per dare più spazio ad altri, approfondendoli con inclinazioni o sfumature diverse proprio perché a partire da personaggi nuovi (pur legati, in questo senso a Christine): il tema dell’identità, ad esempio, con cui gli autori avevano già giocherellato a proposito dello sdoppiamento fra identità “autentica” di donna e identità “fittizia” di escort, assume con Sarah/Bria una connotazione ed una simbologia molto più potenti. Il rifiuto della donna di adattarsi all’identità impostale dal programma di protezione testimoni attraverso prima di tutto la ripresa delle attività di prostituzione è anche e soprattutto un tentativo di riaffermarsi nella propria personalità ed autonomia. O, per fare un secondo esempio, la relazione amorosa, su cui più apertamente si concentra la storia che vede protagoniste Erica e Anna, tema piuttosto altalenante nella prima stagione, trova qui lo spazio necessario per essere trattato nelle sue diverse declinazioni: la dinamica di coppia viene fatta muovere al ritmo di altre dinamiche, quelle che si instaurano fra dominatore e dominato, fra autonomo e dipendente, fra forte e debole, fra soddisfazione e insoddisfazione.

Il discorso sulla prostituzione tenuto dalla serie, lungi dall’essere stato esaurito nel corso della prima stagione, viene quindi ripreso e ampliato, tenuto sì al centro della scrittura ma in modo tale da poter diversificarsi ed accompagnare ad altri tipi di interrogativi, siano essi sulla corruzione, sulla relazione con il cliente, con l’altro e con il denaro, o sulla maternità. The Girlfriend Experience ci mostra in modo distaccato, quasi normalizzato, le vite di due escort che si relazionano alla prostituzione come ad un aspetto che fa interamente parte delle loro vite. Per Anna sembra quasi essere un lavoro come altri, un impiego remunerativo che le piace e per cui è portata, talvolta eccitante, talaltra noioso; Erica lo filtra ancora secondo le logiche del potere e lo vede ora come strumento di ricatto, ora come motivo di attrazione, ora come ragione di discredito; Bria oscilla tra una sorta di dipendenza e un mezzo di rivendicazione della propria autonomia. Ciò che la serie riesce, nuovamente, a proporre è una vera e propria problematizzazione dello status, delle logiche e delle dinamiche di quello che, da tempo, non è più corretto definire meramente con perifrasi quali “sesso in cambio di soldi”.

The Girlfriend Experience – Stagione 2La seconda stagione non manca, nel suo complesso, di riprendere i toni e le atmosfere che hanno fatto della prima il gioiellino che era: a fare da sfondo e da contesto ai momenti di piacere e di sofferenza delle nostre protagoniste sono ancora degli ambienti crudi e viscidi, fatti di giochi di potere (sia esso sessuale, economico o politico) dove la donna, o l’Altro in generale, è motivo d’ossessione e/o oggetto da possedere e da dominare. Bria, Erica e Anna si muovono in un mondo patinato e freddo, che la telecamera, quasi chirurgicamente, seziona nelle sua corruzioni, nelle sue ansie, nelle sue crisi nervose e nelle sue più piatte volgarità. Sebbene questa seconda annata abbia cercato di lavorare più decisamente sull’intreccio, infatti, il vero punto di forza dello show rimane la ricostruzione critica di un’antropologia e di una sociologia precise. Da questo punto di vista lo show somiglia molto ad un altro riuscitissimo tentativo di ritrarre e discutere la prostituzione, stavolta nel periodo storico in cui si declina in pornografia, che è la creatura  più recente di David Simon e George Pelecanos , The Deuce.
Tutto ciò viene ripreso e mostrato attraverso un’estetizzazione molto forte che assume senza riserve i canoni economici, sociali e visivi del cinema indipendente restituendo un’immagine patinata, asettica, estremamente distaccata. Questo tipo di neutralità dell’occhio della telecamera contribuisce ad accrescere la sensazione di contrasto che urta lo spettatore, lo provoca, lo spinge a cercare una posizione, se non critica, perlomeno emotiva all’interno delle vicende.

The Girlfriend Experience contiene moltitudini. Si tratta di una serie quasi bipolare che mette (e riesce a tenere) insieme situazioni, registri e ambienti in totale contrasto fra loro e a farli funzionare in modo altamente compatto e fluido. Dopo una prima riuscitissima stagione, la seconda si riconferma, in forza di tutte le sue contraddizioni essenziali, in grado di proporre un discorso su un tema assolutamente non facile come quello della prostituzione in modo efficace e non convenzionale.

Voto: 8

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Informazioni su Irene De Togni

Nata a Verona, ha studiato Filosofia a Padova e Teoria letteraria a Parigi. Non simpatizza per le persone che si prendono troppo sul serio ma le piacerebbe che le serie TV venissero prese un po’ più sul serio (e ora che ha usato due volte l’espressione “prendersi sul serio” non è più sicura di quello che significhi).

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