Homeland – 1×02 Grace


Homeland - 1x02 GraceContinua l’indagine dell’agente operativo della CIA Carrie Mathison (Claire Danes) sul conto dell’ambiguo sergente Nicholas Brody (Damian Lewis), ritenuto, probabilmente a ragione, un collaborazionista dei terroristi. Per quanto la serie si mantenga su alti livelli, questo secondo episodio risulta inferiore al pilot.

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Carrie è riuscita ad ottenere quattro settimane per indagare su Brody, anche se ufficialmente nessuno dei suoi capi è a conoscenza dell’operazione.

Come nel pilot, l’uomo a lei più vicino, Saul Berenson (Mandy Patinkin) ancora non è convinto che Claire stia facendo la cosa giusta. I dubbi di Saul sono causati dal fatto che, a suo parere, il sergente Brody si stia comportando esattamente come un qualsiasi militare scampato alla morte di Iraq e vittima di stress post-traumatico, mentre se fosse davvero implicato in qualcosa di losco farebbe l’opposto, approfitterebbe della stampa e dei media (che nel frattempo, come di rito, si sono piazzati davanti a casa sua) per farsi pubblicità, per amplificare la sua immagine di eroe. Dal canto suo, come vediamo, Brody si trova in evidente stato confusionale, oppresso dai continui flashback riguardanti la sua prigionia: passa l’intera giornata rannicchiato in un angolo della sua camera da letto, esattamente come se fosse ancora sotto cattura.

Noi sappiamo, però, grazie ai flashback del pilot, che Brody ha raccontato delle menzogne, specialmente riguardo la sua conoscenza del terrorista Abu Nazir, l’ossessione di Carrie, l’uomo che la bella agente della CIA insegue da anni.

Incontriamo quindi un altro personaggio femminile molto tormentato, Lynne Reed, un’agente sotto copertura che lavora per il principe Farin Bin Abbud, sospettato (probabilmente ancora a ragione) di complicità con Abu Nazir. Un personaggio molto interessante, perché, come spesso accade, apparentemente ci appare per una cosa che non è: ad un primo sguardo una donna sicura di sé, votata semplicemente alla causa del denaro, poi la scopriremo molto fragile e dubbiosa. Per i pochi momenti in cui abbiamo la possibilità di conoscerla, capiamo che non è affatto contenta del suo lavoro e che, sotto un certo punto di vista, accusa Carrie di averla “illusa”, di averla convinta che quello che avrebbe fatto sarebbe stato eroico. Lynn non vede niente di eroico in quello che fa, ha solo tanta paura. E’ questo personaggio, probabilmente, la novità più fresca dell’episodio, che si muove sulla falsariga del precedente, ma tirando un poco il freno a mano.

Rimane ovviamente l’acuto approfondimento della psicologia dei personaggi (in particolare, conosciamo un membro della famiglia di Carrie, e abbiamo qualche accenno ulteriore sui suoi problemi psicologici, che paiano essere stati ereditati dal padre), così come la nostra curiosità si vota esplicitamente alla figura del sergente Brody, che in questo episodio assume atteggiamenti contradditori e misteriosi.

Dopo aver aggredito un giornalista, Nick si reca in un supermercato. Tornerà a casa con del materiale che non vedremo mai fino alla fine dell’episodio, dato che lo nasconderà in garage, unico luogo in cui le telecamere di Carrie (che ormai vive davanti allo schermo del computer, come una sorta di Grande Fratello al femminile) non possono vedere.

L’episodio si conclude con le stesse modalità con cui si è concluso il pilot, ovvero con un grande colpo di scena: scopriamo Brody intento a compiere un rito mussulmano, indicandoci la sua conversione (ma non ancora il suo coinvolgimento in possibili atti terroristici) per poi uscire, bello agghindato, ad accogliere i giornalisti, con piacere immenso di Carrie che vede improvvisamente realizzate le parole di Saul.

La tensione dell’episodio, quella che tiene lo spettatore attaccato alla poltrona, lo si deve in gran parte ancora una volta alla bravura degli attori, in particolare alla Danes e a Lewis, mentre i personaggi secondari (Jessica e Mike in primis), che nel primo episodio avevano anch’essi una certa importanza, qui appaiono poco e non ci dicono quasi niente.

In definitiva, un secondo episodio non così affascinante come il suo predecessore, ma è anche vero che non si può pretendere che una serie tenga altissimi i suoi standard ad ogni puntata. Ovviamente, io credo, si tratta di una tattica per non svelare tutto subito e mantenere accesa la curiosità dello spettatore, che non è avvinto tanto dalla trama in sé, quanto dai personaggi, decisamente ben caratterizzati ed interpretati. Un punto di forza a cui sembra che le serie contemporanee abbiano un po’ rinunciato. Come sempre, non è tanto importante cosa racconti, quanto come lo racconti.

Attendo, quindi, con ansia anche il terzo episodio!

Voto: 7.5

 

 

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Informazioni su alessala

Scrivo, leggo, faccio film e video. Suono quando capita, ma solo per me stesso e per la gioia del muro. Scrivo recensioni. Scrivo i cavoli miei in un blog. Ogni tanto lavoricchio. Sogno in grande ma resto piccolo.

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