Smash – 1×11/12 The Movie Star & Publicity 1

Ce l’hanno fatta sudare dieci lunghi episodi, ma alla fine la mina vagante che in soli 40 minuti ha praticamente destabilizzato tutta la storia (e anche la serie stessa) è arrivata. Uma Thurman, unico motivo per cui molti hanno continuato a vedere Smash, fa ufficialmente il suo ingresso nel cast e, diciamolo subito, non ce n’è già più per nessuno.

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The Movie Star

Saranno le inquadrature spesso dal basso verso l’alto che la fanno letteralmente giganteggiare su tutto, ma in ogni caso l’arrivo di Uma Thurman (alias Rebecca Duvall) nel cast di Smash ha praticamente attirato tutta l’attenzione, ridimensionando qualsiasi altro personaggio sullo schermo. E se questo da una parte è un bene perché dà nuova freschezza, ritmo e spunti narrativi allo show (e Dio solo sa quanto ne avesse bisogno), dall’altra è anche vero che tutto, tranne lei, finisce per passare po’ in secondo piano.

Lode però agli autori per averne finalmente beccata una: il climax costruito negli episodi precedenti e le alte aspettative che avevano creato sull’arrivo della “movie star“, non solo sono rispettati, ma anche rovesciati in un esito positivamente sorprendente: la stella del cinema venuta a rubare la scena a tutti è in realtà una totale incapace, che probabilmente soffierà il ruolo di protagonista solo perché famosa, e questo non fa che aggiungere brio alla competizione per il ruolo di Marilyn Monroe nel musical Bombshell. Il modo con cui Rebecca intona “Let Me Be Your Star” al suo primo giorno di prove, gli sguardi attoniti degli altri mentre la osservano stonare, il modo poco convinto di Julia di ripetere in continuazione “Great!” quasi per autoconvincersi, rimarranno tra i momenti migliori di questa stagione.

Alla Thurman, in un episodio che gira quasi totalmente su di lei, va fatto un plauso per aver dato al suo personaggio subito un’impronta specifica, arricchendolo di una timidezza e di un’insicurezza che emergono nonostante siano ben celate dall’egocentrismo e dall’arroganza superciale di Rebecca. L’ironia con cui l’attrice ha accettato il ruolo dà brillantezza e nuova luce allo show, e se da una parte non salverà probabilmente il musical dai suoi guai (anzi, il peggio forse deve ancora venire), dall’altra ha sicuramente per ora salvato la serie. Peccato solo che la gravidanza dell’attrice abbia purtroppo messo dei paletti dal punto di vista estetico, evidenti soprattutto nel numero musicale finale di Dig Deep (uno dei brani migliori, tra l’altro, dell’intera stagione), dove gli autori sono bravi a nascondere il problema facendo indossare alla Thurman abito nero e giacca larga e circondandola con una coreografia dinamica che non la costringe a fare troppi movimenti.

Certo, è anche purtroppo vero che l’arrivo di un elemento così destabilizzante non fa che rendere ancora più evidenti i principali difetti delle piatte storylines che affiancano quella del lavoro sul musical. Se le storie sentimentali di Tom e di Eileen appaiono al momento le più promettenti (nulla di eccezionale, ma paragonato al resto sono perlomeno decenti), non convincono i battibecchi del duo Karen/Dev, sempre più ormai regrediti ad adolescenti troppo presi da se stessi e dalle loro piccole gelosie e invidie, così come la storia della separazione di Julia, sempre più iper-farcita di stereotipi (davvero dobbiamo occupare un’intera puntata con le insufficienze del figlio a scuola causate dal momento difficile della famiglia? Poi dici perché Uma Thurman ruba la scena a tutti…). Sono quindi purtroppo difetti che il nuovo ingresso nel cast allo stesso tempo nasconde ed evidenzia.

C’è solo però da sperare che avendo portato in appena 40 minuti uno scompiglio non da poco nella storia, l’arrivo di Rebecca Duvall si integri meglio nelle prossime puntate con le altre dinamiche del cast e porti più verve anche in esse. Un buon effetto lo ha già avuto nella trama della competizione tra Ivy e Karen, improvvisamente diventate amiche ora che entrambe hanno un nemico comune.

Voto: 6 ½

Publicity

A tenere banco in questo episodio, neanche a dirlo, è ancora una volta Rebecca Duvall/Uma Thurman, che vuoi il personaggio, vuoi l’attrice, buca lo schermo in una maniera che tutti gli altri attori del cast si sognano.

Accanto alla Thurman che svetta, prosegue infatti la fiera delle banalità, tra Leo che scappa di casa aggiungendo un nuovo cliché al già folto elenco delle “cose che tipicamente accadono quando due genitori si separano” e gli sfiancanti musi lunghi della coppia Karen/Dev. Ormai è appurato, al di fuori del musical, Smash proprio non riesce ad ingranare. Anche perché, vada la coralità, ma ogni serie comunque ha un suo protagonista. E chi dovrebbe essere il protagonista di Smash? Probabilmente Karen, peccato che sia un personaggio tra i più passivi che siano mai apparsi sullo schermo: dodici episodi e mai che abbia preso una decisione sua, soggiogata da tutti (la finta amicizia di Rebecca), fregata da chiunque in maniera quasi imbarazzante (Ivy e l’sms), plasmata dagli altri come loro vogliono (ancora ci ricordiamo l’agghiacciante “Marilyn truzza” proposta da Derek), in grado solo di sbattere gli occhioni e stupirsi del mondo che la circonda, in attesa che l’occasione le si presenti davanti (anche a cantare alla festività ebraica ce l’avevano mandata i suoi colleghi). Che gli autori si vadano a studiare un buon manuale di sceneggiatura, perché questa non è una protagonista, e ciò spiega molti dei problemi di piattezza e di mancanza di verve che la serie ha.

Ben vengano dunque personaggi arrivisti come Ellis, serpi come Ivy (sarà antipatica, ma almeno si dà da fare), donne capricciose come Rebecca, pronti a tutto per arrivare a ciò che vogliono, anche a giocare sporco. Ecco, questo manca alla serie: gente che si sporca le mani, non come Julia, che dopo aver commesso l’“atroce” peccato di adulterio, sono tre/quattro puntate che non fa altro che scusarsi e dire in lacrime che è tutta colpa sua.

Dal punto di vista musicale, anche Publicity evidenza pregi e difetti della serie. Il problema delle cover, oltre al fatto (fondamentale) di venir messe un po’ a casaccio lì dove capita, ha anche a che fare con la regia: sembrano tutte dei videoclip di qualche musical per teenager. Prendete per esempio quella di questo episodio, “Run” degli Snow Patrol (neanche una delle peggiori a dire il vero): Karen finisce di cantare e tutto il locale, che prima ascoltava in religioso silenzio, si alza in piedi in standing ovation neanche si fosse esibita Whitney Houston. Ecco, a questa inverosimile messa in scena patinata mancava solo Zac Efron o Hannah Montana per finire di creare l’atmosfera da teen-movie, che va bene per High School Musical ma non per una serie tv che vuole differenziarsi da Glee proprio per la sua supposta maturità.

Anche la scena “Bollywood-style”, nonostante dotata di un certo brio e di qualche idea divertente (a cominciare dal mettere insieme l’intero cast), è completamente priva di senso logico, buttata lì forse per fare un omaggio o chissà per quale altro motivo, ma narrativamente priva di nesso con ciò che stava accadendo. Certo, poi vedi il finale, la voce di Megan Hilty (che è una gran bella voce), un semplice palchetto di legno, la sala prove sguarnita, gli altri che ascoltano, la regia senza orpelli, e una canzone, Second-hand White Baby Grand, tra le più belle scritte per la serie (superiore anche a Let’s be bad) e allora ti chiedi: perché? Perché Smash non può essere solo questo?

Giunti al dodicesimo episodio, continua dunque a dominare questo sentimento ambivalente e ci si muove ancora tra un “No, questo è troppo, mollo qui” e un “Ok, dopo questo, un’altra possibilità gliela do”. E se l’abbandono di Theresa Rebeck come showrunner ci fa propendere per la seconda opzione, l’annunciato arrivo di Josh Safran direttamente da Gossip Girl sposta pericolosamente l’ago della bilancia verso la prima.

Voto: 6 ½